sabato 21 novembre 2009

TEMPO, TEMPO, TEMPO...

Time, time, time, see what's become of me
while I looked around for my possibilities
I was so hard to please
but look around, leaves are brown now
and the sky is a hazy shade of winter.

(Paul Simon, A hazy shade of winter)


Quando rileggo La Storia del West non posso fare a meno di chiedermi come facessero gli autori a documentarsi. All'epoca (gli anni a cavallo tra i decenni degli anni sessanta e dei settanta) non c'era internet. Certi libri li trovavi solo in librerie ben fornite e nelle biblioteche, a meno di non avere un colpo di fortuna rovistando nelle bancarelle dei mercatini. Se scrivere materialmente un fumetto richiedeva il suo tempo, la ricerca della documentazione ne richiedeva molto di più.

Un luogo comune dice che oggi tutto è "a portata di click", ma il risparmio di tempo è molto relativo. E sarà anche vero che "su internet si trova tutto". Il problema è che devi cercarlo. Scrivendo Caravan, non mi sono reso conto di quanto tempo richiedessero certe ricerche fino a quando non ho scritto il numero 6.

A volte, certo, la memoria ti soccorre: per esempio, ricordavo perfettamente che Daryl Hall e John Oates, oggi pressoché dimenticati in Italia, all'epoca erano in cima alla top ten negli USA (forse qualcuno ricorda Man Eater, riproposta pochi anni fa da Nelly Furtado: "oh oh here she comes, watch out boy, she'll chew you up"...). Perfettamente normale, quindi, che una Stephanie ventenne ne andasse matta.


E poi è stato semplice verificare che La zona morta di Stephen King (che Bertrand legge in francese, con il titolo L'accident) è del 1979. Quindi è verosimile una ristampa posteriore all'uscita del film di Cronenberg, che è del 1983. Mi spiace un po' che nessuno abbia notato che Bertrand sceglie accuratamente le sue letture. Anche il protagonista della Zona Morta, infatti, deve uccidere un politico.

La sveglia di Lupo Alberto è un anacronismo del tutto volontario. Nel 1985 Lupo Alberto aveva già la sua pubblicazione (nel formato "orizzontale" che conosciamo), ma il merchandising fiorì intorno al 1988, qualche anno più tardi della nostra storia.

Fin qui tutto bene. Il resto, invece, è stato un po' complicato. Perché, per quanto affidabile sia Google e ti porti dappertutto ("anche dove non volevi", cantano Elio e le Storie Tese), nemmeno Google è in grado di dirti in un istante quanto costava un caffè nel 1985 (400 lire); oppure se nel 1985 si utilizzavano già le schede telefoniche (risposta: le prime schede telefoniche furono realizzate nel 1976, e cominciarono a diffondersi a metà degli anni ottanta). E non solo: dato che il disegnatore deve disegnare, bisogna vedere com'erano fatti all'epoca i telefoni pubblici (ricordandoci che la SIP era SIP, e non ancora Telecom).


Scoprire o ri-scoprire tutto ciò, visionando decine di siti (spesso per scoprire che l'autore dell'articolo ne sapeva meno di me), ha richiesto il suo tempo. Così come studiare sulla cartina e poi fotografare le strade attraversate da Massimo nella sua corsa disperata. I fiorentini avranno probabilmente riconosciuto il famoso caffè Paszkowski in piazza della Repubblica. Pochi, magari, avranno riconosciuto il tabernacolo con la Madonna con Bambino, che fa parte della ex chiesa di San Pancrazio in via della Spada. Quanto a Via Sant'Onofrio, naturalmente esiste davvero, anche se non c'è nessun negozio di elettrodomestici.


Se America, America mi ha portato via un bel po' di tempo per la documentazione, il numero 7, che leggerete il mese prossimo, è stato altrettanto impegnativo.

Confesso di non sapere molto delle tribù indiane, se non quello che ho visto nei film western. Ecco perché decidere a quale tribù doveva appartenere il vecchio indiano protagonista di Al centro del nulla è stato già problematico. Non ricordo più come e perché alla fine ho optato per un Cherokee. Il passo seguente è stato dargli un nome (ne ho cambiati almeno tre, cercandone uno che non suonasse buffo all'orecchio italiano), e poi "battezzare" tutta la sua famiglia.

Ma almeno un elenco di nomi si scorre in fretta. Scegliere la leggenda che il vecchio Adahy doveva raccontare è stato un lavoro più lungo, anche se sono particolarmente soddisfatto del risultato: la favola della nascita dell'autunno per me è bellissima (spero che sarete d'accordo con me quando la leggerete), e mi ha fornito anche lo spunto per il drammatico finale della storia.

Perfino scegliere una semplice battuta ha richiesto il suo tempo. Confesso che fino ad allora non mi ero mai posto il problema di cosa facesse ridere i nativi americani. Ma il problema, ovviamente, non era tanto trovare una battuta divertente per loro: era trovare una battuta che facesse perlomeno sorridere anche il lettore italiano (e che fosse appunto una battuta, non una barzelletta che avrebbe riempito diverse vignette).

Search dopo search, link dopo link, pagina dopo pagina, il tempo è scivolato via inesorabile, facendomi accumulare un ritardo mostruoso sul numero 8. Che aveva un plot molto semplice e, nelle mie intenzioni, doveva essere un lavoro veloce... fino a quando non mi è venuta l'idea di inserire nella trama il racconto di due fatti storici. Di cui, ovviamente, riparleremo a tempo debito. Già.

Tempo, tempo, tempo...

6 commenti:

Carlo ha detto...

Mi è piaciuta molto nel numero 1 la citazione di Dellamorte Dellamore. Donati jr. per essere un ragazzo "di oggi" è un buon gustaio in fatto di horror di nicchia (Cemetery Man in America è di nicchia vero?).
I gadget di Lupo Alberto piacciono molto anche a Nathan! Se non sbaglio nel primo gigante portava in regalo ad Ann il pupazzo di Mosè!

Anonimo ha detto...

Due fatti storici? Vuoi farci morire di curiosità?

A proposito del numero 6, l'altra sera sono andato in pizzeria con un amico convertito (da me) a Carvan, e relative consorti. Alla fine siamo partiiti dal tuo fumetto, abbiamo finito per parlare di politica per due ore filate! E meno male che per tante persone "sono solo giornalini"! :)

Antonio

Michele Medda ha detto...

Carlo, non ho gli albi sottomano per controllare, ma credo che la scena dell'albo Gigante che citi sia in continuity, diciamo così, con una scena della storia "L'abisso delle memorie". In quell'albo Nathan porta un pupazzo ad Ann, e mi pare proprio che sia il pupazzo di Lupo Alberto.

Antonio: la conversione degli infedeli al culto di Caravan è opera buona e meritoria, ma spero che poi non vi siate guastati la digestione!

Anonimo ha detto...

Purtroppo, devo confessarti che fino a questo momento, ho convertito una sola persona al sacro culto di Caravan.
In ogni caso, la digestione è andata bene. Alla fine, dopo un confronto politico degno di una campagna elettorale, abbiamo affogato le rispettive posizioni in un gelato al caffè. :)

Antonio

Michele Medda ha detto...

Beh, se ogni lettore convertisse una sola persona al culto di Caravan, quindi diciamo un convertito a testa, stapperemmo lo champagne... intanto, felice di sapere che la cena si è conclusa con un lieto fine!

Anonimo ha detto...

Io ho 37 anni quindi ricordo bene cose come l'uso della scheda telefonica diffuso a metà degli anni '80, da te ben ricostruiti.
Mi ha lasciato perplesso solo una cosa, quanto a ricostruzione ambientale: forse è un effetto di prospettiva ma il televisore in cui Donati bambino guarda i film western mi è sembrato troppo grande come schermo per gli standard dell'epoca della sua infanzia.
Ottimo lavoro comunque.