giovedì 5 novembre 2009

OPERE DI UN CERTO PESO

Rilancio un interrogativo interessante dal blog di Claudio Nader.

Aggiungo qualche considerazione: “nella lunga prefazione di Zanardi (edito da Baldini & Castoldi, ndr) due pagine piene - ben 44 righe – vanno via solo per spiegare con quali criteri sono state editate le storie presenti nel volume. All'interno, 24 pagine presentano schizzi inediti, brani di interviste, commenti, note. E poi ci sono le storie, ovviamente. In bianco e nero e a colori. Formato del volume: 23 x 33 cm. Per darvi un'idea, circa un centimetro più largo e tre centimetri più alto dei volumi di Asterix, che proprio piccoli non sono. E la carta è ottima, sia chiaro. Qui si fa dell’arte, mica cavoli. Ma attenzione: le pagine sono 176. Il che significa che il volume pesa un chilo tondo tondo. (Un solido cartonato di Asterix non arriva a mezzo chilo, per intenderci). Se, come me, siete di quelli che leggono la notte prima di addormentarsi non avete speranze di maneggiare questo malloppo standovene comodamente sdraiati. (Non parliamo poi dei poveri mentecatti che leggono in metropolitana... non sanno che l'arte esige sacrifici?)”

Scrivevo queste righe sei anni fa, per un editoriale nel mio sito. Qualche giorno fa, a Lucca, ho comprato l’edizione italiana di due storie famose che avevo solo in edizione originale, The Killing Joke di Moore & Bolland, e Batman: Year One di Miller & Mazzucchelli. Entrambe le storie erano state pubblicate in formato comic book. Le attuali edizioni hanno una misura più grande dei classici cartonati francesi. Perché?

Probabilmente, per diverse ragioni. La prima la trovo fastidiosa, la seconda un po’ inquietante. La prima ragione è l’aggressiva politica editoriale della Planeta De Agostini, che si propone di seppellire materialmente la concorrenza della Panini–Marvel occupando tutto lo spazio disponibile sugli scaffali. Insomma, una gara a chi ce l’ha più grosso (il volume). E dato che una major dell’editoria può sobbarcarsi grosse spese di stampa mantenendo i volumi a prezzi popolari, in questa gara le piccole case editrici fatalmente soccombono e spariscono dagli scaffali.

La seconda ragione, quella dietro la elefantiaca edizione di Zanardi (che però è niente rispetto a quella, monumentale, della Ballata del mare salato o all’edizione de–luxe di Watchmen) è che si tende a concepire il libro come oggetto di lusso. Ma perché un libro dev’essere un oggetto di lusso, tenuto conto che questi volumi non sono proprio best–seller, e i prezzi sono alti?

Mi si obietterà che non c’è niente di male a offrire di più a chi è disposto a spendere di più. E dopotutto le storie di Zanardi e quelle di Corto Maltese sono perennemente in ristampa anche a prezzi abbordabili. E in effetti no, non c’è niente di male a offrire a un prezzo maggiore una carta migliore e una grafica più elegante.

Tuttavia credo che ci sia un limite anche all’edizione di lusso. Passato quel limite – quello della semplice “usabilità” del volume, che in quelle dimensioni richiede un leggìo – si esce dal campo dell’editoria e si entra in quello del feticismo: il libro come oggetto da adorare e/o esibire.

In un momento in cui c’è più che mai necessità di diffondere cultura, sembra che si sia tornati indietro agli anni sessanta, quando i nouveaux riches del boom economico sceglievano i libri dal colore della copertina, per intonarli alle pareti del salotto.

Mi sembra una regressione inquietante.

22 commenti:

Luigi Spagnolo ha detto...

Questa cosa delle opere monumentali l'ho notata giusto ieri quando mi sono accorto che l'ultimo "Passeggeri del vento" non ci stava sullo scaffale accanto agli altri...

Il feticismo temo sia diretta conseguenza del fatto che, con la crisi del fumetto popolare, questo medium si ritaglia più un ruolo di nicchia, per appassionati e collezionisti. E la teoria "mediamorfosi" di Fidler.

E' vero che le opere di Pratt o Pazienza sono disponibili in ristampa per tutte le tasche, però gli autori nuovi?

Werner Maresta ha detto...

Ritorneremo forse ai codici miniati medievali, enormi e preziosissimi volumi, accessibili soltanto a quell'elite ristrettissima in grado di leggerli e comprenderli?

Scherzi a parte, il mio sogno nel cassetto è quello di disegnare una graphic novel di 900 pagine.
Ovviamente autobiografica e con 2/3 vignette per pagina!

Claudio Fattori ha detto...

"... sembra che si sia tornati indietro agli anni sessanta, quando i nouveaux riches del boom economico sceglievano i libri dal colore della copertina, per intonarli alle pareti del salotto."

Ecco, appunto, adesso ci si fanno direttamente le pareti con i libri e non solo quelle, mi sa, che a guardar bene ci esce anche il mobilio. Magari non tutto, ma almeno un divano, che so, un letto, lo si rimedia di sicuro.

A me da l'impressione, questa moda "gigantesca", di qualcosa di ancor più drammatico, oserei dire funereo per il fumetto nostrano: mi porta alla mente quei bei tomi che si vedono ne IL NOME DELLA ROSA, roba da Musei Vaticani, insomma, predestinati a qualche nicchia, a qualche oscuro culto settario. Qualcosa destinato a diventare oggetto - o comunque fonte d'ispirazione -, in futuro, di potenti best seller tipo IL CODICE DA VINCI.

A ben vedere IL CODICE MOOR non suona affatto male, no?

Filippo ha detto...

Mi sembra che la domanda contenga la risposta: "Mi si obietterà che non c’è niente di male a offrire di più a chi è disposto a spendere di più. E dopotutto le storie di Zanardi e quelle di Corto Maltese sono perennemente in ristampa anche a prezzi abbordabili. E in effetti no, non c’è niente di male a offrire a un prezzo maggiore una carta migliore e una grafica più elegante."

Michele Medda ha detto...

Sono drastico, Filippo: odio qualsiasi processo di "aristocraticizzazione" dei libri. Fare del libro un oggetto imponente, di quelli che guardi con timore reverenziale, di quelli che quasi non tocchi per paura che si sciupino, significa allontanare la cultura dalla gente.

In un Paese come l'Italia, in cui oltretutto si legge poco, questo è poco meno che criminale.

MaxBrody ha detto...

Concordo e straconcordo, Michele! Io ho trovato la versione de-luxe di Watchmen usata e a metà prezzo, e l'ho acquistata, giubilo e convinto di aver fregato la Planeta. L'avessi mai fatto: innanzitutto mi sono dovuto accollare il librone non solo in metropolitana, ma anche in treno e per svariati tratti a piedi; tenete presente che io sono come Martin Mystère, e acquisto libri come fossi al supermercato, quindi non avevo con me solo il "Watchmenone", ma anche altri libri, più cose universitarie. E fin qui vabbè, è colpa mia. Ma per leggerlo (e io l'ho letto tutto, anche le parti in prosa)? Sdraiato sul letto? No, mi sfonda il torace; seduto, allora? Povere ginocchia! E poi come lo tengo? Per gli angoli? Mi cade! Per la costa? S'atrofizza la mano! Alla fine, per evitare di leggerlo in piedi tenendo sollevato il librone con una gru, ho dovuto fare proprio come si fa coi manoscritti antichi: tenendolo disteso supino, sfogliando le pagine, distaccato. Per uno come me che ama tenere le cose a portata di mano, si è perso anche un poco il divertimento (poi, certo, si parla di Watchmen, che è Capolavoro in ogni salsa).
Aldilà dell'aneddoto, trovo anch'io che la tendenza alle edizioni superlusso/supercartonate/superlucide/superingombranti stia prendendo piede un po' troppo. Credo che la confezione proposta da "I Maestri del fumetto" - la collana della Magic Press che esce con Panorama - sia una buona confezione. Non dico che sia perfetta, ma oltre un certo punto, si scade quasi nel kitsch. E non è del tutto vero che si ristampa lussuosamente solo prodotti disponibili ANCHE in economica. Le edizioni economiche di Watchmen sono esaurite da un po', ad esempio (solo recentemente è uscito in edicola, diviso in tre parti, per un totale di circa 30 euro).

Filippo ha detto...

Io non capisco. I libri "de-luxe" esistono anche in versione economica. Nessuno obbliga la gente a comperare l'edizione più costosa. Ci sarà chi acquisterà l'una chi l'altra, qual'è il problema?

Non capisco nemmeno il concetto di allontanamento della cultura dalla gente. Se il libro è grande la cultura si allontana, se il libro è piccolo la cultura si avvicina? (Ho banalizzato, lo so). Insomma, non tutti davanti a un librone provano "timore reverenziale". Se un libro non piace, non piace, mastodontico o minuscolo che sia. Inoltre, ripeto, esiste sempre la versione economica. Sai quante volte ho sentito la frase: "Aspetto che esca in economica". Chi normalmente legge continuerà a farlo e chi non legge pure (con le dovute eccezioni).

Per quanto il processo di "aristocraticizzazione" dei libri sia odioso (CONCORDO) fa parte del mercato. Possiamo essere infastiditi e inca... quanto vogliamo ma non possiamo farci niente.

Michele Medda ha detto...

Filippo, Maxbrody nel commento qua sopra dice che non tutto è disponibile anche in edizione economica. Il che è verosimile: se io, editore, pubblico un'edizione di lusso, ho tutto l'interesse a far sparire l'edizione economica (almeno finché non ho venduto un po' di copie di quella de-luxe).

Per fare un esempio banale: sapevo che Mystic River di Lehane era uscito in edizione economica, e quando l'ho cercato dopo l'uscita del film... oops! Era disponibile solo l'edizione "hardback", prontamente rimessa in giro con la fascetta: "Da questo romanzo il film di Clint Eastwood".

Il lettore occasionale è intimorito sia dal prezzo che dalle dimensioni dei volumi. La creazione degli Oscar Mondadori da parte di Arnoldo Mondadori è nata proprio per questo: formato agile, prezzi contenuti e distribuzione in edicola. Nel 1965 Mondadori fu il primo a portare i libri - anche i classici - in edicola. Fu non solo una geniale intuizione di marketing, ma anche una grande operazione di diffusione della cultura.

Luigi Spagnolo ha detto...

Per quanto riguarda i fumetti, specie quelli di provenienza francese, la versione economica non esiste...

Michele Medda ha detto...

Luigi, per i fumetti francesi non si può parlare di edizioni di lusso contrapposte a edizioni economiche; il cartonato è il loro formato standard (salvo poche eccezioni), e gli editori italiani, giustamente, lo mantengono.

In Italia abbiamo avuto edizioni economiche di Asterix (negli Oscar Mondadori), ed erano bruttarelle: oltre che in bianco e nero, le strisce erano stampate nel senso dell'altezza, e dovevi sfogliare i volumi "in verticale" come i calendari. In quel caso, il vantaggio del minor costo non valeva lo svantaggio della scomodità.

Filippo ha detto...

Assolutamente d'accordo, anche per gli albi francesi. Solo alcune precisazioni: i libri non si acquistano solo in libreria, c'è internet, c'è chi rivende libri usati, ci sono le biblioteche (per chi è solo curioso di leggere senza conservare); magari l'edizione economica eliminata a favore di quella di lusso si può recuperare. Ovviamente il successo non è assicurato.
L'edizione "agile" di Watchmen c'era (come ha fatto notare MaxBrody), come quella di V for Vendetta, per esempio. In entrambi i casi dopo l'uscita in sala dei film è stata pubblicata la versione biBBBBlica (rigorosamente con quattro 'B') e tutti i "lettori occasionali" di fumetti di corsa a comperare. In effetti funziona così, hai detto bene Michele, ma il lettore occasionale è "giustificato" è quello abituale che mi fa pensare... Soprattutto quando aspetta (non si sa cosa) per l'acquisto di un libro che vorrebbe leggere e poi si lamenta se trova solo la versione extra-large.

zagor70 ha detto...

Non c'è niente di male nel pubblicare un'edizione più grande e curata. Chi la vorrà comprare la comprerà, chi non la vorrà comprare non la comprerà. E' bello in una libreria avere accanto ai volumi "tradizionali" un volume in formato extra e più curato. Non penso che questo possa in alcun modo essere d'elite.

Michele Medda ha detto...

Zagor 70, distinguiamo i fatti dalle opinioni. Che per te realizzare un'edizione praticamente intrasportabile della "Ballata" di Pratt a 49 euro sia bello, va benissimo. E' un'opinione. Ma che un prezzo del genere delimiti un'élite (quelli che possono spendere una cifra del genere per un libro) è un fatto.

Marco ha detto...

Comunque,le grandi ri-edizioni, a volte, possono anche essere produttive. Ricordo una vecchia ristampa di "Adah" (Ken Parker- Berardi - Milazzo) in un volume cartonato a colori simil-francese. Era un pò come rivedere la storia in "cinemascope", dopo esserla gustata in tv. Come quella, negli anni - bazzicando bancarelle e librerie d'occasione - ho "scoperto" tanti fumetti "antichi": Flash Gordon, Little Nemo, Rip Kirby, Jeff Hawke... Se questi fumetti non fossero stati riedidati, difficilmente avrei potuto leggerli.
Il che non toglie che per le nuove opere utilizzerei la carta riciclata.

Michele Medda ha detto...

Marco, io credo che il giusto limite sia trovare il formato adatto a una pubblicazione. Una volta che il formato è giusto, che la carta è buona, che la stampa valorizza il disegno anziché penalizzarlo, allora c'è quanto basta.

Nel caso di "Adah", il formato "francese" valorizzava una bellissima storia un po' sacrificata nel bianco e nero bonelliano.

Ma andare oltre, come a volte succede - con dimensioni da monolito di "2001", copertina di kevlar per resistere alle pallottole, cofanetto in legno massello trattato con anti-tarlo e impermeabilizzante... - beh, questo è puro feticismo.

Plumeo ha detto...

Carissimo Michele, la tua riflessione è vera nel profondo ma a mio modesto parere poco efficace sulla superficie. Credo che il lettore occasionale medio non sia quello che più facilmente si spaventa davanti al prezzo o al formato. Credo che chi va a comprare Mystic River perchè ne è stato fatto il film lo farà anche a prezzo maggiorato, perché è il momento di averlo, mentre il lettore assiduo è disposto ad aspettare l'edizione economica. Tutti i miei amici appassionati lettori leggono sempre o quasi libri "stagionati" e meno nuovissime uscite. Io sarei più propenso a pensare che le edizioni extra lusso creino l'elite se ad esse fosse associata una qualche miglioria della storia. Per fare un esempio cinematografico a creare un'elite per "Il Signore degli anelli" è stato il dvd in versione estesa in vendita SOLO CON DUE DVD DI EXTRA!!! per cui chi, come me, avrebbe voluto la sola versione estesa non ha potuto/voluto comprarlo per non sborsare 40 euro per un film, differenziando gli spettatori in base al reddito. Invece l'edizione della stessa versione estesa con allegati i fermalibro a forma di personaggi non ha creato un'elite tra gli spettatori ma soltanto tra i consumatori. Pero di essermi spiegato... Bartolo

Anonimo ha detto...

Visto che nell'articolo "Rinnegato" non riesco a postare, Rispondo qui al tuo video con questo:

http://www.youtube.com/watch?v=lCGgna6QbsY

Abbi pazienza, Michele. I nodi verranno al pettine. Non senti anche tu uno strano ticchettio? :)
TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Antonio

Michele Medda ha detto...

Grazie, Antonio. Non ho abilitato i commenti nel post "Rinnegato" perché era uno sfogo personale, e non c'era granché da discutere. In ogni modo, ieri La Nuova Sardegna mi ha chiamato per un'intervista. Meglio tardi che mai, come si dice.

Michele Medda ha detto...

Per Bartolo, tornando in argomento: non ho capito il discorso dei DVD, cioè la differenza tra elite di spettatori ed elite di consumatori.

Per i libri, ho capito benissimo, invece, ma cerchiamo di distinguere: un romanzo può avere un'edizione in hard-cover, e quindi costare di più del tascabile soft-cover, ma è difficile che un romanzo sia pubblicato in una confezione de-luxe dal prezzo proibitivo. Un libro in hard-cover non può essere definito un oggetto di lusso. Anzi, l'hard cover è l'edizione "giusta", perché ti dà caratteri leggibili e assicura al volume una certa durata nel tempo.

Ripeto: il mio discorso si riferisce a quei casi di pubblicazioni "monstre", come il volume di Zanardi citato nel vecchio editoriale o come l'edizione della Ballata di qualche anno fa. Secondo me la mostruosità scatta quando il libro perde la sua funzione originale - quella di essere letto - perché diventa qualcosa di simile a un pezzo di arredamento, per via delle dimensioni.

Plumeo ha detto...

Caro Michele, cerco di spiegarmi meglio. Io non credo che un'opera in versione extra lusso crei un'elite di lettori sino a quando il contenuto offerto è lo stesso dell'edizione economica, in questo modo si crea un feticcio per collezionisti o esibizionisti. Ma se io offro un extra importante (per assurdo un capitolo in più di un libro) solo in edizione extralusso allora creo un elite. La creo quando il censo separa cosa posso leggere io da cosa puoi leggere tu. Sino a quando i soldi ti permettono soltanto di avere la mia stessa opera ma più "bella" non credo che si faccia un vero danno alla cultura. Grazie per la tua risposta e spero di essermi spiegato meglio adesso, Bartolo

Michele Medda ha detto...

Ora è chiaro, Bartolo. Anzi, chiarissimo. E giustissimo.

Michele Medda ha detto...

Chiedo scusa a Luigi, Bartolo e a tutti gli altri, ma scrivo qui un update per Antonio sul tema "rinnegato": dopo un'intervista di mezz'ora, quanto basta per un articolo come minimo di metà pagina, La Nuova Sardegna ha pubblicato la notizia del premio Gran Guinigi in venti righe. Di quella mezz'ora di intervista è rimasta una sola frase (e con un bel refuso in mezzo, "raconto" anziché "racconto"). Rimango un rinnegato.