sabato 6 marzo 2010

PAURA E DELIRIO A HOLLYWOOD

Che cos’hanno in comune The Wolfman e Alice in Wonderland? Niente, apparentemente, se non il fatto di essere due (ennesimi) remake. E invece qualcosa in comune ce l’hanno. Sono due film privi di senso.

Il primo perché è un ricalco, tutto sommato abbastanza fedele, dei vecchi film della Universal. Realizzato con grande dispendio di mezzi e con attori famosi – Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Hugo Weaving – può configurarsi come un omaggio filologico al cinema “dei mostri”. Belli gli effetti speciali, belli i costumi (Milena Canonero, già premio oscar). Peccato che la sostanza dell’operazione sia tutta qui. E che oggi dell’uomo lupo sostanzialmente non ci importi niente, ragion per cui il film non strappa nemmeno un brividino piccolo piccolo. Siamo abituati a ben altri mostri per impressionarci.

E pensare che perfino il brutto Wolf–la belva è fuori di Mike Nichols si poneva il problema di una interpretazione del mito, cercando di collegare tematicamente la licantropia all'aggressività della nascente new economy. E fallendo nel tentativo. Ma almeno, coscienziosamente, gli autori si erano posti qualche interrogativo. Nel caso di The Wolfman, evidentemente no.

Nel caso di Alice in Wonderland di Tim Burton (scritto da Linda Woolverton) le cose sono anche peggiori. E sì che la partenza del film lasciava ben sperare. Nel prologo della storia è presentato il personaggio di Alice, ventenne alle prese con una società puritana e un fidanzamento imposto. Va benissimo. Ma appena Alice cade nell’albero cavo il film prende una piega dark – è il brand di Burton, dopotutto – che comincia a far sbandare la storia fino a farla deragliare con esiti agghiaccianti. A parte la freddezza fastidiosa dei personaggi (il tea party del Cappellaio è una delle cose più tristi e deprimenti mai viste in un film Disney), a parte che i momenti di umorismo si misurano in nanosecondi, è la sostanza dell’operazione a essere agghiacciante.

La trasformazione di Alice da crisalide in farfalla è la trasformazione dell’Alice di Carroll in una Vergine Guerriera con tanto di armatura scintillante e spada magica per affettare il mostro di turno. Non è solo il travaso meccanico di una fantasia maschile in una storia che si presuppone "al femminile": è una operazione che rivela un pensiero (o un’assenza di pensiero, o una confusione di pensiero) che lascia basiti. Ma il finale, se possibile, peggiora le cose. Il ritorno al mondo reale ovviamente rivela una presa di coscienza. E la presa di coscienza della ragazza consiste – giuro, non è uno scherzo – nel riprendere il business paterno e andare a commerciare in Cina.

Dunque, il senso (?) di un film per ragazzi – un film Disney, perlopiù – è che bisogna uccidere i mostri perché qualcun altro ti dice che è la cosa migliore da fare, e poi che bisogna "crescere": nel senso che bisogna fare dell’impresa di papà una multinazionale.

Le tematiche dell’Alice originale, quella di Carroll, le tematiche tipiche della filmografia del regista (la malinconia, la poesia del "diverso") scompaiono, lasciando il posto a un messaggio di un materialismo agghiacciante, che in un cineclub degli anni settanta sarebbe stato bollato con una sola parola: “fascista”. E, in questo caso, a ragione.

24 commenti:

Nemo ha detto...

Non ho ancora visto i 2 film... anche perché un po' intimorito onestamente... ed il tuo commento non fa altro che rafforzare i miei timori... anzi: "E la presa di coscienza della ragazza consiste – giuro, non è uno scherzo – nel riprendere il business paterno e andare a commerciare in Cina.". AGGHIACCIANTE!
Si ritorna sul discorso già fatto... ormai il consumismo, la globalizzazione investe tutto. E queste sono le sue regole... una cosa veramente triste.

AL posto delle 2 pellicole da te indicate, ho visto "The Hurt Locker" e "The Men Who Stare at Goats". Consigliatissimi!!!

Michele Medda ha detto...

The Hurt Locker l'ho visto tempo fa. Pollice in su. "L'uomo che fissava le capre" vedrò di recuperarlo. Aggiungo, visto che siamo in tema, che Avatar mi è piaciuto. E forse, per capirne lo spessore, non bisogna ragionare su quello che avrebbe potuto essere, ma su quello che è. E il suo messaggio di fondo, in una storia concepita essenzialmente per i ragazzi e raccontata col tono giusto per loro, è tutt'altro che disprezzabile. Avercene, di blockbuster così.

Nemo ha detto...

Ahahahah!!! :D
Bellissimo questo tuo commento Michele!
Mi fa piacere vedere che leggi il forum di Nathan Never.. e che dai pure una certa importanza a ciò che scriviamo (non dirmi che non ti riferivi al forum, perché non ci crederò mai! :) )
Ma perché non intervieni ogni tanto??? Sei un "fruitore" abituale di internet.. e alla fine Nathan è una tua creatura... ;)

Detto questo. Avatar non lo ritengo un brutto film, visto nell'ottica di un blockbuster dedicato ai ragazzi. Forse la mia è più una reazione a come il film viene presentato e commentato!
Se sentissi dire "un gran film per ragazzi!" allora mi starebbe bene... ma sento dire "il film del secolo"... e, scusami tanto, non riesco proprio a vedercelo... ma nemmeno lontanamente...
Detto questo è stata una visione divertente, ma certi capolavori di Miyazaki sono su un altro livello secondo me. Quelli andrebbero insegnati ai ragazzi!

Tornando ai 2 film del post: se dovessi scegliere quale vedere al cinema, propenderei per "Wolfman"... anche se "Alice" qui a Dubai lo danno in una splendida sala 3D!
Dopo però che mi hai detto il finale.... brrrrrrrr (ho ancora i brividi), dici che è meglio risparmiare i soldi del biglietto????

Tani ha detto...

Visto Alice in Wonderland in 3D. Stesse sensazioni (sostanzialmente negative) di Avatar. Mi chiedo sino a che punto lo strumento (il 3d) influenzi la narrazione sino a collocarla in una posizione ancillare e alfine ad annullarla del tutto. Il film è affascinante sino all'arrivo di Alice nel Paese delle Meraviglie. Francamente non mi è dispiaciuta l'interminabile caduta nella cavità, metaforico abisso onirico, posto sotto l'albero. Così come non mi è dispiaciuta la deformazione da parte di Tim Burton della realtà attraverso la materializzazione di un mondo in cui, grazie alla nuova tecnologia, ha potuto esprimere, più compiutamente che nelle opere del passato, la propria immaginazione.
Poi c'è il nulla dal punto di vista della narrazione. Al punto che mi sembrerebbe pure troppo generosa l'interpretazione che ne dà Michele Medda. Il dragone come rappresentazione delle immagini dell'infanzia da uccidere per potersi dare ad attività più produttive? Ma, no, era un semplice mostro di fine livello. :-)

Michele Medda ha detto...

In effetti, non so di cosa parli, Nemo... non ho letto il forum di Nathan Never...

i film di Miyazaki? Quelli non sono blockbuster, e *sicuramente* almeno un paio sono capolavori. "La città incantata" è uno dei film che, da adulto, mi ha emozionato di più.

E d'altronde, mi pare che Avatar debba molto ai film di Miyazaki (dal punto di vista visivo, ovviamente).

Marco D ha detto...

Grazie per avermi preparato al peggio Michele :)
Peccato per Alice... In Tim Burton ci speravo davvero.

Però una postilla su Avatar, visto che l'avete tirato fuori... Quoque tu Michele?!! Che vuol dire blockbuster? Perché se lo paragoniamo a Indipendence Day è un conto... Ma Blockbuster è anche, che ne so, Il Signore degli anelli... E allora inorridisco al solo accostamento.
A parte il discorso visuale (strepitoso non c'è dubbio), la sceneggiatura di Avatar è una battaglia persa con l'intelligenza. Una favola, anche se semplice, ha misura e precisione (Guerre Stellari, ad esempio). Avatar no: ci sono perfino i personaggi "spiegoni", come non mi capitava di incontrarne da anni...

Nemo ha detto...

Eheheheh... va bene, va bene... ti avevo già detto che non c'avrei creduto, vero??? :)

Avatar non fa altro che prendere Pocahontas, ambientarla diversamente, e vestirla di Miyazaki. Il punto è che il "grande pubblico" non lo conosce... e rimane ammaliato da una descrizione ed un omaggio alla natura simili.
Ma chi conosce tutti i suoi film a memoria ("La città incantata" è stupendo, ma direi anche "Nausicaa del vento" oppure "La principessa Mononoke", dal quale Avatar attinge a piene mani) viene colto da quel senso di deja-vu... che non riesce a prendere la forma di una citazione.
E poi i personaggi (bellissimo il commento di Vietti sul forum) sono davvero solo strumenti, senza un minimo di personalità.

Sono d'accordo con l'analisi di Tani. Anch'io ho il timore che la tecnologia metta sempre più da parte la storia, i concetti. Si va a vedere un film perché "ci sono gli effetti" o perché "il 3D è spettacolare", ma non ci si può dimenticare della sostanza.
Ho paura che si vada verso un ulteriore appiattimento o alleggerimento del prodotto popolare, che onestamente mi sembrava già alla frutta... :(

Poi un giorno qualcuno troverà Zoe Saldana ad un semaforo, e con una pacca sulle spalle le chiederà "famme un po' il verso dell'ometto blu???" (si fa per dire...) :)

and ha detto...

bellissimo commento. devo dire che già il rifacimento operato da Burton su Il pianeta delle scimmie mi aveva alquanto dato fastidio.

Michele Medda ha detto...

Su Avatar: non c'è dubbio che la complessità del lavoro sulla tecnologia va a discapito della complessità e dello spessore del racconto.

Purtuttavia, la sceneggiatura mi è sembrata semplice, equilibrata e con un messaggio di fondo condivisibile. Francamente, non trovo che la sceneggiatura di Guerre Stellari sia molto migliore (magari gioca meglio con archetipi ormai radicati nel nostro inconscio, questo sì. Ma i due robottini li trovo irritanti oggi come allora). Mi sembra incredibile che si cerchino letture "adulte", sfaccettature, ambiguità, in un film così palesemente diretto ai ragazzini.

Un paragone di Avatar col Signore degli Anelli non ha senso, dato che quello è un romanzo con un suo spessore, e con significati ormai stratificati nella nostra cultura.

Avatar va paragonato a Transformers, GI-Joe (che non ho visto), Iron Man, a tutti i film-giocattolo degli ultimi anni. E per me esce vincente dal confronto.

Che poi noi adulti rimpiangiamo il Cameron di Terminator o di Aliens è un altro discorso. Ma non possiamo rimproverare a un regista di non avere fatto il film che volevamo noi.

Un PS per And: io sono uno dei pochi a cui il Pianeta delle Scimmie è piaciucchiato. In ogni caso, *non* è un remake del vecchio film (con cui non ha nulla in comune), ma un adattamento del libro di Boulle (il cui spirito è mantenuto dal tanto criticato finale).

and ha detto...

per il pianeta lo so che non era un remake ma l'ho trovato molto blockbuster, invadente, poco "romantico" o che punta al sogno, forse anche perchè sono legato ad una fantascienza visiva e letta un po' vecchia.

and ha detto...

E per assurdo pensavo che Caravan messo nelle mani giuste (quali non lo so) sarebbe davvero uno splendore vederlo anche sullo schermo in qualche formato. so che la trasposizione da carta a pellicola si trasforma spesso in rovina ma sarebbe una serie molto densa.

domanda: cosa ne pensi di The Dome di Stephen King se l'hai letto.

Michele Medda ha detto...

Ai tempi lessi parecchio sulla genesi di Planet of the Apes, compresa la prima stesura dello script di William Broyles, che la Fox giustamente buttò nel cestino. Poi furono chiamati in corsa, suppongo a pre-produzione già iniziata, Konner & Rosenthal. I quali dissero: "Mai capito perché abbiano cercato noi, forse perché avevamo già scritto un film con una scimmia (il remake di Mighty Joe Young, ndr)". I problemi di lavorazione si notano, nella sceneggiatura. Che comunque per me non era affatto male. Con una revisione appena decente ne sarebbe uscito fuori qualcosa di interessante.

Ne approfitto però per sfatare il mito del flop burtoniano. Planet of the Apes non è andato benissimo se lo misuriamo col metro dei blockbuster, ma si è ripagato abbondantemente le spese: 362 milioni di dollari di incassi contro 140 milioni tra produzione e pubblicità. In proporzione, la percentuale di guadagno è stata la stessa di Sleepy Hollow, da tutti considerato un successo.

Caravan sullo schermo? Impossibile.

The Dome non l'ho letto.

Nemo ha detto...

Su Avatar: se lo si paragona a G.I.Joe o a roba simile, certo che ne esce vincitore. Ma le premesse delle varie presentazioni davano da intendere qualcos'altro.
E poi questa è una considerazione che si può fare dopo aver visto il film: lo avresti mai detto prima che era palesemente diretto ai ragazzi??? Io no. Mentre G.I.Joe e Transformer si!
Sul parallelo con Il Signore Degli Anelli (seppur non sono un estimatore del genere fantasy) sono d'accordo nel dire che non c'è paragone con Avatar, ed i motivi sono proprio quelli espressi da Michele.

Star Wars: qui non sono d'accordo. Se la sceneggiatura la consideri simile, io vedo però mille altre differenze. Ad esempio i personaggi, che su Avatar risultano ritagliati dal cartone, e solo "utili alla causa", in Star Wars hanno una personalità (che piaccia o no) che li ha iscritti per sempre nella storia. Come si chiamava il Capo dei Na'vi??? Boh... invece in Star Wars (parlo dei primi 3) te li ricordi tutti, per sempre! Han Solo, Leyla, Darth Vader e via dicendo.
Un'altra grande differenza è l'anno d'uscita. Su di una trama così basica, Star Wars costruisce e condisce con mille ingredienti, innovativi per quel tempo, mentre Avatar resta piuttosto piatto in questo senso... solo l'uso del 3D è nuovo.

Infine non mi toccare i 2 robottini!!! :P
Un pizzico d'ironia d'altri tempi...

Il Pianeta delle Scimmie è un capolavoro... ma quello originale. Su quello nuovo no comment.

Michele Medda ha detto...

Antonio Serra (che di Lucas è un grande estimatore, e conosce i film a memoria) direbbe: "Eccone un altro convinto che i personaggi di Star Wars abbiano personalità!" :-)

Acidshampoo ha detto...

> E la presa di coscienza della ragazza consiste – giuro, non è uno scherzo – nel riprendere il business paterno e andare a commerciare in Cina.

Praticamente come Ugo Pastore dopo la fine di Volto Nascosto!

Comunque penso mi perderò entrambi questi film per una ragione limitante ma schietta: io la computer grafica la bandirei dal cinema. E' più forte di me, ma mi accorgo sempre di più che non sono l'unico. Darren Aronofsky è stato licenziato dal remake di Robocop, perché si rifiutava di usare gli effetti speciali digitali. Non a caso in The Fountain, nel segmento futuristico, ha usato tecniche "biologiche" come la micro-fotografia. E in effetti il risultato ha tutto un altro peso specifico.

Michele Medda ha detto...

Il fatto è che non è un problema di computer grafica, ma di testa degli sceneggiatori. Vogliamo parlare di "Codice Genesi"? No, non parliamone, ché è meglio. La prossima volta esigo di essere avvisato prima: se in un film c'è una donna con una spada, anche solo per pochi secondi, quello è un film che non fa per me.

Comunque, il fatto che Gary Whitta (lo sceneggiatore di Codice Genesi) fosse l'editor di una rivista di giochi per PC per me è significativo. Ora ho la prova certa - non che ne avessi bisogno - che i videogiochi fanno male.

Nemo ha detto...

Mi spiace di non essere d'accordo con Antonio Serra, ma sento i personaggi di Star Wars caratterizzati con molta più personalità di quelli di Avatar.
Sempre se la parola "personalità" sia quella giusta... e non ho detto che abbiano personalità in senso assoluto.
E poi il discorso non è ristretto ai soli personaggi, ma è tutto l'ambiente ad avere una sua "vitalità", in ogni particolare... eppure anche quella triologia si rivolgeva principalmente ai ragazzi... ma seppur, ripeto, mi sono divertito guardando Avatar, non lo vorrai mica paragonare a Star Wars????

Sono d'accordo sul discorso computer grafica. E sono ancora più d'accordo su "The Book Of Eli" (scusa ma il titolo in italiano è davvero insopportabile). Una delusione, anche se aveva in se delle potenzialità (ed un grande Gary Oldman).

Michele Medda ha detto...

Star Wars gioca con gli archetipi riprendendo alla lettera il modello di Campbell (forse nella elaborazione di Vogler, non saprei, non ho sottomano le date). In più c'è quel sottotesto edipico che Peter Biskind addirittura mette alla base di tutto il cinema della nuova Hollywood. Semplificando un po' direi che Star Wars è più "universale", Avatar più americano. E certamente Star Wars era controcorrente: il cinema di fantascienza, dal 2001 di Kubrick fino a quel momento, era stato rappresentato dalla trilogia di Heston (le Scimmie, Occhi bianchi sul pianeta Terra, 2022- I sopravvissuti) e da un film minimale come Silent Running. Poi c'era stato l'exploit di Crichton con "Il mondo dei robot". Ma niente avventure nello spazio profondo.

Guerre Stellari fu un film "groundbreaking", dopo il quale niente sarebbe stato più lo stesso (a cominciare dal regista, schiavo di quel successo irripetibile). Ma nasceva da un decennio di ebollizione culturale e da una generazione di registi che ammiravano il cinema europeo, lavoravano gomito a gomito e si influenzavano gli uni con gli altri.

Cameron è un "loner", e la Hollywood attuale è sterile come la Terra di The Book of Eli. Che da un posto simile possa nascere un blockbuster non stupido è già un mezzo miracolo, e dovremmo essere grati a Cameron per questo.

Filippo ha detto...

Forse non dovrei scrivere per dire che sono d'accordo con tutto quello che hai detto su Alice in Wonderland, The Wolfman e Avatar, ma lo sto scrivendo ormai. A proposito di Avatar, ho provato a spiegare più e più volte le stesse cose che hai detto tu a un tuo collega (di cui non faccio il nome), ma immagino abbia fatto finta di non capire. Non volevo mutare il suo giudizio negativo in positivo, volevo semplicemente esporre il mio pensiero e farlo capire. Lui ha letto quello che voleva leggere, l'ha banalizzato e l'ha fatto sembrare una stupidaggine. Per fortuna ci sono blog come questo dove si può discutere seriamente e rispettosamente. Complimenti.
Concordo anche con il pollice in su per The Hurt Locker, che ha vinto poco fa sei premi Oscar su nove nominations.

Nemo ha detto...

Molto bella la tua analisi, che condivido pienamente... a parte l'ultima riga. :)
Non riesco ad essere grato per questo... e' come accettare "il meno peggio".. e non e' mia abitudine.
Hollywood e' alla frutta, siamo d'accordo... e forse i film come Avatar serviranno a salvare la baracca??? Puo' essere, ma se la baracca deve essere questa, allora meglio non salvarla.
Vedi, sono convinto che in Avatar sarebbe bastato un piccolo sforzo di sceneggiatura in piu', di idee... ma niente. Mentre invece Cameron ha speso le sue forze nel produrre il videogame parallelamente al film, pretendendo di parteciparvi in prima persona. Videogame che tra l'altro e' uscito prima del film stesso...

E allora, preferisco essere grato alla ex-moglie di Cameron invece che a lui. La Bigelow ha sfornato una piccola perla, con un budget limitato, una produzione indipendente... e un risultato ai botteghini scarsissimo.
Ebbene, lunga vita alla perseveranza e alla voglia di fare CINEMA di questa donna.

E sono ancora piu' felice nel vedere che quest'anno (notizia freschissima) Davide batte Golia 6 a 3!
Ovvero alla notte degli Oscar (premi che comunque non considero piu' di tanto) The Hurt Locker si porta a casa 6 statuette, tra le quali film, regia, sceneggiatura originale e montaggio.
Questo lo giudico un buon segnale per la sterile Hollywood, sperando che qualcuno possa riceverlo negli anni a venire.

Quindi: grazie Kathryn Bigelow! :)

Michele Medda ha detto...

Filippo, suvvia, non mi sembra che la replica del mio collega faccia sembrare quello che hai detto tu "una stupidaggine". E' una replica e basta, ironica com'è nel suo stile, ma non è né aggressiva né irrispettosa.

Nemo, io sono contento per la Bigelow, ma non trovo di che gioire nella sconfitta di Avatar. Che è l'ennesima riconferma che Hollywood non premia la fantascienza (qualcuno ha notizia di un film di fantascienza premiato come miglior film? Non c'è riuscito nemmeno Kubrick con 2001, che nemmeno entrò nella cinquina dei migliori film).

Poi mi dirai: "Ma via, Avatar non è un capolavoro." No. Ma nemmeno The Hurt Locker lo è. Probabilmente il film della Bigelow era il migliore della cinquina (e da quello che leggo sugli altri film, non ci voleva molto...). Nel 1987 l'oscar per il miglior film andò a Platoon. Aliens non ebbe nemmeno la nomination. Nel 1980 l'Alien di Scott ebbe solo l'oscar per i migliori effetti speciali... Trovo bizzarro che la fantascienza ci abbia dato tanti film che sono rimasti, che hanno inciso nell'immaginario, e che però hanno avuto solo riconoscimenti per gli effetti speciali.

Premiare Avatar (do per scontato che un outsider come District Nine non aveva chances) forse non sarebbe stato "giusto", ma magari avrebbe aperto uno spiraglio...

Anonimo ha detto...

mi inserisco nel discorso Star Wars.
a me sono piaciuti di più i prequel
(adesso frustatemi bannatemi e maleditemi nelle messe nere) ma il duello tra Qui-Gon e Darth Maul nell aminacica fantasma lo trovo eccezionale.
ammmetto che sono un gran sostenitore del montaggio alternato di griffith

demian77

Nemo ha detto...

Allora ci sono 2 spiragli. Uno e' quello del Davide contro Golia, dello spessore contro il botteghino, indipendentemente dai generi. Ed in questo senso sono contento (ma non per forza contro Avatar... poteva starci anche qualsiasi altro blockbuster al suo posto). Certo che The Hurt Locker non e' il film del secolo, ma lo trovo nettamente superiore alla concorrenza di quest'anno.

Il secondo spiraglio e' quello che dovrebbe aprirsi sulla fantascienza, e qui tocchi un tasto dolente, ed hai infinitamente ragione. Ci sono i grandi capolavori che non vengono neppure considerati... ed e' una tristezza infinita.
In questo senso non riesco pero' a vedere Avatar come uno sci-fi puro... lo so che sembra una frase senza senso e so anche che ovviamente e' un film di fantascienza... ma personalmente lo percepisco molto fantasy, contornato dalla tecnologia... ma qui allarghiamo troppo il discorso, e allora mi viene in mente che Il Signore Degli Anelli viene regolarmente menzionato nell'Almanacco della fantascienza neveriano (ancora non capisco bene il perche'), e di Oscar ne ha presi un bel po'!

Insomma... vorrei vedere senz'altro piu' Fantascienza riconosciuta per quello che merita, e forse anche le nomination di District 9 potrebbero essere un buon segnale, visto che un film cosi' anni fa non sarebbe nemmeno stato considerato.

Il vero rammarico mi nasce quando poi vedo delle piccole perle come Moon, film di Fantascienza con la F maiuscola (secondo me), che non compare nemmeno... fosse solo per la grande interpretazione di Sam Rockwell... macché, niente da fare.

Ultima considerazione: e' davvero molto bello ed appagante parlare di cinema con gente cosi' colta ed appassionata. Grazie per darci l'opportunita' di farlo.

Nemo ha detto...

Frustate, bannate e maledite nelle messe nere Demian77... subito! -_-
(scherzo ovviamente :P ).

In realta' l'interpretazione di Darth Maul e' stata affidata a un maestro di spade, che e' anche l'autore delle coreografie di tutti i combattimenti, nonche' della preparazione degli attori... per forza ha un impatto visivo diverso... se poi ci mettiamo anche l'anno d'uscita...

Parlando solo di duelli, dal mio punto di vista quello che la seconda triologia guadagna grazie alla computer grafica e alla modernita', lo perde in romanticismo ed epicita' (come valore simbolico) dei duelli stessi.
Ad esempio, mentre il Darth Maul/Qui-gon e' solo un bellissimo combattimento, il Darth Vader/Obi-wan Kenobi della prima triologia e' un messaggio, un sacrificio, un passaggio ad un livello diverso... una crescita anche per Luke... e lo ritengo, nella sua goffaggine, molto piu' significativo del "mostro di fine livello"...

Ma in realta' il film e' qualcosa di piu' ampio rispetto alla sola spettacolarita' dei duelli, e nel complesso non riesco nemmeno ad avvicinarli, anche per l'importanza storica sottolineata da Michele... il primo Star Wars ha cambiato il cinema!