venerdì 7 agosto 2009

PERCHE' LA MIA EDICOLA NON HA IL MIO FUMETTO PREFERITO?

Sapete quante sono le edicole in Italia? No? Beh, nessuno lo sa con precisione. Cercando in Rete ho trovato un dato attendibile. Uno studio del 2003 del Centro Studi Sinagi ha individuato 40.000 punti vendita. Dato collaterale non trascurabile: il 25% del venduto nazionale appartiene alle circa 5.000 edicole della Lombardia.

Un editore che volesse distribuire il suo fumetto in tutte le edicole, assicurandosi la copertura di tutto il territorio nazionale, dovrebbe stampare almeno 80.000 copie, due copie per edicola.

Ora, ci sono diversi problemi. Questa è una cifra enorme, primo problema. Secondo problema: oggi non è più quel tempo felice in cui la tiratura era tarata a circa un terzo sopra il venduto effettivo (cioè: per vendere 30.000 copie se ne stampavano 45.000). Oggi non vendi più due terzi della tiratura. Ne vendi la metà. Detto in altre parole: per vendere 30.000 copie al giorno d’oggi non ne devi più stampare 45.000, ne devi stampare il doppio, 60.000.

Voi capite che parliamo di cifre fuori portata per piccole case editrici che stampano “bonellidi”.

Quindi, rassegniamoci: salvo che per pubblicazioni come Tex, Dylan Dog, Diabolik, Topolino, è ovvio che qualsiasi tiratura sarà insufficiente a coprire l’intero territorio nazionale.

Si dovrà quindi adottare un criterio strategico, e il criterio fatalmente consisterà nel concentrare le copie nelle zone in cui, “storicamente”, è garantita una vendita maggiore. Come nelle grandi città, ad esempio. E perciò se un’edicola in piazza Duomo a Milano si assicura 20 copie di Caravan, è chiaro che l’edicola di Molfetta resterà sguarnita. D’altronde, di solito l’edicola di Molfetta resta sguarnita comunque. Al sud si vende meno, da sempre, e la distribuzione avviene col contagocce.

Questo è un classico caso di circolo vizioso. Perché se in una certa regione nessuno compra i fumetti, là i fumetti non arriveranno mai. E se là i fumetti non arrivano – e quindi non sono visibili – nessuno li comprerà mai.

Questa situazione ha ripercussioni anche sul piano culturale e artistico: il circuito delle edicole, che era uno straordinario canale “democratico”, ha perso terreno. Terreno che è andato perso e basta, e non è stato riconquistato dal canale alternativo, quello “elitario”, delle librerie. il fumetto italiano ha perso la sua capacità di penetrazione capillare nella società. E quindi nell’immaginario collettivo.

Oggi che un mercato di grandi tirature è impensabile, è chiaro che occorre studiare meglio le strategie di distribuzione. Ed è chiaro (beh, evidentemente non a tutti; diciamo che dovrebbe essere chiaro) che ogni produzione a fumetti va ripensata da capo in conseguenza di questa situazione.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come mai la Bonelli non ha mai pensato agli abbonamenti?

Quanto alla Disney poi, sembra che stia per partire un progetto per portare tutta la libreria di storie a fumetti sui cellulari e ipod, con un meccanismo di distribuzione analogo ad iTunes.
Cosa ne pensa di iniziative del genere, anche in vista di una futura diffusione dei lettori per e-book?

Michele Medda ha detto...

In Bonelli c'è un'antica diffidenza verso il sistema degli abbonamenti. Non so se per problemi con le Poste, o per i problemi che un ufficio abbonamenti comporterebbe a livello pratico/organizzativo.

Quanto alla diffusione su e-book, in realtà la casa editrice ha diverse proposte sul tavolo. Tuttavia c'è una montagna di problemi, a cominciare da quelli relativi ai diritti, per non parlare degli aspetti tecnici della faccenda, e dei dubbi sull'effettiva convenienza della manovra in un Paese digitalmente arretrato come il nostro.

Infine: la Sergio Bonelli Editore è una casa editrice in attivo, con un sistema produttivo certamente suscettibile di miglioramenti, ma perfettamente funzionante. Le serie vendono, gli autori sono pagati, la casa editrice non ha debiti, sono già al vaglio progetti per i prossimi anni.

La SBE non ha un bisogno disperato del "ripensamento" di cui parlavo nel post. Sono gli *altri* editori a essere in difficoltà.

Della Disney, che si appresta a sfruttare per l'ennesima volta storie per cui gli autori non vedono un centesimo, non voglio nemmeno parlare.

Nemo ha detto...

Il tuo ragionamento non fa una piega Michele. Purtroppo il circolo vizioso esiste, e ne fanno le spese un po' tutti...

Per quanto riguarda la diffusione digitale... beh.. chiamatemi arretrato, anzi, diciamo che orgogliosamente lo sono... ma io non riuscirei a leggermi i fumetti su uno schermo.

Ho bisogno di vedere il mio fumetto sul sedile del passeggero della mia auto mentre torno verso casa... ho bisogno di sentire l'odore della carta, di sentirne la consistenza sotto i polpastrelli mentre sfoglio le pagine, ho bisogno di inclinare l'albo, se la luce non è sufficiente prima di addormentarmi...
E' questo che mi fa emozionare... mi fa immergere in un mondo speciale...
Non potrei mai rinunciarci...

Credo che invece un sistema di abbonamento dovrebbe essere preso in considerazione. Certamente la Bonelli ha le sue buone ragioni, ma c'è anche da guardarsi attorno, e capire che moltissime riviste lo fanno, senza nessun problema.
Tra l'altro le controindicazioni sarebbero più o meno le stesse che per la spedizione di un arretrato... sempre dalla posta si deve passare! ;)

Unknown ha detto...

Per esperienza personale, il sistema postale è poco affidabile; sorvoliamo sui tempi di consegna -a volte anche 15 giorni dopo l'uscita in edicola, e abito in una città di 35000 anime, nel mezzo del catino padano- la percentuale di non arrivati a destinazione è tale che è sempre meglio chieder di acquistare a conoscenti che lavorano a Milano

Nemo ha detto...

Non so guarda...
Io abito in un paese di 15.000 anime, ed ogni volta che mi sono abbonato a qualcosa (3 volte in tutto) ho sempre ricevuto il materiale, senza alcun problema.
Ho utilizzato molto la posta anch'io, per spedizioni di altro genere (musicale) e non ho mai avuto problema.
Sarò stato fortunato. Però anche il metodo di spedizione e la compilazione giusta dei moduli aiuta molto... ;)
Una cosa mi viene da chiedere a Michele: se un'edicola richiedesse ufficialmente 2 copie al mese di Caravan (ad esempio), che normalmente non riceve per i suddetti problemi distributivi, verrebbe accontentata???
Scusate l'ignoranza...

Michele Medda ha detto...

Nemo, scusa, non sono sicuro di avere capito la tua domanda. Intendi dire "richiedesse ufficialmente" all'editore? Se intendi questo, la cosa non ha senso, perché l'edicolante dovrebbe ordinare quegli albi al prezzo di copertina, quindi non avrebbe nessun guadagno (anzi: pagherebbe in più le spese di spedizione).

Filippo ha detto...

In effetti un abbonamento farebbe comodo a chi ha difficoltà a reperire le copie dei propri fumetti preferiti; non avendo questa difficoltà non mi sono mai posto il problema. Bonelli ha comunque un archivio arretrati dal quale queste persone potrebbero andare a pescare. Sinceramente non so come funziona, non ne ho mai usufruito, e non so se i costi sono maggiori. E' soltanto un'idea che mi è balenata.

Nemo ha detto...

Provo a spiegarmi meglio.
Se un venditore diretto (edicola) ha un certo fabbisogno, dovrebbe poter inoltrare al proprio distributore una richiesta di approvvigionamento.

In altre parole tu hai detto che la casa Editrice non può distribuire 2 copie per 40000 edicole (ed è comprensibile).
Mi è sembrato di capire che la scelta del come e del dove sia tutta in mano agli editori (magari ho capito male), che si muovono in base a degli studi di mercato o alle richieste dei propri distributori.

Mettiamo però che io, piccolo edicolante di provincia, non riceva mai Caravan, magari neppure so che esiste...
Però ho 2 ragazzi che tutti i mesi mi chiedono una copia ciascuno di questo "misterioso" prodotto...

Allora non potrei (io, edicolante) inoltrare la richiesta al mio distributore (o a chicchessia) per avere queste 2 copie mensilmente?

Faccio un esempio concreto. Iniziai a comprare una pubblicazione quindicinale. Nei primi mesi ne arrivavano 2 o 3 copie nella mia edicola. Poi più nessuna, perché non c'erano acquirenti.
Ma il mio edicolante inoltrò la sua richiesta di approvvigionamento pari ad 1 copia ogni 15 giorni... e quella copia era per il sottoscritto che a suo tempo completò con gioia la raccolta.

Quindi, non basterebbe fare pressione sull'edicolante/distributore per avere la propria copia???

Scusa se mi sono prolungato, ma spero adesso di essere riuscito a spiegarmi.

Michele Medda ha detto...

Nemo, ora ho capito, e in effetti è proprio così che funziona. Normalmente, se riceve una richiesta da un cliente, l'edicolante chiede al distributore (locale) di inviargli la "misteriosa" pubblicazione.

Per questo è preferibile comprare sempre presso la stessa edicola. Se l'edicolante sa che vende quella pubblicazione lì, avrà cura di ordinarla ogni mese.

Questa semplice accortezza - moltiplicata N volte per un numero N di edicole - permette agli editori di assestare le tirature, e ai distributori di ottimizzare la distribuzione sul territorio.

Nemo ha detto...

Quindi ragazzi, poche lamentele e mettete pressione al vostro edicolante perché richieda il materiale che desiderate!

Diamo un taglio alla passività! :D

andrea ha detto...

La spedizione degli albi in abbonamento porterebbe molti problemi alla casa editrice. Oltre ai fumetti io colleziono cartoline pubblicitarie, come molti altri in Italia. Dato che una serie di cartoline usciva esclusivamente con una rivista, ci siamo abbonati in 70 alla rivista per un anno.

Morale: i primi 3 numeri della serie non sono arrivati 'a nessuno' (e siamo sparsi in tutta Italia) e dopo le lamentele dovute la casa editrice ha scoperto che le Poste non consegnavano le loro riviste, o lo facevano con una percentuale molto bassa.

Hanno sporto una sorta di denuncia/lamentela, e la rivista magicamente ha cominciato ad arrivare...dal numero 4!

Per la Bonelli si tratterebbe di prendere personale specifico per gli abbonamenti (e il personale costa tanto, anche perchè non te ne basta 1, ci sono ferie, malattie, turni etc...).

Poi di sobbarcarsi un pò di pubblicità riguardo agli arretrati (non basta farla sugli albi, che sono letti da chi già li compra e quindi non richiederà gli arretrati). Se si vogliono raggiungere territori non molto forniti dalle edicole, la pubblicità costa.

E tutto questo per mettere in piedi un servizio senza una oggettiva valutazione del riscontro? Nessun imprenditore correrà mai il rischio...

gianluca ha detto...

Caro Michele, e per quanto riguarda il mercato delle fumetterie? Ho sempre visto la SergioBonelliEditore abbastanza disinteressata a quel mercato. Come mai, secondo te?
Io penso che la collana "Romanzi a Fumetti" sia perfetta per librerie e fumetterie, questi one-shot non sono prodotti seriali e meriterebbero visibiltà per molti mesi sugli scaffali. Invece un'edicola, dopo uno-due mesi, li fa sparire. Ciò equivale ad autolimitarsi, secondo me.

Michele Medda ha detto...

Ahi! (Gianluca ha versato sale su una ferita aperta...)

kaesar ha detto...

Confermo pienamente che domandare ad un edicolante di prenotare o procurare un fumetto o un pubblicazione funziona abbastanza bene. L'ho fatto in villeggiatura in montagna per delle serie Bonelli "minori".

Solo che questo risolve il problema del lettore, che già sa quale serie e quale fumetto vuole.
Non il problema della diffusione su un pubblico, perdonatemi la parolo, "non esperto".
Aggiungerei che non risolve il problema per un lettore pigro o timido.

Michele Medda ha detto...

Kaesar, probabilmente il tuo edicolante aveva un distributore locale attento, oppure abbastanza forte per farsi ascoltare dal distributore nazionale.
Purtroppo non sempre è così.

Riguardo alla pubblicizzazione delle testate, quello è un problema economico da vagliare caso per caso. Ho visto che La Settimana Enigmistica, da qualche tempo, fa pubblicità in TV. Ma è una soluzione molto costosa, e il bilancio costi-benefici è un'incognita.

Ti dirò, alla fine non vedo neanche che senso abbia per me, autore, tormentarsi su questi problemi. Sono decisioni che passano sopra le nostre teste. Giusto farle presenti ai lettori per dovere di chiarezza, ma un autore non ha il minimo margine di manovra in queste faccende.