mercoledì 14 aprile 2010

"OH-OH-INTERNET, DANNATA INTERNET..."

Commentando il post "ipse dixit 3" si parlava di scrittori e internet. Ecco qualche considerazione interessante nel blog di Sandrone Dazieri. Non che io frema dalla voglia di avere un profilo su Facebook, ma se anche mi balenasse l'idea nell'anticamera del cervello, trovo sempre più motivi per tenerla fuori dalla porta.

Oh-oh-internet, dannata internet
Col motore di ricerca puoi arrivare dappertutto
Anche dove non volevi
W-w-w-w-w dannato www
Se sapevo prima che facevi questi danni
Non nascevo proprio adesso

Elio e Le Storie Tese, Gargaroz

26 commenti:

Luigi Spagnolo ha detto...

Il problema non è internet in sé, il problema son le persone e i loro bizzarri comportamenti, che purtroppo poi vengono addirittura amplificati dall'identità "virtuale" fornita dalla rete.
Qualcuno è imbecille e/o arrogante anche fuori dalla rete, e non ci si può fare nulla. Qualcun altro non è ancora pronto per il mezzo.

Michele Medda ha detto...

Luigi, è chiaro, internet non è una cosa buona né cattiva in sé. E' come il cacciavite: un oggetto buono per lavorare, ma "cattivo" se lo ficchi nella pancia di qualcuno in una lite per un parcheggio.

Forse Dazieri aveva aspettative troppo alte nei confronti del mezzo. Per come la vedo io, è proprio sbagliato, per uno scrittore, pensare che "bisogna esserci" (su Facebook o nella rete in generale). Internet è un mezzo troppo invasivo e nello stesso tempo sfuggente.

Sono molto scettico sulla qualità della comunicazione in internet. Certo, per chiacchierare internet va benissimo.

Ma per quanto riguarda fumettisti e scrittori in generale - quando è in gioco qualcosa di più che la chiacchiera, voglio dire, quando si cerca di fare della Comunicazione una cosa seria - sto cominciando a pensare che internet sia una specie di allucinogeno, che fa male (alla creatività) anche in piccole dosi.

Bisogna smettere finché si è in tempo.

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

Il difetto è nelle persone, non nel mezzo.

O forse, alcuni mezzi servono a certe cose e non ad altre.

Facebook non è un luogo che mi piace, non mi attrae, è tutto brilluccicoso, appariscente, ma un po' vuoto, generico, fatto di numeretti di visite, di "amici", ecc. (ma chiamali "contatti", non puoi avere 1.800 "AMICI"... O_o; ).

DeviantART è già un'altra cosa, più mirato ad uno scopo specifico.

Internet non è Facebook, Facebook non è Internet.

Facebook è un privato servizio (gestito neanche troppo bene) che opera TRAMITE Internet.

Se uno viene investito, la colpa non è della strada: può essere sua, del guidatore ubriaco o distratto, di un guasto meccanico, di chi ha male illuminato la strada... ma la strada (Internet) è lì, ferma.
Sta a noi usarla per lavorare e giocare e non per fare stupidaggini.

Michele Medda ha detto...

Okay, Mattia, ma io ribadisco: gli scrittori servono a internet più di quanto internet serva agli scrittori.

Acidshampoo ha detto...

Una delle frasi tipiche che non patisco: "Sì, al 99,9% ci sarò!". Poi chissà come avviene puntualmente quello 0,1.
Ci sono termini passati di moda: "affidabilità" oggi ha un suono così poco stiloso, così come "spirito di sacrificio" e "betamax". Due compagni di scuola che non si vedevano da anni si incontrano per strada. Stai pur tranquillo che alla fine dell'incontro rilanceranno un appuntamento: "Ci sentiamo per sabato prossimo, così si torna a mangiare da Gino". E stai altrettanto tranquillo che il venerdì nessuno dei due chiamerà l'altro. E a entrambi andrà bene così. A me queste cose mi rendono idrofobo!

Michele Medda ha detto...

E succede anche nel lavoro. Nel mio piccolo, io e alcuni miei amici abbiamo avuto una bizzarra esperienza con un giovane produttore cinematografico.

Non si faceva trovare al telefono per settimane, poi rispondeva in un nanosecondo: "Sono molto occupato, richiamo io". Alle varie mail replicava che il giorno tale avrebbe telefonato, ma non chiamava. Dopo l'ennesima mail rispondeva che il giorno tale senz'altro si sarebbe fatto vivo.

Il giorno dopo il giorno tale mandava una mail per scusarsi, perché un impegno improrogabile lo aveva trattenuto. A modo suo era affascinante. A un certo punto il gioco tra di noi consisteva nell'anticipare quale scusa inedita avrebbe trovato.

Dopo un mesetto di questo tira e molla io avevo già deciso che era un cialtrone, e lo lasciai perdere. Un mio amico lo inseguì ancora per mesi. Ovviamente, senza risultato.

Ora, queste tattiche sono familiari a chiunque di noi abbia cercato di farsi pagare un lavoro. La cosa grottesca era che questo imbecille non ci doveva dei soldi, ci doveva solo una risposta. Se ci avesse detto di no subito, avremmo vissuto più tranquilli, noi e lui. Mah.

Acidshampoo ha detto...

Ne so qualcosa anch'io. Infatti mi venivano i nervi riga dopo riga a leggere il tuo racconto. Conosco bene quello stile e l'ho subìto diverse volte. Che poi finisce sempre che anche se quello lì ha torto marcio, se ti deve una risposta, magari dei soldi, e ti da buca continuamente... nel momento in cui sei te a cercarlo perché lui non s'è fatto vivo, questo avrà pure il coraggio di sbuffare "ma che rompicoglioni!" e si autosuggestionerà una ragione che non ha. Da lì in poi gli verrà tutto più facile.

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

Non so, discorso ampio.

A che può servire uno scrittore IN rete?

Perché "ALLA rete" vuol dire tutto e niente.

No, non è per fare sofismi o per cavillare, perché la rete è un oggetto, una cosa, un concetto, uno strumento.

Uno scrittore può servire ALLA rete come AD un cacciavite o AD una linea telefonica. O_o;

Uno scrittore CON un cacciavite, CON una linea telefonica, CON la rete, che ci fa?
Di questo possiamo parlarne, ha un senso. ^___^

Michele Medda ha detto...

Cosa fa uno scrittore in/alla Rete? Ci mette dentro della roba. Quale roba sia, poco importa. La roba fa ingrassare Internet. Che non è un utensile, è un mostro dalle mille - no, milioni di teste. Che poi esce dai monitor e divora chi ci sta davanti.

Più o meno come la cugina tivù, che miss Internet tratta da parente scema e di cui vergognarsi un po' ("eh, poverina, da piccola un cavallo le ha dato un calcio in testa, e da allora..."). Ma le Sturmtruppen di Bonvi si sbagliavano: non è (più) la tivù l'arma finalen del doktor Goebbels.

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

Sono molto in disaccordo.

Casomai è la TV che tratta Internet come il mostro che NON è, a suon di servizi denigratori su fèisbuk che travia i gggiovani.

Un ragazzino che avesse rubato 20.000 Lire dal portafogli di mamma per comprarsi i petardi 15 anni fa NON faceva notizia.
Ma un ragazzino che ruba 10 Euro dalla carta di credito di mamma per pagari gli upgrade di farmville finisce sul Tg nazionale. La settimana scorsa.

La Rete ha mille teste... Quelle delle persone che la frequentano.

Ok, prima uno scrittore da 4 soldi scriveva a restava nel cassetto ed ora può, gratis o quasi, esporre il suo mediocre lavoro al pubblico (ludibrio).
E qualunque perdigiorno può insultare o fare false promesse a chi vuole.

È un piccolo scotto per le mille altre comodità guadagnate, e se abbiamo paura di guardare i nostri stessi orrori e tutta la spazzatura mentale che produciamo... facciamoci un esame di coscienza, no?

Michele Medda ha detto...

"Sono molto in disaccordo."

L'avevo subodorato... ;-)

Devo fare un altro post sui luoghi comuni.

Tipo: "ah, io non guardo più la tivù, la vera informazione/ cultura/ intelligenza) si trova in Rete".

Che sarà anche vero. Peccato che anneghi in un mare di fuffa, diventando praticamente indistinguibile dalla fuffa.

Quanto alla criminalizzazione di internet, è ovvio che non sono d'accordo e certe accuse sono addirittura ridicole; ma scandalizzarsi, perché?

Ogni medium si becca la sua fetta di criminalizzazione da parte degli altri media: prima il cinema, poi i fumetti, poi i videogiochi, la televisione cattiva maestra, il rock satanico. Non capisco perché internet debba godere di un trattamento speciale.

E, oltretutto, su internet e con internet è *realmente* possibile commettere reati, a differenza di quanto accade col cinema, con la musica e i fumetti.

Michele Medda ha detto...

PS: aggiungo che considero un piccolo spazio di intelligenza e libertà conquistato in tivù (o, altro esempio, in un fumetto popolare) molto più prezioso di tanta libertà ostentata - molto spesso gratis e senza rischi - in Rete.

Tito Faraci ha detto...

OT (ma neanche tanto...):

http://titofaraci.nova100.ilsole24ore.com/2010/04/nuvole-e-nuvolette.html

Ciao
Tito

Michele Medda ha detto...

E non sappiamo neanche se questa storia del vulcano è vera. Secondo me la spiegazione ce la daranno fra un mese. Forse.

Nemo ha detto...

*Tipo: "ah, io non guardo più la tivù, la vera informazione/ cultura/ intelligenza) si trova in Rete".

Che sarà anche vero. Peccato che anneghi in un mare di fuffa, diventando praticamente indistinguibile dalla fuffa.*


Il problema e' che la TV e' SOLO fuffa (tranne rarissimi casi). Quindi il problema di distinguere non si pone...
Almeno in internet c'è' la possibilità di farlo. ;)

Ah, e sono uno che non ha facebook e nemmeno lo avrà. Ma questo e' un altro discorso...

Michele Medda ha detto...

<< Il problema e' che la TV e' SOLO fuffa (tranne rarissimi casi)>>

Nemo, se l'italiano non è un'opinione, hai appena detto che la tivù non è solo fuffa :-)

Nemo ha detto...

:-)
Inizialmente non avevo messo la parte fra parentesi... poi mi è venuta in mente la Gabbanelli, e allora c'è stato il colpo di coda...

Ma parliamo di casi rarissimi... e quando dico rarissimi intendo proprio issimi!

Dai, sai benissimo cosa intendevo, e spero che sarai d'accordo.
Certo servono le istruzioni per l'uso... ma al momento l'informazione la preferisco senz'altro via internet.

Michele Medda ha detto...

Sarà. Ma, per citare il maestro René Ferretti, "un'altra tivù è possibile".

Un'altra internet no.

Nemo ha detto...

Sono d'accordo con l'affermazione di Ferretti. Certo che un'altra TV e' possibile!

Non sono invece d'accordo con la tua chiusura. Un'altra internet non solo e' possibile, ma esiste gia'.
E bada bene che inizialmente ero completamente contro il mezzo internet... ma piano piano ho imparato ad utilizzarlo meglio, ed ho scoperto che e' fonte di meravigliose risorse.

Adesso lo apprezzo, con alcune avvertenze e controindicazioni certo, ma lo ritengo senz'altro una fonte di gran lunga superiore alla TV.

Michele Medda ha detto...

<< Un'altra internet esiste già. >>

Devo essermi perso qualcosa. Nel dubbio, taccio e torno alla mia Olivetti Lettera 32.

Nemo ha detto...

Facciamo degli esempi:

il tuo blog mi da la possibilità di approfondire degli argomenti, o di conoscere meglio cosa c'è dietro la produzione di un fumetto... non credo che in televisione se ne parli.
E quante volte linki articoli che trovi su internet??? Trovo interessantissimo leggerli e riflettere.

Ci sono molti siti o blog di giornalisti indipendenti che permettono di accedere alle notizie in modo diretto, senza il filtro dei telegiornali di partito.

Oppure si può cercare su YouTube cosa avviene a L'Aquila dopo il terremoto, o a Napoli in occasione dei rifiuti... e si possono trovare filmati amatoriali che mostrano come veramente stanno le cose, piuttosto che le lodi dei nostri telegiornali e quotidiani ai falsi supereroi.

Ci si può collegare al sito della US Force, dove troviamo scritto quanti e quali siti nucleari abbiamo in italia, anziché ascoltare il servizio del Mentana di turno che dice il contrario.

Si può leggere esattamente tutte le leggi che passano in parlamento, anche quelle che le TV ci nascondono.

E potrei andare avanti per ore... spero di essere riuscito a spiegare cosa intendo per "un'altra internet"..

Michele Medda ha detto...

Nemo, il problema resta, e per ogni buon sito di informazione ce ne sarà uno che spaccia bubbole.
O meglio: ce ne saranno *nove* che spacciano bubbole, se la legge di Sturgeon non mente.

Mi dici che puoi vedere su You Tube cosa avviene a L'Aquila dopo il terremoto. So what? Chi ha messo quel video? Magari è uno che si firma baubaumiciomicio... Quale autorevolezza ha, perché gli devo credere? Devo pensare che dica la verità solo perché mi parla male del governo?

Paradossalmente, è più trasparente il tigì di Minzolini. Perché so chi è Minzolini, so come la pensa, vedo a chi obbedisce.

"Un'altra internet" non è possibile, proprio per la natura del mezzo. La Rete è così, prendere o lasciare. Facciamo fifty-fifty? Tu prendi. Io lascio.

Michele Medda ha detto...

Un piccolo esempio di come sia problematico vagliare l'attendibilità in internet, anche per siti che normalmente consultiamo e linkiamo in quanto ritenuti comunemente "affidabili":

http://roccodm.wordpress.com/2010/02/11/timisoara-la-falsa-strage-vive-ancora-su-wikipedia/

Nemo ha detto...

Per il terremoto stavo parlando di video amatoriali, di interviste alle persone fatte da altre persone... non di giornalisti. Di gente che riprende la realtà e la carica su YouTube...
Non ci vuole nessuna autorevolezza... solo del coraggio e della buona volontà nel cercare di far passare la verità.

Mi spiace, ma il discorso su Minzolini proprio non lo digerisco. Non eri tu che dicevi che anche se la realtà è questa, non è comunque giusto accettarla in silenzio???
Credo sia proprio questo atteggiamento del "tanto si sa che è così, che vuoi farci" ad aver portato il nostro paese a questa situazione scandalosa in cui si trova adesso, e di questo ne sono sempre più convinto ogni giorno che passa.

Quindi preferisco spostare il mio sguardo da quella scatoletta vuota chiamata TV, dove il rapporto non è fifty-fifty, e nemmeno 1 a 9, ma forse 1 a 1000 se siamo fortunati... e perdere qualche ora in più a cercare con cura le notizie di fronte al computer. Sono scelte: io preferisco lasciare la TV, in particolar modo quella italiana.

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

@Michele:

>Tipo: "ah, io non guardo più la tivù,
> la vera informazione/ cultura/
>intelligenza) si trova in Rete".

>Che sarà anche vero. Peccato che
> anneghi
>in un mare di fuffa, diventando
>praticamente indistinguibile
> dalla fuffa.

E qui sorge il problema della reputazione delle fonti.

La TV (che fa capo a pochi nomi) si auto-qualifica come "autorità che porta verità".

Il passaggio mentale tra "l'ha detto la TV" e "lo dice il TG XYZ che fa capo a Tizio che è al soldo di Caio" è molto, molto, molto lungo per la Casalinga di Voghera e per il Pensionato di Viterbo.

Quando dici:
>Paradossalmente, è più trasparente il
> tigì di Minzolini. Perché so chi è
> Minzolini, so come la pensa, vedo a
> chi obbedisce.

Questo vale per te, ma non per milioni di persone (con sacrosanto diritto di voto) a cui a scuola non hanno mai insegnato "occhio a chi c'è dietro" e che si bevono centinaia di ore/mese di TV che si autoqualifica come depositaria dell'informazione (e diffama gli altri mezzi per consolidare il suo potere).

Alcuni siti in Rete devono guadagnarsela, la reputazione, e sì, hai ragione sul fatto che diamo troppo credito alle fonti inaffidabili, ma prova a chiedere ad un volontario di Amnesty International se non gli fa comodo l'e-mail (che è parte integrante del macrocosmo "internet") per esportare notizie "scomode" a certi regimi. -__-

Sulla questione "la Rete è così, prendere o lasciare", anche qui dissento.
La Rete di oggi (anno 2010) non è quella della fine del boom delle dot-com del 1995, che non è quella del pionierismo commerciale del 1989, che non è quella dei pionieri delle comunicazioni del 1985, che non è la Rete del 1982, appena uscita dalla DARPA... È una faccenda grossa, grossa come la diffusione dell'automobile, in continua evoluzione.

Altra questione:
>su internet e con internet è
>*realmente* possibile commettere
>reati, a differenza di quanto accade
>col cinema, con la musica e i fumetti

Spiacente, ma non regge.
Dragonball, un fumetto che di velleità culturali, ideologiche e libertarie ne vanta poche, non è più uscito in versione integrale in quanto "fuorilegge" su una questione spinosa e delicata.
L'albo speciale de L'Insonne ritirato per ordine dello sponsor perché metteva in comportamenti criminali e parolacce addosso ad un personaggio politico di fantasia, non è forse paura di commettere un reato?
Quanti film/libri/fumetti non escono liberamente in certi paesi (Italia inclusa) per questioni di censura basata su leggi vere e proprie?

Sono un po' perplesso (senza offesa, sia chiaro) a leggere di uno scrittore di lungo corso come te che sminuisce così il potere della parola scritta. O_o

Ed in TV, non si possono commettere altrettanti reati e/o infamie? Rovinare la vita ad una persona sbattendo il suo nome in prima pagina come "presunto colpevole" o anche solo rompergli le scatole andando lì a chiedergli "come si sente?" dopo il terremoto non è reato?

Argomento lungo e complesso, e articolato in una miriade di sottoargomenti tutti importanti, lo so... Ma proprio per questo non va liquidato con "ah, la Rete": riportiamo le responsabilità alle persone, non lasciamola alle cose.

Se poi a te la Rete non serve (ma ne dubito, a meno che le documentazioni per le sceneggiature tu non le faccia solo su cartaceo, facendo il triplo della fatica), lasciala là, mentalmente, sullo scaffale, e nessuno potrà impedirti di farlo.

Spegnere la TV è già più difficile.

Michele Medda ha detto...

Mattia: ovviamente parlavo di commettere *sul serio* dei reati.

Infatti non puoi commettere reati con il cinema, la musica e i fumetti. Parlavo di opere di fantasia, non di programmi di informazione. Dove, indubbiamente, puoi diffamare, disinformare, etc.

E non mi sembra che per uno sprovveduto internet sia molto più "maneggiabile" della tivù.

Io ho capito una cosa, comunque. Che non mi piace: cioè che internet è un totem. Puoi sputare su tivù e giornali, e qualunque cosa tu dica va bene. qualunque insulto non è mai abbastanza. Ma se tocchi internet, eh, no... su internet non si può, come quella vecchia pubblicità dei pelati.

La Rete è meravigliosa, l'Informazione, la Libertà, etc. E poi ci sono tanti video divertenti su Berlusconi, che soddisfazione.

Io internet la uso, ovviamente. Ma mi rifiuto di farne un totem.

E con questo si chiude il topic, e da qui in poi si torna a parlare di fumetti