venerdì 24 luglio 2009

REVISIONI, parte seconda

“Revisione” è un concetto molto ampio, che nei nostri albi non comprende solo la correzione degli errori veri e propri, ma una serie di aggiustamenti che hanno diversi obiettivi. Uno dei principali – o forse proprio il principale – è la chiarezza della narrazione.

Qualsiasi lettore deve capire ciò che sta leggendo. E quello che terminato l’albo dice: “Bah, niente di che, però si fa leggere”, non capisce che quella fluidità di lettura – che gli ha consentito di arrivare alla fine pur senza essere entusiasta – non è affatto scontata, ma è frutto di un lavoro che non è solo dello sceneggiatore e del disegnatore.

Uso una vignetta ipotetica per darvi un’idea del lavoro di revisione.

In sceneggiatura la descrizione sarebbe questa: Campo totale, strada metropolitana affollatissima in un’ora di punta. Brady viene verso di noi. È assorto nei suoi pensieri e del tutto ignaro della presenza del killer. Il killer è alle sue spalle, confuso tra la folla. È a pochi metri dalla vittima e si prepara a colpire. Sollevando il lembo della giacca comincia a estrarre la pistola, che porta infilata nella cintura.

Ora, supponiamo che il disegnatore abbia disegnato una strada con decine di persone, auto, insegne al neon; c’è perfino una vecchina che attraversa la strada fuori dalle strisce e un taxista che si sporge dal finestrino e impreca contro di lei. Una vignetta curatissima in ogni dettaglio, figurativamente impeccabile. Vediamo Brady in figura intera al centro della vignetta, e il killer alle sue spalle. E a questo punto abbiamo un problema: sia Brady che il killer risultano “sperduti” dentro l’affollatissima vignetta. Il problema riguarda soprattutto il killer: con questa inquadratura il suo gesto – che è fondamentale per il racconto – non è evidenziato.

Come possiamo intervenire per chiarire la minaccia che incombe sul povero Brady?

a) Intervento “economico”

Diamo al killer un balloon di pensiero: “Ecco Brady... non si è accorto di niente... è il momento buono.”
Non è una soluzione molto elegante, lo ammetto, ma funziona. Ed è il modo più economico per correggere, lasciando intatta una bella vignetta.

b) Intervento di ritocco

Sfogliamo le tavole già disegnate, torniamo indietro alla prima apparizione del killer e ritocchiamolo dandogli un elemento che lo caratterizzi vistosamente. Un impermeabile nero, un giubbotto con una scritta, una benda sull’occhio.
Prendiamo ora la nostra vignetta e ridisegniamo il killer con lo stesso impermeabile/giubbotto/benda da pirata, mentre sta estraendo l’arma. A questo punto il lettore sarà in grado di identificarlo a una prima occhiata, e probabilmente presterà attenzione al suo gesto. E’ una correzione meno “economica” in termini di tempo, ma ancora accettabile.

c) intervento drastico

supponiamo ora che il killer qui sia alla sua prima apparizione nella storia, e quindi il lettore non ha modo di identificarlo come killer se non dal suo gesto, cioè dal fatto che sta estraendo la pistola. Gesto che, come abbiamo detto, non è immediatamente evidente. A questo punto ritocchiamo il killer (inquadrato in figura intera) facendolo diventare un personaggio anonimo, e lo disegniamo ex novo mettendolo in primo piano rispetto a noi. Potremmo metterlo di spalle, con la pistola infilata nella cintura dietro la schiena, e in questo modo avremmo proprio sotto i nostri occhi la mano che solleva il lembo della giacca (o della camicia) per estrarre l’arma. In secondo piano rimane Brady che si dirige ignaro verso di lui. In questo modo diamo tutta l’evidenza che serve al gesto del killer e aumentiamo la tensione.
E’ una correzione più impegnativa, ma di una chiarezza a prova di bomba.

Un altro esempio veloce, stavolta in merito al testo: Antonio Serra mi rimprovera sempre perché i miei personaggi non si chiamano mai per nome.
Ora, quando parlate con un vostro amico lo chiamate continuamente per nome? A me viene in mente lo sketch del trio Marchesini–Solenghi–Lopez che fa la parodia delle tele–novelas.
– Mi prendo qualcosa da bere, Pedro. Tu bevi qualcosa, Pedro? Questo whisky è ottimo, Pedro. –
Insomma, mi scappa da ridere. Io non riesco a scrivere così.

La preoccupazione di Antonio è legittima, però. Nel caso di personaggi minori, che scompaiono e riappaiono venti pagine dopo, è probabile che il lettore non ricordi i loro nomi. Il problema è quindi inserire i nomi nel dialogo facendo in modo che il dialogo appaia “naturale”. Alcune volte trovo che sia proprio impossibile e non lo faccio. I nomi, comunque, saranno aggiunti in fase di revisione.

Insomma: ci preoccupiamo di “fluidificare” il racconto, vignetta dopo vignetta, dettaglio dopo dettaglio.

Qualcuno potrebbe obiettare che abbiamo poca fiducia nell’attenzione dei lettori. O che “chi ha voglia di capire capisce lo stesso”. Oppure, posizione più estrema, che “tanto non è importante capire tutto”. Posizioni rispettabilissime, ovviamente. Ma non sono le nostre.

E ovviamente la chiarezza della narrazione è l’obiettivo principale della revisione, ma non è l’unico. La revisione controlla che ci sia una certa definizione grafica per segnalare al lettore i flashback, che i balloon siano disposti in un certo modo, che le didascalie che proseguono il dialogo abbiano le frasi tra virgolette e così via.

Ciò che caratterizza la SBE rispetto alle altre case editrici non è una revisione che “corregge gli errori” (e nessuna revisione abolisce completamente gli errori, com’è evidente). La revisione è molto di più: è quel lavoro lungo e sfaccettato che riassume in sé il metodo e la “filosofia” della casa editrice. In questo senso la nostra “post–produzione”, così come accade per il cinema, è realmente complementare al lavoro degli autori: gioca una parte non piccola nel rendere gli albi Bonelli quello che sono (anche negli aspetti più criticati, sia chiaro), per indirizzarli a un pubblico quanto più possibile vasto.

E se il successo della Sergio Bonelli Editore è tuttora ineguagliato, vuol dire che il metodo funziona.

11 commenti:

Filippo ha detto...

Certo che funziona!

Come sempre scrivi di argomenti interessantissimi.

Avrei una domanda: se la stessa scena facesse parte di un fumetto a colori le problematiche sarebbero le medesime? Ci si porrebbe comunque delle domande o ci si affiderebbe semplicemente a una colorazione che concentri l'attenzione su ciò che interessa?
Ops, non è una domanda ;-)

Michele Medda ha detto...

Ho il dubbio che differenziare Brady e il killer con il colore - magari mettendoli in piena luce rispetto al resto della folla lasciato nell'ombra - sia una soluzione un po' banalotta, l'equivalente della soluzione "economica" del balloon di pensiero. Non dovrebbe spettare al colorista rimediare a carenze narrative (che si fa se poi il fumetto è ristampato in b/n?). Comunque, se un colorista passa da queste parti, dica la sua!

Filippo ha detto...

La penso come te. Grazie per avermi risposto :-)

Adoro il trio e ho ben presente la parodia delle telenovelas. Sono fantastici!

and ha detto...

Ciao, sono un lettore della serie oltre che di altri fumetti bonelli come Nathan Never e Magico Vento (Tex e Zagor li leggo da mio padre) ai quali mi sono appassionato da anni e che mi hanno tenuto compagnia in momenti neri.

Mi sono avvicinato a Caravan con molta attesa e dubbi, visto la delusione che avevo ricevuto da Volto Nascosto. il primo albo mi aveva convinto sì e no poi ho comprato il secondo (fai conto che ogni, anche piccola spesa, per me è davvero un calcolo, visto i pochissimi soldi che ho) e alla fine della lettura mi sono accorto che avrei voluto subito leggere il terzo.

Mi ci sono affezionato e mi piace.

grazie.

io scrivo recensioni ogni tanto e ci scriverò sopra qualcosa, appena ho la testa a posto.

gianluca ha detto...

spero che tra 10 mesi questo blog verrà ristampato come "Manuale non-ufficiale (ma molto pratico) su come si fa un fumetto". E' sempre molto interessante venirlo a leggere... mi ricorda Stephen King e il suo "On writing".

Vernè ha detto...

Bellissima spiegazione di quanto lavoro può stare dietro un fumetto!
E magari noi lettori non ce ne accorgiamo nemmeno. Anzi sicuramente non lo possiamo sapere.
Mi va, a questo punto di farti una domanda.
Oltre a sceneggiatore e disegnatore quali altre persone sono interessate a questa fase della revisione? Per caso sottoponete pure a qualche lettore (esclusivamente lettore...) , come si fa nei videogiochi per testare gli eventuali bugs,il vostro lavoro per saggiare in anteprima le eventuali reazioni degli "utenti"?

Michele Medda ha detto...

No, Vernè, non esiste la "preview" per noi. Per fortuna, mi viene da dire. La preview fa parte di un approccio "industriale" dentro meccanismi produttivi basati sui grandi numeri, come quello del cinema e dei videogiochi. Nel nostro caso specifico, anche ammesso che si praticasse il metodo delle preview, non avrebbe senso rimanipolare un albo che rimarrà in edicola un mese e poi sparirà dal mercato.

Anonimo ha detto...

Ciao Michele,
premetto che sono un tuo grandissimo ammiratore dai tempi di Nick Raider quando hai iniziato a scrivere le tue prime splendide sceneggiature da solo e non più a 6 mani con Antonio Serra e Michele Medda (la famosa "banda dei sardi"!!!).Ti ho seguito oltre che su Nathan Never anche su Dylan Dog e sebbene Tex non fosse il mio genere preferito ho acquistato c/o l'Ufficio Arretrati della Bonelli le uniche 2 storie che hai sceneggiato per Aquila della Notte: "Bande Rivali" (N.403-405) e "Orrore" (N.410-411), dove hai svolto un ottimo lavoro come tua consuetudine.Con mia grande, sorpresa, però, ho notato che contrariamente a quanto da te affermato in "Revisioni Parte Prima" ("...Per esempio quando un personaggio che dovrebbe apparire sorpreso ha un’espressione impassibile. Al posto del famigerato “?” (espediente che odio più delle voci dalla finestra) preferisco inserire un “Cosa?”) nell'albo "Bande Rivali" N.403, nella Tavola di Pag.39 Vignetta 1 hai inserito due bei punti interrogativi sulla testa dei 2 personaggi che appaiono nella suddetta vignetta?!?
Naturalmente ho voluto fare solo "scherzosamente" il cosiddetto avvocato del diavolo!!! Spero che le mie orecchie non fischieranno più di tanto...
Per concludere ti volevo chiedere delucidazioni sulla miniserie "Digitus Dei" che sto cercando affannosamente nelle varie fumetterie; di quanti albi consta di preciso?Tutti editi da Peter Pen?
Un caloroso saluto.
Attilio.

Michele Medda ha detto...

Caro Attilio,
grazie per le gentili parole. E' passato tanto tempo da quelle storie di Tex e non me le ricordo bene, ma è probabile che i punti interrogativi "di sorpresa" di cui tu parli non fossero presenti nella sceneggiatura; probabilmente sono stati aggiunti in fase di revisione da Nizzi o da Canzio (così come le didascalie "di raccordo" tra una scena e l'altra).

Per quanto riguarda Digitus Dei, la saga di padre Sertori si compone di una graphic novel in b/n edita nel 2000 da Peter Pen (ristampa riveduta e corretta del volume uscito per la Magic Press nel 1996) e da una storia in due albi a colori di 32 pagine, spillati, pubblicata nel 2001 con il titolo "I demoni hanno fame". Non ricordo se quando è uscita la seconda storia avevamo già cambiato il nome in Peter Press per un problema di omonimia con una società francese.

Anonimo ha detto...

Immaginavo che in qualche modo fossero state rimaneggiate dai curatori della serie (nella fattispecie Nizzi/Canzio)...Ad ogni modo il tuo stile si vede!
Appena riesco a recuperare Digitus Dei avrai sicuramente un mio commento!
Grazie e buon lavoro!
P.S. Nel mio post precedente ho omesso di citare Bepi Vigna coe terzo componente (il suo nome è stato sostituito erroneamente con il tuo!).Porgigli le mie scuse...
;-)

Anonimo ha detto...

Salve Michele,
in un afoso pomeriggio di 2 giorni fa, a coronamento di un'estenuante ricerca, ho finalmente trovato e prontamente acquistato in una fumetteria, i 3 albi che compongono la graphic novel "Digitus Dei".
La sera dello stesso giorno, complice un elevato tasso di umidità che - ahimè - risulta essere un efficace deterrente per il sonno, ho di fatto "divorato" l'intera mini-saga stando sdraiato comodamente nel mio letto!
Sebbene l'idea tragga origine, cinematograficamente parlando, dal cult di William Friedkin (uno dei famosi "Baby Boomer" da te citati in un Post precedente), lo svolgimento della storia assume i toni di un teso ed avvincente giallo.
Le due storie sono indubbiamente contraddistinte dal tuo "marchio di fabbrica" che apprezzo davvero tanto: spessore dei personaggi ed introspezione psicologica.
Sotto il profilo dei disegni, a mio avviso, l'albo più riuscito è il primo in quanto la seconda storia risente di un uso a tratti eccessivo della computer grafica ed un'impostazione complessiva che mi hanno richiamato alla mente le saghe supererostiche dei comics americani che cordialmente detesto!
Ad ogni modo il tratto di Stefano Casini risulta essere sempre efficace nella rappresentazione dei vari momenti della storia.
Mi delude non poco il fatto che in Italia (come tra l'altro ribadisce lo stesso Alfredo Castelli nell'introduzione al primo albo) iniziative del genere abbiano un feedback sin troppo limitato e quindi siano destinate inesorabilmente a "naufragare"!Tra l'altro, il prezzo di vendita dei 3 albi non era neanche eccessivo considerata la qualità e la cura della veste editoriale.Ma in italia il canale delle fumetterie e delle librerie non costituiscono - ahinoi - un volano per un rilancio complessivo del fumetto.Fortunamnete c'è ancora l'edicola che assicura una discreta tiratura e per i lettori più esigenti c'è ancora la possibilità di poter comprare, sia in ambito bonelliano che nei c.d. bonellidi, dei prodotti curati sotto ogni aspetto pur rimanendo nell'ambito del c.d. fumetto popolare.Non a caso la stessa SBE ha proposto giusto un pò di tempo fa una serie a mio avviso davvero innovativa che si discostava dalla tradizione bonelliana; sto parlando di Napoleone una serie creata da Carlo Ambrosini e contraddistinta da una significativa presenza di elementi psicanalitici e quindi molto "autoriale".L'esperimento è durato "solo" 54 numeri poichè la serie è stata chiusa quando è arrivata alla fatidica soglia delle ventimila copie vendute.Bisogna farne tesoro di queste esperienze ("Digitus Dei", "Napoleone", etc.) e riproporle, sebbene in altre vesti e formati, ai lettori delle future generazioni...
Un carissimo saluto.
Attilio.