venerdì 5 giugno 2009

DAVID IL VAGABONDO

Chissà cosa ne sarebbe stato di David Carradine se Questa terra è la mia terra di Hal Ashby - in cui interpretava il leggendario folk singer Woody Guthrie - avesse vinto l’oscar. Forse Carradine sarebbe diventato una star, o comunque uno di quegli attori che star non sono – come Ed Harris, per esempio – ma rimangono comunque carismatici.

Questa terra è la mia terra invece fu ignorato dall’Academy e la carriera di Carradine è andata come sappiamo. Una pletora di film di serie B, e forse anche alcuni di serie Z, un lungo oblio, poi il tentativo generoso di uscire dal tunnel, e infine il ripescaggio ad opera di Tarantino, che sembrava preludere a una grande rentrée: aspettativa puntualmente delusa.

Col senno di poi si può capire che quello del vagabondo Woody Guthrie non solo è stato il ruolo più importante di Carradine – forse il suo unico ruolo da star, nella serie A del cinema – ma ha anche finito per assumere un’inquietante valenza autobiografica.

Pochi ricordano che Carradine ha diretto anche un paio di film. Ebbene, anche i suoi film da regista sono chiaramente debitori nei confronti del personaggio che lo ha reso celebre, quello del monaco vagabondo Kwai Chang Caine di Kung Fu; e, a guardarsi indietro, Kwai Chang era a sua volta debitore di Shane, il Cavaliere (errante) della Valle Solitaria che Carradine interpretò in gioventù in una breve serie western di insolita maturità.

La prima regia di Carradine è California 436 (You & Me), in cui l’attore–regista interpreta un motociclista vagabondo, Zito, che è braccato dalla polizia e finisce per stringere amicizia con una vedova e un bambino. Una storia minimale coi toni di una ballata folk, girata con stile acerbo ma non priva di sincerità. A fianco di David i due fratelli Keith e Robert, e la compagna di allora, Barbara Hershey, conosciuta sul set di America 1929: sterminateli senza pietà (Boxcar Bertha), il primo film di Scorsese. Il film ha circolato, negli ottanta, sugli schermi delle tv private.



La seconda regia (in realtà la prima - il film è stato girato nell'arco di dieci anni) è una pellicola più ambiziosa, Americana, inedita al cinema, recuperata e sottotitolata dalla Rai per le tipiche nottate cinefile: anche Americana è una piccola storia dai dialoghi sommessi e dai lunghi silenzi (un tipico film degli anni settanta, insomma). Carradine è un reduce dal Vietnam, un vagabondo senza fissa dimora che capita in una piccola città, e si impunta nel voler riparare – apparentemente senza alcuno scopo – la giostra di un luna park dismesso. Compiuta la sua missione, il vagabondo riprende il suo cammino.

È esattamente quello che ha fatto Carradine dopo che il film di Ashby sembrava averlo lanciato, oscar o non oscar, nella serie A, procurandogli un ruolo in un film di Bergman, L'uovo del serpente: l’attore ha tirato dritto per la sua strada (quella del cinema “alimentare” più facile, forse senza nemmeno leggere i copioni). E, molti anni dopo, nemmeno il tocco magico di Tarantino, già sperimentato con Travolta, ha funzionato su di lui.

A guardarsi indietro col senno di poi si può vedere quanto il ruolo nel film di Ashby sia stato profetico: nel suo peregrinare disinvolto dalla tivù al cinema definito “d’autore”, da dignitosi B–movie ai più infimi filmacci per le tv via cavo, David Carradine è stato un vagabondo del cinema. Un outsider irrequieto, tormentato, incapace di affezionarsi a ruoli o registi che avrebbero saputo valorizzarlo.

Kill Bill
a parte, forse il suo ultimo ruolo incisivo sul grande schermo è stato quello del fuorilegge Cole Younger nei Cavalieri dalle Lunghe Ombre di Walter Hill. Carradine trasforma il pittoresco, sanguigno bandito, capace di sopravvivere con undici pallottole in corpo, in un personaggio sornione, segnato da un ironico disincanto. Perfino nei momenti più drammatici fa affiorare un amaro sorriso, consapevole che, come canta James Keach sulle note di Ry Cooder, “the victory it goes to the strongest/ and only the strong will survive/ survival is living the longest/ but nobody gets out alive”.

Filmografia consigliata:

Anno 2000: la corsa della morte (Death Race 2000, 1975), di Paul Bartel
California 436 (You and Me, 1975), anche regia
Questa terra è la mia terra (This Land is Your Land, 1976), di Hal Ashby
L’uovo del serpente (The Serpent's Egg, 1977), di Ingmar Bergman
Messaggi da forze sconosciute (The Silent Flute aka Circle of Iron, 1978), di Richard Moore
I cavalieri dalle lunghe ombre (The Long Riders, 1980), di Walter Hill
Q–Il serpente alato (Q- The Winged Serpent, 1982), di Larry Cohen
Una Magnum per McQuade (Lone Wolf McQuade, 1983), di Steve Carver
Americana (id., 1983), anche regia
Kill Bill (id., 2003), di Quentin Tarantino

5 commenti:

Vernè ha detto...

Gran bel ricordo di questo "beautiful loser" che è stato David Carradine.

Claudio Fattori ha detto...

Il mio preferito è "Cain il Mercenario" ("The Warrior and the Sorceress", 1984) per la regia di John C. Broderick. E' praticamente "Yojimbo" (e, soprattutto, "Per un Pugno di Dollari") in chiave pseudo fantasy. David è incredibile per l'impegno che ci mette e che sarebbe stato meglio spendere in ben altra causa.

Michele Medda ha detto...

Vero, Claudio! Lo avevo dimenticato... e sì che, se non è proprio memorabile, almeno è meno dimenticabile di altri...

Claudio Fattori ha detto...

Dimenticavo anche l'imperdibile - si fa per dire - "The Demon Slayer" (1999) di tale Mark Lambert Bristol. Pellicola non priva di qualche spunto buono - quando non ottimo - in bilico su molti, troppi, generi - thriller, commedia, horror - che il regista non riesce - o non sa - gestire. Il dvd italiano - ormai fuori catalogo - godette di una certa risonanza pubblicitaria in quanto fatto uscire - volpescamente - a ridosso del "Kill Bill" tarantiniano. Che dire: qui David è grandioso nei panni di uno psicolabile agente dell'FBI con manie religiose e capacità parapsicologiche (vede, alla lettera, i demoni che si annidano nelle persone malvagie). Il suo ruolo, però, è "innestato" malamente su una trama, quanto meno bizzarra, che farebbe benissimo a meno della sua presenza. Il film no, ovviamente, essendo le scene col nostro le uniche rimarchevoli e che godono di un certo "slancio" registico altrimenti pressocché assente.

Filippo ha detto...

Come si dice, la storia non si fa con i MA e con i SE, non è nemmeno rispettoso classificare qualcuno o qualche cosa, ma, si sa, la società contemporanea è abituata a farlo.

Confesso di aver conosciuto David Carradine con Kill Bill, confesso di non aver visto altri suoi film (che io ricordi). Sono appassionato di cinema, ma ho l'attenuante della gioventù e dell'impossibilità di vedere ogni cosa; i film prodotti sono tantissimi e vederli o averli visti tutti quanti non è cosa facile, qualcosa resta da parte sempre e comunque; ne ho tanti da vedere e da recuperare, ma il tempo è quello che è. Su IMDB figurano dieci, tra film e serie tv, produzioni a cui D.C. aveva collaborato come attore nel 2009, di cui sei ancora in post-produzione, quindi sarà ancora possibile vederlo - sul grande o piccolo schermo (dipenderà dalla distribuzione) - in nuovi ruoli.