martedì 16 giugno 2009

IL NUMERO UNO

Mickey Spillane diceva che è la prima pagina che vende il tuo libro, ed è l’ultima che vende quello successivo. La stessa cosa può dirsi del primo numero di una serie a fumetti.

Devi presentare i personaggi, la situazione, e in una certa misura il mood della serie. Devi farlo senza rivelare troppo, in modo da non rovesciare sul lettore una mole di informazioni che vanno diluite nell’arco della serie. Sperando ovviamente di convincere il lettore a comprarla tutta, la serie.

Mi piacerebbe pensare che c’è una procedura da seguire, attenendosi alla quale si può realizzare un numero 1 da urlo. Beh, questa procedura non c’è. Non c’è nemmeno per le serie tradizionali, quelle con l’eroe e la spalla. E Caravan è una miniserie, strutturata in maniera diversa dalle serie tradizionali.

Come dovevo scriverlo, questo numero 1?

Alcune situazioni (per esempio la partita di calcio con la scena del rigore) le avevo già abbastanza chiare in testa prima di cominciare a scrivere. Ovviamente sapevo chi sarebbero stati i protagonisti, e quale sarebbe stata la conseguenza dell’apparizione delle “nuvole strane” nel cielo su Nest Point. Non sapevo nient’altro, però. E il resto – cioè tutto il subplot relativo ad Adrian Richards – è saltato fuori mentre scrivevo. A due terzi dell’albo sono tornato indietro e ho inserito la scena del diverbio. Fino a quel momento non avevo idea che Alistair Richards avesse un figlio. Ma una volta che mi è venuto in mente ho capito che quel subplot poteva tornarmi utile sia a livello puramente “meccanico” (è il “caso di puntata” dell’albo), sia sotto un altro punto di vista che si chiarirà, spero, man mano che la serie andrà avanti.

Caravan è all’ottanta per cento frutto di improvvisazione (uso questa parola rischiando di essere frainteso, ma voi non mi fraintenderete, vero?). Andando avanti con la scrittura ho abbandonato alcuni personaggi presentati nel numero 1 e ne ho sviluppato alcuni che non prevedevo di sviluppare.

Non ho mai nascosto la mia ammirazione per Ed McBain e la sua saga dell’87° distretto. Da ragazzino – da lettore istintivo e immaturo – ero affascinato dalla folla di personaggi che popolavano quel ciclo di romanzi. Ogni volta che cominciavo un nuovo romanzo mi intrigava l’idea di scoprire chi ne sarebbe stato il protagonista. Carella? Meyer? Kling? Eileen Burke? Il criminale senza nome noto solo come il Sordo? Immaginate la mia sorpresa quando a volte scoprivo che il protagonista era l’assassino (come nell’indimenticabile Tutto regolare, mamma), a volte la vittima (L’assassino ha confessato), o quando l’indagine poliziesca cedeva il passo a una storia di passione proibita (Parenti di sangue). Da un lato trovavo la scoperta frustrante – avrei sempre voluto che il protagonista fosse uno dei miei personaggi preferiti – ma dall’altro ne ero affascinato.

Da adulto ho capito quanto ci fosse di istintivo – nel senso migliore del termine, quindi direi di spontaneo – nell’approccio di McBain, capace di costruire una storia articolata anche su personaggi minori, di abbandonarsi al flusso creativo senza seguire schemi prefissati (dopo due romanzi arrivò anche a “uccidere” Stephen Carella, prontamente “resuscitato” dall’editore con un taglio di tre righe).

Con tutti i distinguo del caso, in Caravan ho cercato un approccio analogo. E questo mi ha consentito di affrontare tranquillamente – beh, diciamo con meno patemi – la stesura del numero 1.

Non ho considerato Il cielo su Nest Point come “il numero 1", l’albo che deve dire tutto qui e adesso. È “solo” un numero 1, l’inizio della storia. È la partenza per un viaggio. Per i protagonisti, per l’autore, e spero anche per i lettori.

2 commenti:

RaSca ha detto...

Letto e apprezzato. Non c'è un vero e proprio colpo di scena (nessuna splash page finale alla Jenkins o Loeb per intenderci), ma la tensione rimane piuttosto alta dall'inizio alla fine.
Come tutti hanno sottolineato a farla da padrone è la caratterizzazione dei personaggi ed i disegni di De Angelis che, al solito, ho apprezzato moltissimo.
Michele, sono veramente curioso di dove andrai a parare con le nuvole strane nel cielo, i blackout e l'esercito. Sarà un esperimento governativo? Saranno gli alieni? Saranno buchi neri che provocano sbalzi temporali?
Rimango convinto che non è poi la storia in se a determinarne il successo, ma come la si racconta. Attendiamo questo "Ribelle" e vediamo che succede.

Acidshampoo ha detto...

Questo primo numero mi è piaciuto moltissimo, a partire dai dialoghi (per me fanno il 90% di una buona storia), che vanno spesso a finire come non ti aspetteresti e che sono mozziconi di vita quotidiana che fa piacere trovare in un fumetto. Ottima scelta. E poi non è da poco riuscire, già col primo albo, a far entrare il lettore in simpatia molti personaggi, a renderli già così percepibili.
Con questo inizio, sono curiosissimo, impaziente di leggermi i prossimi capitoli.