venerdì 7 maggio 2010

I CANCELLI DELL'EDEN



All'alba il mio amore viene da me
e mi racconta dei suoi sogni,
senza neppure provare ad aprire un varco
nelle trincee della loro oscurità.

A volte penso che non esistano parole,
tranne queste, per dire ciò che è vero.

Ma non ci sono verità fuori dai cancelli dell’Eden.

Bob Dylan, Gates of Eden

PS, per chi è capitato qui senza avere letto la serie: nei commenti a questo post si parla del finale, quindi OCCHIO: SPOILER. 

81 commenti:

and ha detto...

Io non vedo l'ora di leggerlo e so già che ci sarà tanta tristezza quando sarà finito. Quest'anno cavolo finiscono sia Caravan che Magico Vento...uffa, mi resta solo Nathan Never.

DomenicoDragone ha detto...

Anche a me verrà tanta tristezza,è la prima serie che finisco,la prima che seguo cosi intensamente (escludendo il mio amore Dylan Dog).

S ha detto...

Ciao Michele,
sono un'entusiasta lettore di Caravan, nonché un lettore, seppur silente visto che sino ad oggi non avevo mai commentato, del blog dalla primissima ora.
Da quando stamani ho letto il post mi ritrovo spesso a canticchiare la bellissima Good Riddance pensando alla cover del prossimo imminentissimo numero e al viaggio di questi mesi. La trovo dannatamente perfetta per quest'ultimo numero, soprattutto alla luce di quello che ha vissuto Davide negli ultimi tempi, e della nuova partenza che lo attende. Spero di poter leggere "I cancelli dell'Eden" il prima possibile.
Nel frattempo, colgo l'occasione, a prescindere da come sarà l'ultima storia e di quello che mi trasmetterà, per ringraziarti di cuore per l'emozionante viaggio di questi mesi in compagnia di Davide, Massimo, Jolene e gli altri personaggi che ci hanno regalato tante belle emozioni. Caravan è stata una tra le mie letture migliori di questi mesi, in grado di sorprendermi ad ogni numero, e inevitabilmente mi mancherà.

Un saluto dalla Sardegna,
Simone

P.S.: spero che quando hai scritto che chiuderai il blog, non intendessi che verrà eliminato ma semplicemente che da un certo momento in poi non ci saranno più nuovi post. Questo spazio virtuale non ha fornito solo anteprime o anticipazioni, ma ha ampliato e arricchito le storie di ogni albo, come se fosse una sorta di "contenuto speciale" della serie. Mi spiacerebbe se non fosse più disponibile...

Michele Medda ha detto...

Grazie a tutti. Il blog resterà on line. E Caravan mancherà un po' anche a me.

Acidshampoo ha detto...

Ho appena finito di leggere l'ultimo numero di Caravan. Commento a caldo, poi ci tornerò meglio i giorni a venire. Finale inaspettato e veramente troppo bello, ma non di una bellezza tipica e sterilmente rotonda eh, bensì un epilogo che ti resta vivo in testa anche dopo che hai chiuso l'albo e che abbisogna di una lettura attiva. Non me l'aspettavo, ma non potevo aspettarmi di meglio. Mi è piaciuto TANTISSIMO.

Anonimo ha detto...

Letto.
Bellissimo.
Grazie

Stefano ha detto...

No, no, no!
Peccato. Adoro questa serie, ma il finale mi ha lasciato molto perplesso, e anche un pò deluso. A parte Olivares, che mi è sembrato piuttosto sottotono (ho negli occhi i suoi Nathan e le copertine di J. Steele), la storia in sè mi sembra non all'altezza delle premesse create (ma forse questo era il tuo intento). Bello e inquietante lanciare l'interrogativo su come sia morto in realtà Massimo Donati. Il comportamento di Davide è abbastanza realistico, ma la situazione non sta in piedi. Tutto questo, la spedizione di Massimo, i files "solo per gli occhi di Davide", la rediviva Peters (colpo di scena un pò gratuito, sarebbe bastato che Ratner avesse parlato di una donna coi capelli biondi corti e sarebbe crollato tutto), è stato solo un gioco del gatto col topo tra i militari e un adolescente? Una prova di controllo? E che possibilità aveva un ragazzino di convincere una città, quando non c'è riuscito nemmeno un loro rappresentante, uno di cui si fidavano? A cosa sarebbe dovuto servire? E poi il finale, le nuvole strane... l'intervento divino per salvare una famiglia? Peccato, davvero. Comunque ti rinnovo per l'ennesima volta i complimenti, è stato un viaggio avvincente. Prima d'ora mi era successo solo poche volte di aspettare con ansia il giorno di uscita e di precipitarmi in edicola la mattina presto per comprare un fumetto. Grazie per tutto. Aspetto con ansia il nuovo personaggio di cui parli nella seconda di copertina.

luttazzi4ever ha detto...

Un finale che non mi ha esaltato, peccato. L'ho visto quasi come una sorta di cliffhanger. Forse quando lo rileggerò lo capirò meglio. Ma la prima impressione non è stata positiva.

Michele Medda ha detto...

"Non c'è nessuna spiegazione".

Stefano ha detto...

E questo legittima un "non c'è nessun senso"? :)

Fabio ha detto...

A me personalmente è piaciuto vedere militari, politici e psicologi - il potere - perdere il controllo dell'esperimento e trovarsi tutt'a un tratto allo stesso livello delle cavie umane che hanno scarrozzato in lungo e in largo. Senza poter scappare, o forse semplicemente senza il coraggio di andare oltre le proprie limitate vedute (le nuvole).
Complimenti, Michele: per me è stata una bella miniserie, finale compreso.

Michele Medda ha detto...

Stefano, no di certo. Magari vuol dire che non devi cercare "il senso" in quella direzione.

Stefano ha detto...

Personalmente ho pensato a Caravan da molto tempo a questa parte come ad un romanzo di formazione con protagonista Davide Donati. Prima ancora della morte dei suoi genitori, credo che il primo doloroso passo di maturazione sia stato l'abbandono di Chip nel secondo numero. E che le nuvole su Nest point fossero un mero pretesto per cominciare il viaggio è sempre stato evidente, e ne sono prova i bei flashback sui singoli personaggi del numero 4, 5, 6...
Quindi, assodato che le nuvole non servono, la maturazione di Davide passa attraverso esperienze importanti (l'amore per Jolene, il senso di responsabilità nei confronti della sorellina, la perdita insensata -e tanto più vera perchè insensata- della madre, la decisione coraggiosa ma un pò strana del padre...oltre ai racconti delle esperienze di vita di Whitley, Carrie, ecc.), fino a portarlo al suo "punto di rottura", che gli fa abbandonare la carovana, come già aveva fatto suo padre. Metaforicamente fila tutto, ok. Ma è il modo in cui succedono gli eventi dell'ultimo numero che proprio non mi scende giù. Che poi il finale sia aperto, questo è un bene perchè arricchisce il tutto (magari le nuvole sono un buco nero manifestatosi sulla terra all'improvviso, con effetti simili a quelli del triangolo delle bermude, ed entrandoci muoiono tutti, Donati compresi, che si ritrovano in paradiso, a due passi dall'Eden, chissà). Ma sono i puri e semplici fatti che non mi spiego. Sembra, come ho detto, che tutto l'esercito si diverta a tormentare un ragazzo (dopo avergli forse ucciso a sangue freddo il padre, eh!). E'un comportamento un pelo insensato o no?

marchino ha detto...

e quindi?....boh non so cosa dire.è una fine non fine, sono rimaste aperte tantissime domande la maggior parte create nelle ultime 20 pagine

and ha detto...

Non è giusto, nelle edicole della mia zona, l'albo non è arrivato...zero.

spero di non perderlo, altrimenti mi incazzo.

ho saltato tutti i commenti sopra per non perdermi il gusto di leggerlo.

AntonioUrru ha detto...

perplesso e non affatto convinto da questo finale che veramente non ha alcun senso se non quello di lasciare aperte le porte ad un Caravan 2 di cui tuttavia difficilmente vedremo la nascita, stante le vendite non eccelse della prima serie....

Michele Medda ha detto...

Antonio Urru:

1) Caravan non è stato pensato come franchising, la storia ha un inizio e una fine (è un "finale aperto", se vuoi, ma è comunque una fine).

2) Caravan ha venduto benino, soprattutto tenendo conto che è una serie nuova sotto molti aspetti, e che si rivolge alla testa del lettore, non alla parte sotto la cintura.

Francesco ha detto...

Scrivo per fare molti complimenti all'autore di questa serie (e anche per Nathan Never, il mio "primo amore" che segueo dal mitico n.1).
Un piccolo appunto: a me piacciono i finali aperti, però qui è come se mancasse un episodio, è talmente aperto da non essere un finale.
Mi sarebbe piaciuto capirci qualcosa di più, magari non proprio il "colpevole", però qualcosa...
Comunque è stato un buon esperimento!

Michele Medda ha detto...

Stefano, se non ti spieghi i fatti, va benissimo, perché assumi il punto di vista di Davide. Il comportamento dei soldati non è insensato, è incomprensibile. C'è una certa differenza.

Segue SPOILER, occhio.

Tieni conto poi che i soldati non possono avere preso di mira Davide dall'inizio: finisce lui nella loro rete perché è suo padre che si offre di andare con Ratner. Da lì in poi per forza di cose diventa lui l'oggetto principale dell'esperimento.

Quale sia poi la dimensione e il vero scopo dell'esperimento per me non è (narrativamente) importante. E' invece importante - permettimi di "allargarmi" un tantino - dare una dimensione kafkiana a questo esercizio di Potere (con la P doverosamente maiuscola). E questo si poteva fare solo evitando di spiegare. Spiegando tutto, sarebbe stato "solo" un esperimento.

La mia è una scelta radicale, ovviamente, e nel momento in cui l'ho fatta ero perfettamente conscio del rischio di scontentare alcuni lettori. Ma considero parte del mio lavoro correre questi rischi. Altrimenti avrei scelto una soluzione "rotonda", come dice acutamente Acidshampoo, senza spigoli, sicura.

E Caravan sarebbe stato tutt'altro tipo di racconto.

Cioè quello che faccio da vent'anni, e che in questo caso non mi interessava ripetere.

Stefano ha detto...

E' geniale (e consolatorio, in un certo, assurdo, senso) che anche il Potere (il tribunale?) kafkiano venga messo in scacco, nel finale. E in questa ottica lo scopo dell'esperimento diviene inutile, visto che finisce per essere semplice tortura esistenziale per un ragazzo. E' una concezione angosciante, e mi rendo conto che in questo modo è molto più comprensibile. Sono io che cerco spiegazioni, a volte in modo anche eccessivo. Alla fine il parallelismo giusto è: Davide - la rana, i militari - Davide e i suoi amici, le nuvole (Dio?) - Stephanie?
Ma alla fine l'esperimento quale diavolo sarebbe? Le dimensioni non contano (ma mettere sulla strada una intera città per vedere l'effetto sui singoli abitanti? Su un solo abitante?) lo scopo nemmeno (anzi, alla fine le nuvole non sono altro che un effetto speciale). Ma dimensioni e scopo a parte, in cosa consiste in concreto, allora? Nella creazione delle nuvole? Nello spostamento di una città?

Marco Puglioli ha detto...

Letto. Ovviamente con Dylan in loop in sottofondo.
Michele... grazie. Cos'altro ti devo dire? Mi aspettavo un finale semi-aperto, ma che mantenesse alcune certezze. Invece hai rimesso in gioco tutto, e credo ti sia divertito a mettere in gioco anche te stesso.
E pensare che prima di Caravan non sapevo nemmeno chi fossi, credo di avere un po' di cose da recuperare...

gianluca ha detto...

POTREBBE SEGUIRE SPOILER!

A me è sembrato di vederci un po' il finale di "Dellamorte Dellamore"... che se ricordo bene viene citato nel numero 1 della serie! Quella citazione nel numero 1 era una sorta di "avvertimento" per i lettori?

Comunque bellissima serie, complimenti davvero! Quando vuoi darci informazioni sulla tua prossima mini, noi siamo sempre pronti (qualcuno già mormora sarà sui vampiri)

Giulio ha detto...

A me il finale è piaciuto moltissimo. Credo che Caravan sia stata una serie innovativa e coraggiosa, impensabile in Bonelli fino a qualche anno fa. Un finale del genere avrà fatto venire un mancamento al Sergione.
Sei riuscito a fare una serie nuova, di rottura, dando agli appassionati quello che hanno sempre voluto: una serie mainstream senza azione, portando i dialoghi e la "commedia" nel fumetto commerciale. Parlando alla testa del lettore. Peccato che tutti si siano accaniti su questioni idiote ("ma allora non è fantascienza", "ma è implausibile", "ma i flashback", "ma che mi frega della storia della mamma della tipa", "ma la continuity") tralasciando la portata rivoluzionaria (si, rivoluzionaria) del contenuto.

E la cosa più triste è che, quando viene annunciato che la serie di Recchioni sarà interamente a colori, tutti gridano all'innovazione. Il colore è innovativo, i contenuti no. Bah. Si meritano Diabolik per i prossimi 50 anni.
-Brendon

Unknown ha detto...

Io direi che oltre a non esserci nessun senso, si possa intendere anche che cercare il senso non ha senso di partenza.
Al di là del gioco di parole, mi ricorda molto il Nietzsche de La Nascita della Tragedia e il finale priva il viaggio in caravan di un significato avulso da quello della vita stessa.
come ci dice Whitley, col resto del mondo il "Potere" si comporterà allo stesso modo che con la gente della carovana, raccontandogli un sacco di bugie, o un sacco di mezze verità.
Il tornado è vero o no? Non ha più importanza, perchè se anche non fosse stato vero avrebbero trovato un'altra scusa per spostarli tutti.

Saso ha detto...

[...]
tuttavia - e dico TUTTAVIA - queste è una delle migliori serie che abbia mai letto. Originale, intelligente, divertente e dalla realizzazione molto - perdonatemi il temrine tecnico - FICA. Cool. E poi sì, è incompleta o imperfetta, per via del finale (but it is just my opinion), ma chissenefrega. E poi solo il fatto che dopo 3 ore che l'ho finita ancora sto qua a scrivere e rimuginare vuol dire che m'hai preso alla grande Michele Medda. Anzi, debbo assolutamente chiedere perdono per la mia logorrea, ma mi sono lasciato trasportare.

Complimenti ancora e spero di rivederti presto in edicola con una nuova creatura.

ps: l'idea di tenere il blog ottima: anche per me è stata una specie di bella appendice al fumetto.

Saso ha detto...

l'ho appena finito
sono uscito con 39 di febbre per andare a comprarlo oggi (grazie a quella str... della mia coinquilina)
che dire: se l'ho comprato con tanta ansia, caravan avrà significato qualcosa, avrà attivato un certo meccanismo, un'attesa, e in questo è stato - giustamente - molto pop. Ma il finale...
Ahimé.

Sono d'accordo con Stefano su tutta la linea.

Del resto, ho da dire anche una cosa sul parallelo fatto da gianluca, che cita Dellamorte Dellamore: il nonno di Dylan Dog, almeno nella sua trasposizione filmica (non ho letto il libro di sclavi purtroppo), si aggira sin dall'inizio in un mondo dai toni surreali, grotteschi, da humor nero e nonsense dylaniato. Sicuramente malinconico. E il finale infatti rende l'idea di un modo "a parte", esterno ed estraneo al mondo reale. La sospensione dell'incredulità a quel punto del film era bella che collaudata.

Caravan, invece, ci ha abituati sin dalle prime battute a un minimo di plausibilità. Che poi è diventata massima con l'abbandono dell'espediente narrativo (giù le nuvole). La psicologia dei personaggi, le interazioni tra di loro, l'eterna contraddizione del potere e via dicendo. E la stessa spiegazione delle nuvole come "effetto speciale" dell'esperimento, ovvero "procedura delta", confermato dai militari e quindi certamente artificiale, la stessa spiegazione insomma ci saldava ulteriormente alla dimensione del reale.

Poi però, un evento inspiegabile, quelle nuvole che somigliano in tutto e per tutto a quelle artificialmente create dall'esercito. Quindi, non un coupe de teatre (o come si scrive), ma un deux ex machina che se ci scervelliamo -e mi sto scervellando - forse riusciamo, in qualche modo, a infilarlo nello stesso universo di davide donati.

Mi viene in mente la battuta della signora donati sul disegno divino che non sarebbe stato compreso (forse perché incomprensibile?). In fondo dio ci sta tutto: sulla scia della chiave di lettura suggerita da stefano - un romanzo di formazione - che vede davide diventare uomo dopo varie tappe, aggiungerei che ci sta bene una rivelazione-non rivelazione finale di natura divina, foss'anche un riconoscimento da parte dei "piani alti" al completamento di una prova. FOrse, riprendendo un altro suggerimento emerso dai post precedenti, dietro il buco nero ci sono un davide che ha superato le innumerevoli prove e gli comprimari sopravvissuti della Compagnia e basta perché tutto il resto non ha importanza: la Terra di Mezzo continuerà a esistere anche senza Sauron & co (forse vessata dalla noia, ma tant'è). Il punto però è che Dio, che pure aveva un progetto, per tutti e dodici i numeri (come le dodici stazioni della via crucis...) se n'è stato da parte fino al gran finale. La provvidenza in manzoni rompeva le balle un capitolo sì e uno no... ^^'

Ora però mi viene in mente un'altra cosa: forse il mondo intero, nell'universo di caravan, è soggetto ad una nuova guerra fredda, a colpi di "nuvole". E il fatto che loro elenchino una a una le super potenze che "non sono state" invece di smentire questa tesi potrebbe essere una indicazione del tipo: cavolo, chi altro ha la nuvola (come oggi ci si chiede chi altri ha l'atomica)?!
La dottoressa che però si prendere la testa tra le mani, nel buio del suo studiolo, con fare - devo dire - molto teatrale, un po' mi smonta. A dire il vero, sembra quasi una giustificazione per il finale di serie stesso...

Michele Medda ha detto...

E bravo Gianluca. Sì, non è casuale la citazione di quel film, anche se poi il senso di quel finale è molto diverso da quello di Caravan. Lì c'è la scoperta di un universo "chiuso", che nega l'esistenza del resto del mondo.

Giulio/Brendon, ribadisco: ero conscio dei rischi, le reazioni "perplesse" erano messe in conto. Quelle perplesse, però. Altre mi hanno veramente sconcertato. Perché continuo a essere convinto che Caravan sia fumetto mainstream, "per tutti", fruibile anche da un pubblico "non specializzato", e che non sia una criptica operazione autoriale "alla David Lynch".

E la presenza di lettori e soprattutto lettrici nel gruppo di Facebook, un pubblico assolutamente "non bonelliano" o addirittura non fumettistico, me lo conferma.

Sulla miniserie di Roberto e di Emiliano Mammucari, beh, aspettiamo di vedere il contenuto. Non è detto che il colore sia l'unica innovazione.

Infine: la reazione di Bonelli. E' ovvio che la serie mi è stata approvata "sulla fiducia", essendo anomala se non addirittura bizzarra per i parametri bonelliani. Ma Bonelli ha espresso soddisfazione per Caravan (lo ha fatto anche pubblicamente, in conferenza a Torino). Sia le vendite sia i riconoscimenti gli hanno dimostrato che la fiducia non è stata mal riposta.

Chemako ha detto...

complimenti a Medda per tutta la serie di caravan. Gli ultimi numeri, compreso l'ultimo, sono stati poi un crescendo di emozioni. Mi è piaciuto molto il finale, sia perche' è in parte aperto, sia perche' ho visto una critica intelligente alle società moderne, alla capacità di controllo e manipolazione dei governi, e alla scarsa reazione della gente.
Penso che Caravan sia la miniserie migliore di Bonelli.

Unknown ha detto...

buongiorno.
caro Medda,
a me tutto quetsto ha ricordato una barzeletta. vecchiotta a dire il vero:
quella del tipo a cena a casa della fidanzata che a un certo punto si fa la stessa, poi si fa la mamma, il fratellino e la sorellina, poi si fa la nonna e il padre, alla fine si pulisce l'arma nelle tende.
il padre reagisce e lo stende. quando ha pulito l'arma nelle tende non ci ho visto più.
questa è la sensazione che mi ha lasciato.
non entro nel merito degli albi, la mia l'ho già detta più e più volte, ma mi pare che il tutto sia molto confuso e titare Kafka serve a poco.
pietro bombonati

Michele Medda ha detto...

Che paragone idiota.

Chemako ha detto...

consiglio a Pietro di rileggersi la serie daccapo e ad analizzarla con calma. Può anche non piacere, ma i pareri vanno espressi in un modo rispettoso per l'autore e per gli altri lettori e commentatori di questo blog

Francesco ha detto...

mah...la serie mi è piaciuta molto.... il finale concordo con Stefano di cui sopra.
La storia in sè mi sembra non all'altezza delle premesse create.
Ha un po' lasciato l'amaro in bocca.

Complimenti cmq, una delle migliori serie Bonelli.

Ciao, Francesco.

MaxBrody ha detto...

Finale Stupendo. Degno di quanto è venuto prima, se non migliore. Mi sono fatto una sonora risata: ero convinto che tutto avrebbe portato lì e già immaginavo certi commenti.. complimenti per il rischio corso ;-)

E nonostante questo, Michele, hai persino soddisfatto l'unico dubbio nerd che mi impediva di dormire con serenità (Owen Gray). Insomma, il viaggio è stato lungo e, come capita per ogni viaggio di qualche consistenza, me lo ricorderò per gli anni a venire.
Dimenticavo i complimenti a Olivares! Mi ha ricordato il primo Bagnoli, espressività da manuale.

Michele Medda ha detto...

Mi fa piacere che qualcuno si sia accorto del ritorno del buon vecchio Owen :-)

Saso ha detto...

Nella fretta di vedere come finisce, m'ero completamente scordato di leggere l'immancabile SUlla Strada. E mi ero perso il bell'editoriale di Gianmaria Contro. Il quale, tra l'altro, parla proprio del deus ex machina: in fondo, non possiamo dire che almeno una delle trame intessute in caravan (quella di davide, che raccogliendo l'eredità del padre, porta a termine lo scacco al potere) si chiude "tra anatemi e sbuffi di zolfo"?

ps: cmq sì, questa è una di quelle serie che vanno assolutamente lette due volte.

ps2: ma Caravan è l'unica testata Bonelli che non prende il nome del protagonista?

Michele Medda ha detto...

Io una rilettura la consiglio, anche se può sembrare presuntuoso da parte mia. In effetti la rilettura può dare modo di leggere in maniera più continuativa, senza i break dettati dalla periodicità mensile, e di inquadrare anche certi dettagli.

Sul titolo: credo che Caravan sia l'unica testata Bonelli a non avere il nome (o il soprannome :-) del protagonista, se escludiamo la mitica Storia del West.

Stefano ha detto...

Che poi il Deus ex machina lo si può evitare alla seconda lettura. Si legge fino a pagina 81 e si salta subito a pagina 97. In questo modo c'è la fuga "diabolika", e si chiude subito dopo. Si perde il climax kafkiano, che paradossalmente grava quasi più sui militari che su Davide -lui sa che la colpa è loro, ma i militari non hanno nessuna spiegazione su chi abbia attivato la fase Delta- ma la sequenza tagliata mantiene una sua logicità.
A parte questo eretico suggerimento, non è strano che, sapendo chi siano Davide, Ellen, Carrie e Jolene, i militari non piazzino qualche cimice nel caravan e nelle automobili? Fa strano sentirli parlare di fuggire in libertà, poi sapere che erano così strettamente controllati come emerge dal dialogo tra Peters e Gray e constatare che i militari non si fossero accertati della loro partenza.

Michele Medda ha detto...

Stefano, in effetti ho pensato alla possibilità delle cimici. Però, piazzare cimici in spazi così ristretti, in cui la gente vive ventiquattr'ore su ventiquattro, per me sarebbe un rischio eccessivo. Qualcuno finirebbe per accorgersene, probabilmente. E poi, in quale momento piazzare le cimici nel caravan? Mi pare che non abbiamo mai visto i Donati fuori dal caravan tutti insieme.

Ma soprattutto, narrativamente a cosa mi sarebbe servito far spiare in questo modo i Donati o qualsiasi altro cittadino di Nest Point? Sappiamo già che sono tutti osservati controllati, manipolati. Che è quanto dobbiamo sapere.

La presenza delle cimici non avrebbe aggiunto nulla di significativo a questa situazione, niente di rilevante sotto il profilo tematico.

Quindi, niente cimici.

Stefano ha detto...

Si, sotto il profilo tematico penso non avrebbe aggiunto nulla (a parte un pò di realismo, forse).
Però credo che un soldato addestrato o un agente dei servizi saprebbe dove metterne una. Per quanto riguarda il momento, inizialmente non ce ne sarebbe stato bisogno, avendo Ratner come quinta colonna nel comitato dei cittadini. Ma, avendo saputo che Massimo aveva deciso di effettuare la sortita, sarebbe stato facile piazzarne una durante lo spettacolo di Ron Scofield, no? Oppure, se fosse stato impossibile, anche durante la visita alla falsa città western, mentre tutti erano a spasso. Momenti ce n'erano.
E per quanto riguarda la manipolazione, i metodi massicci impiegati sulla popolazione di Nest point non credo siano sufficienti quando l'attenzione degli sperimentatori si concentra su un solo gruppo familiare (nei dettagli, come dicono Peters e Gray). E riguardo la significatività, sarebbero andati a recuperarli nella baracca in cui erano nascosti, più di così!
Una cosa: ma Davide riesce a riconoscere la Peters avendola solo sentita descrivere da Ratner? 1)quanto dovrebbe essere precisa la descrizione?! 2)perchè mai Ratner avrebbe dovuto descriverla a Davide, comunque? "Si, c'era una dottoressa morta. Era una bella donna coi capelli scuri e lunghi" Non è un pò poco per riconoscerla pur non avendola mai vista prima dal vivo' o l'aveva già vista e non ricordo io?

Stefano ha detto...

Tanto per strafare (ma in quel momento non c'era motivo di piazzarne) i militari hanno avuto campo libero nel Caravan dei Donati mentre lo ripulivano del sangue di Stephanie.

Michele Medda ha detto...

Ma non c'era motivo di metterle, in quel momento, no? E comunque, ripeto, il motivo non ce l'avevo io.

"Realismo"? Please... Non esiste il realismo nella narrativa. E la vita vera è molto più inverosimile di qualsiasi fiction.

Davide riconosce benissimo la Peters perché ha visto la foto nei file della chiavetta. Nei file ce n'è uno (o più di uno) che la identifica come proprietaria della chiavetta. E Davide sa da Ratner che la proprietaria della chiavetta è morta.

Stefano ha detto...

Giusto! Dimenticavo le foto nella chiavetta, chiedo scusa. Sul fatto che non ci fosse motivo in quel momento sono d'accordo, l'ho detto anch'io.

Moreno C. ha detto...

Che la conclusione di 'Caravan' abbia degli aspetti che possono lasciare perplessi è fuori di dubbio, ma non penso sia giusto ridurre tutta la serie a questo solo elemento.
'Caravan' merita solo giudizi lusinghieri; è stata una serie come non la si era mai letta prima; la sua bellezza consiste nell'essere piena di storie di umanità grandi e piccole, nel trattare i temi dei sentimenti e dei rapporti, il tutto con una grazia ed una sensibilità inconsuete per il mondo del fumetto in generale.
Insomma, 'Caravan' puntava a mostrarci cosa succede lungo il cammino, non cosa succede arrivati alla meta. La curiosità, dopo aver chiuso l'ultimo albo, che il mistero venga sciolto e che i destini abbiano un compimento resta ed è fortissima, ma altrettanto forti sono le emozioni che abbiamo provato nel condividere gli spaccati di vita rievocati dai ricordi dei personaggi. E' questo ciò che conta, credo.

Grugni ha detto...

Ma che razza di finale è mai questo per una serie di 12 numeri?
Abbiamo aspettato un anno intero, speso ben 32euro per leggere una storia a volte fin troppo allungata (vedasi i numeri che poco aggiungevano al racconto, tipo la storia di Donati padre negli anni 70) che ha come finale una cosa buttata in caciara (come si dice a roma): succede un qualche casino e finisce senza un finale vero e proprio, anzi finisce proprio sul più bello, perchè non si sa cosa succede a Donati e non si sa cosa succede ai cittadini di Nest Point.

Non mi aspettavo alieni, mostri, fenomeni paranormali o altro (sin dal primo numero si capiva che il cielo "strano" era per opera dell'uomo), ma almeno mi aspettavo un 12° numero che desse una motivazione valida per porre FINE a tutta la storia.

Temo a questo punto che anche Greystorm finirà in tal modo...

Ora, sinceramente, quando esce l'ultimo numero (VERO) di Caravan?

Grazie mille

RaSca ha detto...

Letto ieri. Non c'è che dire, il finale ti lascia lì. Indubbiamente me lo aspettavo più risolutivo. Questo episodio aveva più il sapore di un penultimo episodio, piuttosto che di finale.
Però poi, al di là della brutalità nel non rivelare in fondo nulla, mi sono chiesto: cosa volevi?
Il mondo indifferente e questi che sbraitavano "ci hanno sottoposti ad un esperimento"?
Il mondo consapevole del fatto che questi erano sotto osservazione a la "Truman Show"?
Cosa sarebbe stato realmente soddisfacente?
Quindi arrivo a questa conclusione: non è stato bello l'arrivo, non lo è mai. E' stato bello il viaggio.
Tanto basta.

Michele Medda ha detto...

Chris: se non hai capito che Caravan non è Greystorm (e viceversa) hai capito ben poco di entrambe le serie.

Recriminare sui soldi spesi - quando nessuno ti ha puntato la pistola alla tempia per comprare dodici albi - è puerile. Se le storie "aggiungevano poco" a quella che *per te* era la storia principale, eri liberissimo di interrompere l'acquisto in qualunque momento, e magari rivendere gli albi a una bancarella dell'usato.

E' superfluo aggiungere che "I cancelli del cielo" è proprio *l'ultimo* numero di Caravan?

luttazzi4ever ha detto...

Butto lì una considerazione della mia ragazza dopo la lettura del dodicesimo numero.

"Caravan" è terminato quando hanno bruciato, appunto, il caravan. Dopo di ciò inizierà un'altra serie, con un nome diverso, con protagonista sempre Davide e i suoi comprimari.

Se c'ha azzeccato è grande veramente.

Michele Medda ha detto...

Sbagliato! Lo spin-off di Caravan si intitola "The Crows": racconta le avventure degli elicotteristi scagliati in una dimensione parallela attraverso le nuvole (che sono un varco dimensionale, ovviamente).

Ehi... aspetta...

scherzavo, eh? :-)

Marco Puglioli ha detto...

Che nessuno tocchi il flashback sull'incontro dei genitori di Davide. Nessuno. E' sacro.
E poi non capisco perchè tutti insistiamo su dettagli superflui. La serie è conclusa. Ne stiamo ancora parlando, ci stiamo ancora facendo domande. Questo voleva Michele. Ci è riuscito. Ognuno trova quello che vuole fuori dai cancelli dell'Eden.
Grazie Michele, ancora.

massic80 ha detto...

Mi domandavo come saresti riuscito a completare e chiudere quel putiferio in un numero... forse te ne sarebbero serviti altri sei, o l'hai sempre pensata così dall'inizio?
Non mi aspettavo una fine così, ed ero curioso di vedere cosa saresti riuscito ad inventarti per non essere banale :-) Bel risultato, complimenti, ma ora come faccio a togliermi quel punto interrogativo dalla fronte? Farete degli speciali post-serie, vero? ;-)
Devo ammettere che lìpperlì ho pensato più o meno le stesse cose di Stefano, ma in effetti le possibili interpretazioni sono numerose (quali più, quali meno scontate): del resto, noi vediamo quello che vede, sa, capisce un adolescente; che ne sappiamo di cos'è successo veramente? E poi, che ce ne frega? Caravan NON è painted sky, quello è solo un pretesto (credo di averlo scritto anche qui, su feisbuc o Wikipedia in passato) per raccontare quei "tempi morti" che non trovi da nessun'altra parte. E "la vita", si sa "è piena di tempi morti" (Radiofreccia).
I commenti dopo il primo di Stefano li ho letti ora, e noto che una volta tanto ho colto il ragionamento dell'autore ;)
Bello il discorso della serie che punta al cervello e non al pelvi! :)

Finisco di tediarvi rinnovando l'invito a migliorare la pagina su Caravan di Wikipedia... l'avevo abbozzata l'anno scorso, ma credo che voi sappiate fare un lavoro migliore del mio, magari aggiungendo trame, personaggi rilevanti eccetera. Vi aspetto su http://it.wikipedia.org/wiki/Caravan_(fumetto).

Sono in attesa di "The Crows"! :)

alex the big ha detto...

ho adorato la serie.
il finale un pò meno...
ma sarei un pò meno critico e presuntuoso nei confronti dell'autore evitando di pretendere su un discorso per il quale non abbiamo, in realtà, nulla da pretendere: la creatività.
michele: non devi "giustificare" il perché delle tue scelte narrative (cimici si/cimici no, finale aperto con/senza senzo e via dicendo...)
piuttosto... GRAZIE! GRAZIE PER IL CAPOLAVORO CHE HAI CONDIVISO COI TUOI LETTORI!!!

Unknown ha detto...

Ciao Michele, dopo aver letto l'ultimo numero esco finalmente dalla "maggioranza silenziosa" per ringraziarti di questa opera, imho il miglior Bonelli di tutti i tempi insieme a Ken Parker (e scusate se è poco ;-))

Di primo acchito mi era spiaciuto notare, in alcuni dei tuoi ultimi posts, un po' di risentimento nei confronti del "pubblico dei lettori internauti", ma dopo aver letto alcuni dei commenti, davvero, come darti torto? /.__.\


Fregatene, e continua a scrivere buoni fumetti.
Io continuerò molto volentieri a leggerli, e come me, credo, molti altri.

Ancora complimenti! ;-)


p.s. (rivolto più agli altri lettori che non a Michele)
Solo due parole anche da parte mia sul finale (intendendo con "finale" giusto le ultime 15 tavole o giù di lì): personalmente avrei preferito una conclusione che più tragica non si può, da "pugno nello stomaco" (coi soldati che prima fanno fuori i fuggitivi, e poi alla fine dell'esperimento pure tutte le altre "cavie") e sono sicuro che ogni 100 lettori ce ne saranno magari 50 che l'avrebbero fatta finire diversamente, e magari in 50 modi diversi...ma alla fine poco importa, ragazzi, la storia è di Michele e francamente mi pare sia buono e giusto che finisca come vuole lui, cazzarola! ;-)

Unknown ha detto...

p.p.s.
Dimenticavo: ebbene sì, a me il finale dell'Amleto piace un sacco...;-)))

Massimo ha detto...

Ciao Michele,
ho atteso la fine della serie per fare i complimenti a te ed a tutti quelli che l'hanno realizzata: una serie molto bella.
Ho qualche perplessità sul finale, non tanto sul colpo di scena "Peters" o sul povero Davide perseguitato dall'esercito, quanto sulla "Procedura Delta". "Cielo dipinto" inibisce l'elettronica. In tutti i numeri in cui è apparsa la turbolenza è stato così.
Anche in quest'ultimo numero abbatte i quattro elicotteri militari all'inseguimento dei fuggitivi, ma ... non ferma la Lincon!!!
Non mi riesco a dare una spigazione plausibile, e tu?
... Comunque, ancora complimenti. In attesa di leggere il tuo prossimo lavoro, ciao.
Massimo (non Donati)

Michele Medda ha detto...

Paolo: per carità, non ti azzardare ad accostare nella stessa riga Caravan e Ken Parker. Dopo linceranno *me*, non te. Io non posso nominare Alan Moore neanche per parlarne bene, figurati.

Sul finale, ti capisco benissimo. Anch'io mi aspettavo qualcosa del genere da The Shield, e invece hanno finito "not with a bang, but with a whisper". Ma era il finale "giusto" comunque.

Massimo: io una spiegazione per cui l'auto la sfanga ce l'ho, ma è *mia*, e preferisco lasciare che ogni lettore abbia la propria.

Anonimo ha detto...

Complimenti a Michele Medda per questa miniserie. DEvo dire che non c'è stato un numero che io non abbia apprezzato! E questo finale aperto lascia spazio a molti spunti di riflessione filosofico-esistenziali. Grazie Gio

R. Daneel Olivaw ha detto...

Quello che non avete capito, e che Medda non ha il coraggio di svelare, è che il vero esperimento non è quello raccontato nella mini, ma è Caravan stesso, compreso il finale.
Rimane da capire se il committente di Medda è la Bonelli o l'esercito USA...

Comunque, esperimento riuscito!
Complimenti.

Vernè ha detto...

Il finale mi è veramente piaciuto un sacco...
Grazie Michele per gli spunti che hai lasciato a noi lettori.
Indicare la via è bello, percorrerla ancora di più, non arrivarne alla fine è il nostro destino. Ci sarà sempre un cancello da varcare per scoprire nuove emozioni o nuovi mondi.
Non so come ringraziarti. Ho ancora un leggero groppo in gola dopo aver finito la lettura di Caravan.
Ma la sensazione di libertà che mi ha suscitato l'ultima pagina del racconto è qualcosa di travolgente.
Grazie, non smettere mai di scrivere e dare spazio alla fantasia anche per noi!

massic80 ha detto...

Un OT al giorno toglie il medico di torno: Daneel, carino il tuo nickname! Io avrei usato Eto Demerzel, ma mi sono accorto ora (sono molti anni che non li leggo) che sono la stessa "persona" :-)

Anonimo ha detto...

Greeting from Croatia. Less than one month ago, some guys from Belgrade started to publish "Caravan". SC (I hate HC), 500 issues, cost - 3,5 Euros. When you see terrible conditions to publish anything today, especially here, than this try from Phoenix-Press is pretty attractive to us. Hope, next will be Greystorm. I already bought 3 numbers of Caravan, I read them, and I must say that it is quite promising comic book. I adore originality of form, transitions between scenes, details, scenario solutions, attention to characters, atmosphere and besides all, metaphors and symbolism (about modern society...). Almost every scene has its own interpretations which are countless. Unobtrusive, too.

Then, I read some comments from this blog. Angry comments. I appreciate every critic, but observing all those arguments of their, I also see that much people don't understand a thing. Everybody are yelling because something is wrong with continuity, nothing happens, some scenes are strange and unnecessary, this has nothing with science-fiction, etc... I can't believe!! This comic-book haven't pretend to be a science-fiction comic from the start. It's book about ordinary people, characters, opportunities in our society; this book is one small authoring experiment. All that science-fiction stuff is there mainly for choreographic and metaphoric purposes.

At the end, I want to say that I believe in Mr. Medda, and I will continue to read Caravan, because all these comments, angry and approving, are telling me this comic is not miss. Even the end, "in which nothing happens", only attracts me more. Once again, I am very satisfied with first 3 issues and I think I could write a book only interpreting them. Mr. Medda is great storyteller, technician and with lot of ideas to present. I read many books of his. Those 2 stories from Tex are among the best in whole series. Then, melancholic stories from Nathan Never. I must not forget his contribution to Dylan Dog. "Il battito del tempo" is just a masterpiece.

Caravan is for now greatly accepted from our public. We have our forum for discussion, and there are some guys who will always help others to better understand comic books. Because, there are people who like pointless banalities and patterns, rather than inversions and allegories... Those readers are problem for authors who want to make step forward. And it is a reason why we must learn those people, learn them how to read comics and enjoy them more. And that has nothing with traditionalism. You can be traditionalist (as I am) and appreciate special types of comics like Caravan.

Hope to hear soon some news about new mini-series.

Sorry for bad English,

Best regards

Carburo ha detto...

Alla fine del viaggio, solo una parola.
Grazie.

Michele Medda ha detto...

Prego :-)

Michele Medda ha detto...

Hello, reader from Croatia. Thanks a lot for your comment. I'm sorry you didn't sign it. You know, Caravan-haters are annoying, but not dangerous... well, I hope so... :-)

Saso ha detto...

there is no hater

e poi dove sarebbe il bello di poter interagire con uno dei tuoi autori preferiti se non puoi muovergli qualche critica? Se 2001 Odissea nello spazio o Easy Rider (per esempio) avessero avuto un blog non credete che anche a Kubrick e Hopper avrebbero criticato qualcosa? in fondo, i complimenti sono noiosi... soprattutto se strameritati.

massic80 ha detto...

:D Concordo, Pino, infatti "2001" non mi sa di niente ;)

Michele Medda ha detto...

Pino, c'è gente che non vuole affatto "interagire", ma solo sfogare proprie frustrazioni (le cui cause non sono di mia competenza, non mi occupo di psichiatria). Ecco perché è attiva la moderazione dei commenti.

laghee ha detto...

Il finale non mi è piaciuto..... assomiglia certo ad un cliffhanger, ma il problema è che la storia è monca. E' un finale senza la fine.

massic80 ha detto...

Laghee, il problema NON è che non esiste la fine: il problema è che molti lettori (come me, inizialmente) la fine se la aspettano. In questo caso bisogna lavorare di sogni a fantasia e immaginarseli, i successivi albetti. Questo era l'obiettivo di Michele.
Del resto, questa serie non racconta l'arrivo di un percorso, ma la strada.

antonio ha detto...

complimenti x la storia,ho apprezzato molto :
1.la sceneggiatura e la storia,,atipica x un fumetto e molto originale
2.i personaggi e le loro sfumature psicologiche
3.la velata critica a istituzioni e gerarchie di potere varie

non mi hanno convinto:
1.il finale
2.i troppi flashback nelle storie che la rendevano un pò troppo dispersiva...

alla fine credo che abbia ragione il sig. medda (a cui faccio i complimenti)quando sostiene cha la serie andrebbbe (ri)letta x intero senza la cadenza periodica mensile

Anonimo ha detto...

Leggendo l'epilogo di questa bella serie, mi vengono in mente tre racconti di Dino Buzzati: Le mura di Anagoor, L'inaugurazione della strada e Direttissimo. Il senso è quello della vita che non è mai come vorremmo che fosse e che ad ogni svolta si cela una sorpresa inaspettata tutta da riscoprire, rimettendo così in gioco tutte le presunte certezze, giusto Michele? Comunque ottimo lavoro, mi mancheranno i tuoi personaggi. Fausto.

Michele Medda ha detto...

Troppo onore, Fausto. Comunque grazie.

Luigi Spagnolo ha detto...

Ho letto solo oggi il tanto atteso numero 12.
Solo di due cose sono certo.

La prima è che il finale mi ha sconcertato, per quanto avessi iniziato ad aspettarmi qualcosa del genere man mano che le pagine stavano per finire ed era sempre più chiaro che non ci potesse essere più spazio per chissà quali macchinose rivelazioni.
Sul piano razionale, le mie "perplessità" sono simili a quelle di Stefano e di altri che hanno scritto su questo blog (perchè l'esperimento su Davide, perché non sorvegliarlo meglio visti tutti i mezzi, perché la Lincoln passa e gli elicotteri no, ecc. ecc.)
Su quello emotivo ed esistenziale, lo "sconcerto" deriva dal fatto che è tutto maledettamente troppo semplice, rassicurante e inquietante insieme. "Non c'è nessuna spiegazione". Non c'è nessuna spiegazione conoscibile (o che abbia senso conoscere) alle ingiustizie della vita, a grandi e piccole tragedie collettive e personali che sembrano assurde
e probabilmente lo sono. O forse no. Non c'è nessuna spiegazione, e il senso di questa storia, sta nella storia stessa, nel godersi i momenti di umanità del viaggio senza porre tutte le aspettative nella meta. Tutto ciò è così semplice e insieme così complicato da capire, tanto che poi un po' di nervoso ti viene se ti ci sono voluti 12 albi, o magari la vita intera, per capirlo :)

La seconda cosa di cui sono certo è che Caravan resterà una pietra miliare nel fumetto popolare, per la sua bellezza e originalità, per la capacità di raccontare il presente.
Non mi interessa una seguito di Caravan. Non avrebbe senso.

Però spero di leggere presto una nuova serie di Michele Medda, diversa e capace di emozionare e stupire come lo è stata Caravan.

Michele Medda ha detto...

Luigi, ti ringrazio per il commento finale, e in generale per la presenza "attiva" sul blog. Non so se Caravan resterà come pietra miliare, ma penso che per me alla fine avrà costituito un'esperienza irripetibile (come del resto questo blog :-)

Anonimo ha detto...

Non sto a dilungarmi molto su quello che volevi trasmettere con questo finale, penso che ognuno ci possa trovare (se lo vuole) il proprio significato, a causa dell'incertezza che lo pervade. Comunque a me è piaciuto, come tutti gli altri albi. A mio avviso non c'era necessità di un finale, se ho ben inteso lo spirito della storia. E forse questo non-finale era l'unica naturale conclusione.

Per chi dice che questa serie era solo un esperimento "di nicchia" dell'autore: ho 18 anni (17 quando iniziò la serializzazione) e ho convinto diversi amici (anche non appassionati di fumetto) a leggere e comprare questo fumetto. Ne sono rimasti entusiasti :)

ExitEconomics ha detto...

Sinceramente, al di la' di discorsi filosofici del tipo "Caravan e' un percorso, non un finale", l'epilogo mi e' sembrato un foglio strappato: ormai non si sapeva piu' come proseguire, e si e' troncato il tutto. Il lettore e' rimasto senza spiegazioni: sulla morte di Donati, sulle motivazioni del trasporto forzato, sulle cause dei fenomeni atmosferici... insomma, tutti gialli irrisolti. Nessun giallo puo' rimanere irrisolto cosi'. Significa approfittare dell'amore del lettore che la serie si e' conquistato in un anno.

Peccato, ma mi aspettavo qualcosa di meglio....non oso pensare se qualsiasi miniserie dovesse lasciare senza spiegazioni i fatti narrati per piu' di un anno, con i protagonisti su un pick in corsa verso una cittadina ignota!

Filippo Marazzini ha detto...

Ciao, prima di tutto complimenti per la miniserie, ceh è diventata veramente compagna di viaggio per un anno. A mio parere sei riuscito a tenere la suspence nel miglior modo possibile. Non sono d'accordo con le critiche mosse da alcuni lettori sulla perdita di continuità narrativa causata dai frequenti flashback, perchè soprattutto grazie a questi hai reso l'idea di un racconto "corale" come ti eri ripromesso. Il finale mi ha un pò spiazzato ma credo che sia d'obbligo una rilettura. Avevi altre idee su come concludere? Grazie, complimenti ancora, e buon lavoro

ich-einzig ha detto...

Non so se capita anche a voi, ma a me capita spesso, quando mi trovo in macchina, di desiderare che il viaggio che sto affrontando non finisca mai. Sarà perchè quel limbo di tranquillità che c'è fra la partenza e l'arrivo mi permette di dimenticare gli affanni della vita quotidiana, sarà che effettivamente all'arrivo non mi aspetta nulla di nuovo/interessante, ma una volta finito il viaggio provo sempre una certa dose di malinconia.

Con Caravan mi è capitato lo stesso, ed un finale col botto come quello di quest'ultima uscita non ha fatto altro che amplificare al massimo il dolore della consapevolezza della fine del viaggio. In un certo senso mi è parso che anche molti dei cittadini di Nest Point provassero lo stesso desiderio di rimanere nel limbo, che in fondo in quella situazione di passività ci si trovassero bene.

Faccio i miei complimenti a Michele e a tutti i disegnatori della serie (anche se, non si offendano gli altri, il copertinista merita una menzione speciale) per averci concesso di entrare nel limbo, ma adesso dobbiamo tutti scendere.. :(

(troppo melodrammatico, mi sa xD)

Michele Medda ha detto...

Per Lorenzo Marchetti: Caravan non è un giallo. E *non* doveva proseguire. E non proseguirà.

Ich, secondo me la sensazione che descrivi è l' "illogica allegria" di Giorgio Gaber: "Da solo/ lungo l'autostrada/ alle prime luci del mattino/
a volte spengo anche la radio/
e lascio il mio cuore incollato al finestrino..."
E' anche la sensazione che prova Davide Donati alla conclusione del numero 6 (pagina 97). Lui la chiama "assurda allegria", tanto per non fare una citazione smaccata... :-)

S ha detto...

Personalmente mi aspettavo un finale aperto, anzi per come si è sviluppata la serie durante l'arco degli 11 albi precedenti un finale con spiegone mi avrebbe di sicuro fatto storcere il naso. In verità prima di leggere l'albo mi sarei aspettavo delle risposte ad alcuni quesiti che avevo su Painted Sky (in compenso si sono scoperte altre cosette sull'esperimento), ma alla fine dei conti non importa, perché questo albo finale mi ha spiazzato alla grande, appagandomi ed emozionandomi come mai avrei immaginato.

Mentre ero impegnato nella lettura è stato come se il tempo si fosse dilatato, forse per la consapevolezza che si trattava dell'ultimo albo, forse gli eventi narrato o per i disegni di Olivares (che io ho apprezzato). E la sensazione si è amplificata una volta giunto alla coraggiosa corsa in auto di Davide, un sequenza che, insieme alle ultime tavole, sono già entrate di diritto nelle mie scene preferite della serie.

All'inizio di questi commenti, e prima di leggere l'albo, avevo ringraziato Michele, perché se anche la tappa finale non fosse stata all'altezza, il viaggio era stato bello ed emozionante. Mi permetto di ringraziarlo nuovamente per questa ultima emozionantissima tappa, assolutamente all'altezza di tutto il resto.

Un saluto, sperando di rincrociarsi prossimamente nella strada.
Simone

P.S.: non c'entra nulla, ma colgo l'occasione per farti complimenti per il gigante di Nathan Never "La rivolta", storia che ho letteralmente adorato (e non sono un lettore abituale della serie).

Michele Medda ha detto...

Filippo M: il finale è esattamente quello che avevo immaginato quasi vent'anni fa, mai presa in considerazione l'ipotesi di un finale diverso.

Simone: grazie per l'apprezzamento, anche per "La rivolta". E' una delle sceneggiature di cui sono più soddisfatto, grazie anche all'ottimo lavoro di Stefano Casini ai disegni. Non era una storia semplice da realizzare.

alessandro ha detto...

Grazie per questa bella serie.
Sono stato un lettore "silenzioso" del blog ma soprattutto della miniserie. Ho apprezzato in particolare le storie sul passato dei personaggi, storie che li hanno resi reali e hanno dato loro spessore.
L'altra sera ero al cinema a vedere il film "Draquila": sentendo parlare delle tendopoli costruite in cui vigevano leggi speciali e sentendo un intervistato che parlava di controllo di un'intera popolazione, mi è venuto in mente Caravan! A volte la realtà supera la fantasia...
Ancora grazie espero in un arrivederci con altre storie!
Alessandro