giovedì 21 gennaio 2010

... E QUESTA NON E' LIBERTA'



La notizia è questa. Ogni giorno un po’ di libertà in meno. Fino… fino a quando? Fino a cosa?
La traduzione qua sotto è mia. Se trovate errori, vi prego di segnalarli.

"Non sto cercando di convincervi che dovrebbe piacervi quello che fa Larry Flynt. A me non piace! Ma quello che mi piace è che vivo in un Paese dove siamo noi a farci carico delle decisioni che riguardano noi stessi. Mi piace l’idea di vivere in un Paese dove posso comprare una copia di Hustler, e leggerla se mi va, o gettarla nella spazzatura, se ritengo che sia quello il suo posto. O, meglio ancora, esercitare la mia opinione e non comprarla. Mi piace l’idea di avere questo diritto. Io a questo ci tengo, e anche voialtri dovreste tenerci. Davvero, dovreste. Perché viviamo in un Paese libero.

Noi lo diciamo un sacco di volte, ma a volte sembra che ci dimentichiamo che cosa significa. Perciò riascoltiamolo: noi viviamo in un Paese libero… questo è un concetto magnifico, è un modo meraviglioso di vivere. Ma c’è un prezzo da pagare per questa libertà, ed è che certe volte dobbiamo tollerare cose che non necessariamente ci piacciono. Quando tornerete dentro quella stanza sarete liberi di pensare quello che volete di Larry Flynt e di Hustler. Ma poi chiedetevi se dovreste prendere una decisione anche per noialtri. Perché la libertà che tutti noi qua dentro apprezziamo è a tutti gli effetti nelle vostre mani.

E se noi cominciamo a tirare su sbarramenti contro certe cose che reputiamo oscene, potremmo svegliarci un giorno e renderci conto che degli sbarramenti sono stati eretti in tutti quei posti che non ci saremmo mai aspettati, e allora ci sarà impedito di vedere qualsiasi cosa, e di fare qualsiasi cosa.

E questa non è libertà.
"

Da Larry Flynt - Oltre lo scandalo (The People Vs. Larry Flynt), 1996, diretto da Milos Forman, scritto da Scott Alexander & Larry Karazewski

19 commenti:

Werner Maresta ha detto...

Questa notizia cade a fagiuolo.
Potrà sembrare presuntuoso da parte mia, ma quello che è successo recentemente al mio profilo di Facebook sembra proprio frutto dello stesso albero...

Michele Medda ha detto...

Direi di sì. Aggiungo che questa cosa che riguarda le televisioni è macroscopica, ma quando succede al singolo, il singolo è indifeso.

kaesar ha detto...

Conflitto di interessi vestito da norma pro-bacchettoni.
E' un genio non c'è altra spiegazione.

Michele Medda ha detto...

Sì, effettivamente questa trovata ha un che di geniale. Se si pensa poi da che pulpito viene la predica vien da ridere...

gianluca ha detto...

@werner: scusa, ma la curiosità è troppo forte... cosa è successo al tuo profilo facebook?

Saso ha detto...

@MicheleMeddaconicomplimentiperquestameravigliadiserie

il mio primo commento e vado già - come si dice? - offtopic: il link al tuo wwwnomeccognomepuntocom porta in un posto dove non batte più il sole...

Saso ha detto...

ho appena riprovato, ora è tutto occhei. Un pomeriggio fa mi reindirizzava a una pagina di controllo con su scritto qualcosa del tipo: "la pagina (e il link era bloglander o una cosa del genere) è stata bloccata perché bla bla bla Phishing".

Mistero.

Tieni botta,
Pino

Michele Medda ha detto...

Grazie, Pino. Forse si trattava di un problema legato non al sito, ma a qualche link degli annunci di Google. Per i misteri del web certe volte ci vorrebbe Martin Mystère...

and ha detto...

E come commenti quanto accaduto per l'albo di Dylan Dog?

Saso ha detto...

eh, ma il link l'avevo cliccato in questa pagina.

Ad ogni modo, una cosa mi premeva dire IN topic: non è che alla fine non ci dici cos'erano le nuvole, ve'?

ps: a me gli sfondi in computer grafica non hanno dispiaciuto, e poi alcune prospettive di questo numero erano eccezionali.

ps2: che è successo invece al profilo facebook?

Michele Medda ha detto...

Pino, non vorrai che ti sveli il finale, vero?

Quanto al problema di Werner con Facebook, gli hanno bloccato l'account perché nella gallery aveva pubblicato vignette di un fumetto erotico.

Per And (Andrea?): se ti riferisci alle polemiche di questi giorni, non so se vedere il bicchiere mezzo vuoto (si parla di un fumetto per motivi sbagliati) o mezzo pieno (si parla comunque di fumetti sui giornali). Davvero non so.

Saso ha detto...

Il comune di Roma, qualche mese fa, ha distribuito nelle scuole elementari un opuscoletto sulla prevenzione sessuale, illustrato con vignette che dire esplicite è dire poco (tra le tante, pare che quella che abbia più scandalizzato Gli Alti sia stata quella che rappresentava un rapporto omo tra due uomini). Per approvare la realizzazione, prima, e la stampa, poi, di un opuscolo di qualsivoglia argomento, ci sono ben tre uffici, per tre step, all'interno del dipartimento di comunicazione del COmune di cui sopra. Non considerando poi che anche le scuole, prima di distribuire il volantino ai bambini, gli avranno prima dato un'occhiata. Tuttavia, è successo il famoso bordello, ma sui giornali - a quanto ne so - nemmeno una virgola. L'illustratore del volantino, peraltro nemmeno tanto male (il volantino dico), si è poi scusato (lui si è scusato!) dicendo che lui pensava fossero per i ragazzi delle scuole superiori, specificatamente quelli di terza, quarta e quinta.

A quelli è scattato l'allarme attentato alla moralità soltanto quando qualche genitore s'è lamentato, dopo di che è successo il bordello.

La censura non è più un metodo di controllo, fondato su pur discutibilissimi principi morali o religiosi o cheneso, ormai si censura perché è tradizione.

Parafrasando Stan Lee, basta dire qualcosa che faccia incavolare la Chiesa e si finisce in prima pagina.

E la storia del bellissimo fumetto di Recchioni è di quelle che fanno discutere solo in Italia, e solo perché ai giornalisti ormai insegnano di cercare lo scoop a tutti i costi, male che vada di inventarsi una polemica. E menomale che non hanno tirato fuori le vecchie polemiche medievali sul fumetto del demonio. Anche quando hanno lodato la pregevolezza di Mater Morbi – roba che su Dylan Dog non si vedeva da tempo - non hanno resistito al richiamo della polemica. Se non altro, sostengono alcuni, ogni tanto si parla di fumetti . Ma ne abbiamo proprio bisogno?

Buona Commala,
Pino

Ps@Werner: i profili Facebook di alcuni calabresi (centinaia di miei conterranei, molti dei quali interessati dall’affaire Rosarno per motivi geografici e non, intiendes) pullulavano di vignette, video, note, status indirizzati al “negro” che gli aveva invaso casa. Incitazioni razziste e violente che forse nemmeno al povero Balotelli gliene avevano dedicate mai di simili. Nessuno di quegli account è stato bloccato.

Saso ha detto...

ah, no, tranquillo, non lo voglio conoscere. Per ora. Mi auguro solo che ce lo svelerai nell'ultimo numero ^^'

Di nuovo,
Pino

Unknown ha detto...

@Pino: non ho seguito la polemica riguardo MaterMorbi, ma la prima cosa che mi è venuta in mente è che Recchioni abbia centrato il bersaglio. Credo che scrivere un albo del genere sia fondamentalmente un atto "provocatorio", nel senso di finalizzato a provocare un dibattito e a toccare i lettori. Cose che sono accadute entrambe, sennò non si sarebbe scatenato lo "scandalo"(o quello che è stato perchè, ti ripeto, non ho letto nessuno degli articoli che riguardava la discussione).
Credo invece che la peggior sorte per uno scrittore sia quella di passare inosservato, cioè di restare invisibile, perchè questo potrebbe significare che il messaggio che lo scrittore voleva trasmettere non è arrivato.
Lo stesso discorso lo potrei riapplicare a tutte le polemiche su Caravan: che si ami o che si odi, non si può certo dire che questa serie, nell'ambiente fumettistico, non ha fatto parlare di sè; cosa, appunto, che potrebbe già essere considerata una vittoria di per sè. Io, nei panni di M., mi sarei preoccupato all'opposto se la mia oepra fosse passata in sordina come una delle tante.
Alla fine, quando si potrà trarre un bilancio di tutta la serie, tutto si potrà dire tranne che Caravan è l'ennesima serie Bonelli, così come Mater Morbi non è stato il solito albo di Dylan Dog.

Saso ha detto...

ma infatti io contesto solo questo: è proprio vero che se non ne parla il corriere o repubblica un fumetto "passa inosservato"? Credo che la stampa si accorge di un fumetto solo quando già è diventato oggetto di discussione altrove.

E poi una storia non può essere fine a se stessa? in semiotica si studia il percorso generativo nella narrazione ma si mette in dubbio l'ordine che vede il tema e il messaggio alla base dell'atto narrativo. Prendiamo un quadro, e quello spocchioso di Calzolari, l'artista, che nelle interviste s'incavola qaundo gli fanno domande del tipo "che cosa ha voluto rappresentare". per lui l'arte non è comunicazione. Per me non è comunicazione univoca, unidirezionale. Probabilmente il messaggio sta - e adesso scrivo una banalità - nel lettore, quale che sia. Ecco perché quei giornalisti che hanno intervistato Recchioni sulla polemica senza aver letto l'albo (!!!) mi fanno vergognare del mio (secondo) lavoro.

Alcuni hanno giudicato Caravan "sufficiente" o, per citare Fornasiero su Film Tv, troppo costretta nella struttura narrativa che a suo dire implicherebbe troppi fill-in. Questo perché - a mio parere - ancora non l'hanno capita.

Tenete botta,
Pino

Michele Medda ha detto...

Beh, Pino, diciamo che se ne parlano quotidiani ad alta tiratura il fumetto ha qualche possibilità di certificare la propria esistenza a persone che di fumetti nulla sanno. Che poi queste persone *comprino* i fumetti di cui sentono parlare, beh... questo è un altro discorso.

Unknown ha detto...

mi sembra ovvio che il lettore non è mai un "oggetto" ricevente, una spugna. ma sul fatto che si possa fare arte senza l'intenzione di esprimere o comunicare alcunchè, sinceramente ho dei forti dubbi.
magari, ed è proprio l'esempio della storia di Recchioni, il piano comunicativo con quello personale, lirico si intrecciano e si rimandano, ma non riuscirei mai a credere che R. abbia voluto parlare solo della sua malattia(e tengo a sottolineare malattia, perchè a mio parere è quello il fulcro dell'albo, non l'eutanasia...) e non anche della malattia in generale: alla fine un caso particolare, personale richiama sempre un caso generale.

Michele Medda ha detto...

Andrea, l'esperienza ci insegna che le intenzioni dell'artista, alla fine, contano poco. Il processo di scrittura (o di creazione, in generale) ha una componente inconscia.

L'obiettivo immediato è abbastanza "meccanico": costruire una trama che stia in piedi, far sì che i dialoghi funzionino, che i personaggi siano "vivi" e credibili. Chi scrive narrativa pensa prima di tutto a questo.

Quindi sì, probabilmente si può scrivere una storia senza pensare a nulla, pensando semplicemente a scrivere una storia. Il che non significa che in quella storia "non c'è nulla".

Werner Maresta ha detto...

Scusate, non avevo attivato la notifica di risposta e vedo solo adesso i commenti indirizzati a me personalmente.

Quello che è successo al mio profilo di Facebook è semplice: avevo caricato nella cartella "Artworks" un paio di tavole di un fumetto erotico da me scritto e disegnato, e qualcuno ritenendole offensive deve averle segnalate. Può essere stato chiunque, visto che la cartella era pubblica. Quei disegni erano lì da due anni, quindi chissà quando è successo. Comunque il team di Facebook non ci ha pensato due volte: profilo disabilitato, insieme a tutte le applicazioni, i contatti, i gruppi e le pagine da me create.

Psicologicamente è stata una bella botta, ma dopo dieci giorni mi rendo conto che forse è stato un bene... la rete mi stava trascinando con sé...