lunedì 20 luglio 2009

REVISIONI, parte prima

Paradossalmente, si può dire che il “viaggio” di un albo a fumetti comincia dalla fine. Perché è solo dopo che è stata consegnata la novantaquattresima tavola che comincia ciò che noi chiamiamo “revisione”, e che il cinema chiama con un termine più tecnico “post–produzione”.

In realtà in alcuni casi – come nella lavorazione di Caravan – c’è una fase intermedia, che prevede un controllo sui lay out a matita per evitare grossi svarioni. È un metodo di lavoro efficace, ma che non sempre è possibile utilizzare, dato che allunga tempi di lavorazione già lunghi di per sé (l’ho già detto e lo ribadisco: la lavorazione di ciascuno dei nostri albi dura da cinque-sei mesi a un anno).

Normalmente il disegnatore fa il suo lavoro, dopodiché la storia completata viene passata alla letterista perché trascriva dialoghi e didascalie.

Di solito io faccio una revisione del testo controllando i disegni, e consegno al lettering questa versione, praticamente una sceneggiatura con i soli dialoghi. In questa fase posso apportare cambiamenti anche significativi rispetto alla versione originale, in base a miei ripensamenti (anche per semplici questioni di gusto) e/o in base a eventuali sviste del disegnatore.

Dando per scontato qualche elementare errore di distrazione da parte di chi scrive (come un John che diventa James a tavola 84), la modifica più frequente consiste nello sfoltimento di qualche dialogo troppo lungo.

In Caravan 4, in cui c’è un lungo flashback raccontato con le didascalie, ho addirittura abolito intere didascalie che non aggiungevano nulla ai disegni dal punto di vista del racconto.

Sul versante opposto, spesso ci si accorge che qualche vignetta muta non funziona come dovrebbe, e allora viene inserita una battuta di dialogo per aiutare la lettura. E’ qualcosa che io normalmente evito, e che uso soltanto in casi disperati. Per esempio quando un personaggio che dovrebbe apparire sorpreso ha un’espressione impassibile. Al posto del famigerato “?” (espediente che odio più delle voci dalla finestra) preferisco inserire un “Cosa?”

Altre volte è una vignetta con più balloon a risultare problematica. In un dialogo tra tre personaggi – mettiamo che siano Kurt, Rico e Jim Bob - può capitare che il disegnatore non riesca a disegnare i personaggi in modo da rispettare l’ordine di lettura dei balloon . (Chi parla per primo deve stare a sinistra, chi parla per secondo al centro e chi parla per ultimo a destra). Se non si tratta di un dialogo fondamentale posso tranquillamente invertire le battute fra due personaggi, attribuendo a Rico una battuta di Jim Bob. E se non posso fare questo, okay, uno dei due sta zitto: magari quello che vediamo di spalle, dato che non vediamo la sua bocca.

A proposito di bocche: a volte mi imbatto in personaggi disegnati con la bocca spalancata, come se stessero urlando una battuta di dialogo che era pronunciata normalmente. Se il dialogo si presta, posso farlo risultare gridato, semplicemente mettendo in neretto un testo che prima era scritto normalmente. “Ho capito che sei stato tu a uccidere Jack...” diventa: “Adesso ho capito... sei stato tu a uccidere Jack!”

La prima fase della revisione – almeno per quanto riguarda il sottoscritto – consiste più o meno in quanto indicato qua sopra.

In base ai dialoghi così ritoccati il letterista fa il suo lavoro, dopodiché la storia torna al supervisore che la legge e corregge eventuali errori di lettering. E a questo punto comincia la revisione vera e propria: quella sui disegni. Un lavoro che non ha una dimensione standard, e che può andare dal ritocco su quattro-cinque vignette fino al rifacimento, ahimé, di tavole intere (o di albi interi ormai entrati nella mitologia redazionale).

Aldilà dei risvolti aneddotici, a volte esilaranti, la revisione è un lavoro nascosto da non sottovalutare, essenziale per le nostre pubblicazioni. Di più: spesso è ciò che fa la differenza tra gli albi della Sergio Bonelli Editore e prodotti analoghi di altre case editrici.

Ma di questo avremo modo di riparlare.

4 commenti:

MaxBrody ha detto...

Mi chiedo come si possa non odiare il famigerato "?" (e con lui gli altrettanto famigerati "!", "?!", ecc) :D

Qual è la differenza fra la Sergio Bonelli Editore e le altre case editrici? Ho letto alcuni "bonellidi" (quelli definibili come "seri", non le imitazioni di Dylan Dog degli anni '90) e la cura nel prodotto finale era la stessa rintracciabile negli albi Bonelli.
(Non ti ho ancora fatto i complimenti per "Il ribelle", te li faccio ora)

Tani ha detto...

Su uBC fumetti(http://www.ubcfumetti.com/) trovi una recensione critica del secondo numero. Ciao

http://www.ubcfumetti.com/bonelli/?18596

gianluca ha detto...

Leggo con piacere (ma me ne ero già accorrto leggendo i tuoi lavori), che tendi ad eliminare le scritte inutili, che preferisci far "raccontare" ciò che accade alle vignette.
Al contrario, ricordo alcuni vecchi tex in cui si vedeva Tex a cavallo nel deserto e la didascalia diceva "Tex cavalcò nel deserto..."
Ma no? Pensavo stesse sorseggiando whisky al bar! :D

Michele Medda ha detto...

Gianluca, per quanto riguarda Tex, erano davvero altri tempi (parliamo di una serie che ha sessant'anni). L'eredità della letteratura pesava di più, e le vignette mute erano guardate con sospetto. C'era come un vago senso di colpa nel dare al lettore una vignetta che avesse "solo" disegno e non un testo. Oggi sembra incredibile, ma allora effettivamente si pensava in questo modo.