giovedì 30 luglio 2009

NON CI SERVE UN ALTRO EROE?



Rispetto alle serie “infinite” come Tex, le mini–serie hanno portato subito dei vantaggi, innanzitutto sul piano economico: l’investimento è minore, e in caso di insuccesso il danno è relativo. Dal punto di vista degli autori sembrano aprirsi nuovi orizzonti: possibilità di chiudere le storie, di utilizzare la continuity, di liberarsi dagli schemi ripetitivi imposti dalla serialità.

Tuttavia, non sono sicurissimo che abbiamo tutto da guadagnare e niente da perdere. Perché da perdere abbiamo l’Eroe.

Anticipo la domanda: ma perché, non possono esserci mini–serie con eroi? Ci sono già state, no? Per rispondere positivamente aspetto che una mini–serie con un eroe protagonista abbia tanto successo da generare un seguito. Cosa che finora non è accaduta. E comunque, lo iato tra l’uscita di due mini–serie con lo stesso protagonista rende il loro impatto ben diverso da quello delle testate che portano l’eroe in edicola ogni mese per anni e anni. Non è la stessa cosa.

Probabilmente, per renderci conto del destino che aspetta i nostri eroi basta guardare al fumetto americano. Perché le mini–serie, una novità per il fumetto popolare italiano, per il fumetto americano sono un formato ormai “classico”. Da noi sono nate in un momento in cui il fumetto si è trovato stretto all’angolo da altri media, e c’era un bisogno disperato di formule editoriale nuove.

Negli Stati Uniti le “mini” sono nate negli anni ottanta, in tutt’altre circostanze, in un periodo di spinte innovative, sia sotto il profilo del marketing sia sotto quello creativo. Un periodo che ha portato alla realizzazione di capolavori del fumetto. E che non ha portato la nascita di alcun grande eroe. Dopo che Batman era diventato un “cavaliere oscuro” non era possibile farlo tornare indietro. E dopo Watchmen era impossibile concepire un nuovo Superman o un nuovo Spider–Man. Forse John Constantine/Hellblazer è l’ultimo della fila, non tanto e non solo ideologicamente (John è per metà un dolente character chandleriano e per metà un cinico bastardo contemporaneo), quanto editorialmente: Constantine è l’ultimo eroe company owned, che appartiene a tutti e nessuno. Danza sull’orlo dell’abisso, e dopo di lui c’è solo l’abisso (popolato di creature “super”, ma nient’affatto eroiche).

A partire dagli anni ottanta, la possibilità di detenere i diritti sui propri personaggi ha spinto gli autori a dedicarsi a progetti propri (ovviamente mini–serie e graphic–novel) al di fuori delle major. Ma nessuno di questi progetti ha dato luogo alla nascita di un eroe author owned in grado di rivaleggiare con Spider–Man o Batman.

La “autorializzazione” del fumetto popolare ha portato a questa situazione, e forse era inevitabile. Dopotutto, non è una rivoluzione se non si spazza via il vecchio. E il vecchio, nella fattispecie, era l’Eroe, frutto di una sorta di patto faustiano mai dichiarato: l’immortalità (del personaggio) in cambio della mortalità degli autori, inchiodati a una produzione seriale che al massimo può aspirare alla definizione di nobile artigianato; mentre l’Arte del Fumetto è praticata, definita e celebrata in altri luoghi.

Ma nel momento in cui l’autore popolare ha spezzato le sue catene, anche il patto è stato spezzato.

E questa è la situazione che si sta profilando oggi, da noi, con le mini–serie. Dire “basta coi personaggi fissi” (come vengono definiti, con malcelato disprezzo, gli Eroi) significa dire “niente più Eroi”.

Siamo sicuri di poterne fare a meno?

PS per i più giovani: We Don't Need Another Hero, cantata da Tina Turner, è tratta dalla colonna sonora di Mad Max oltre la Sfera del Tuono (1985), terzo episodio della saga di Mad Max, diretto da George Miller e George Ogilvie.

18 commenti:

gianluca ha detto...

Direi che nei comics americani hanno conciliato le due cose: gli eroi classici vengono scritte in modo seriale, ma diverso da come lo intendiamo noi.
In Dylan Dog ogni numero è a sè stante, in Spiderman abbiamo una "run" dopo l'altra (Back in Black, poi One more day, ad esempio, seguita da Brand new Day) che vanno aldilà del singolo numero.
Quindi si hanno i vantaggi della mini (libertà creativa, possibilità di intervenire "in corso d'opera" a seconda delle reazioni del pubblico) senza gli svantaggi (perdita dell'Eroe)

Gianluca

RaSca ha detto...

Come ultimo "eroe" hai citato Constantine, ma mi sentirei di aggiungerci lo Spawn di McFarlane (e forse il Savage Dragon di Larsen).
Ok, era roba ad alto impatto visivo adatta al momento, però dopo il botto iniziale ha retto il colpo ed oggi è comunque (tra alti e bassi) una collana con un protagonista (o "eroe") che resiste (a breve il numero 200).
Tutto questo per dire che il revival anni 80 a cui stiamo assistendo indica chiaramente che non è il formato (serie regolare o miniserie) a determinare il successo di un progetto, ma le idee. Che al momento, a quanto pare, scarseggiano.

Michele Medda ha detto...

Gianluca, il punto non è la gestione degli eroi classici, ma la creazione di nuovi eroi.

RaSca,
volevo fare un piccolo inciso su Spawn, poi ho lasciato perdere. Volevo dire che né Spawn né Savage Dragon hanno acquisito lo stesso valore iconico degli eroi classici, a prescindere dal numero di copie vendute.

Ma iscriviamo pure Spawn e Savage Dragon nella lista degli Eroi, per non stare a sottilizzare. Hellblazer (la serie) nasce nel 1988, Spawn nel 1992, appena quattro anni dopo. Il problema si sposta di poco: dopo quei nomi lì c'è il vuoto.

and ha detto...

Miniserie o serie che si concludono.

Io sono già in crisi per la chiusura di Magico Vento, un anti-eroe, al quale mi ero affezionato, sentendomelo amico.

Ogni cosa può avere una fine.
Sulle miniserie, io spero che Caravan quando si chiuderà, si chiuderà. Non come per esempio Brad Barron che ritorna ogni tanto con episodi, davvero un po' patetici.

Michele Medda ha detto...

And, sei troppo severo con Brad Barron, che è dichiaratamente tutt'altra cosa rispetto a Magico Vento. In ogni modo, Caravan chiuderà col numero 12, e non avrà un seguito.

CREPASCOLO ha detto...

Hellblazer è del 1987, spin off di Swamp Thing in cui Constantine esordisce come comprimario, dal desiderio di Bissette e Totleben di disegnare lo Sting di Dune e Synchronicity II che Moore asseconda, nel contempo creando la prima figura di mago proletario, non il primo in trench, ma questo non aggiunge o toglie nulla a quanto detto dal signor Medda che condividiamo. L'eroe iconico è difficilmente replicabile nei comics. Il lettore ha scelto di non sostituire a kryptoniani, pippistrelli ed aracnidi i ''nuovi '' zombies e dragoni verdi che, comunque, qualche lutto hanno inflitto alle majors almeno sul piano delle vendite, soprattutto nello scorso decennio.
I vari Hellboy, Madman, Witchblade e Darkness - e per certi versi la iconoclasta Autorithy & la metafumettistica Planetary - hanno un seguito, ma non bivaccano con Tex.

Vernè ha detto...

Non ci serve un altro eroe !
A me personalmente, come lettore, basterebbe il ritorno in edicola di Ken Parker......
Per stare nelo spirito del post di Michele, trovo che sia veramente difficile che un nuovo eroe possa imporsi nel campo dei fumetti italiani, in tempi di crisi e di sovrassaturazione da Internet come questi.
Io vedo nella mia edicola assottigliarsi e ridursi sempre più lo scaffale dove sono riposti i "giornalini" (sono anziano e mi permetto di chiamarli ancora così....).

Vernè ha detto...

Non mi sono ricordato di congratularmi per la scelta della canzone del post...
Non tanto per Tina Turner, ma per il mitico film "Oltre la sfera del tuono" uno dei miei preferiti, goduto al momento dell'uscita nelle sale in totale trance audiovisiva.

Tizius ha detto...

Ma io credo che in fondo anche in serie "autoriali" si possano trovare degli eroi o, se preferite, antieroi del caso come il già citato Ken Parker o, ancor di più Corto Maltese.
Non credi Michele?

Michele Medda ha detto...

Tiziano, il discorso non è sulla possibilità di trovare eroi in serie "author owned". In teoria è possibile. Il discorso è che in pratica non si trovano.

RaSca ha detto...

Cavolo Michele, l'inciso su Spawn mi interessava parecchio...
Immagino non lo annoveri tra i tuoi fumetti preferiti. Tra l'altro non vorrei apparisse dalle mie parole che sia uno dei miei, beninteso, ma l'ho seguito per molto tempo.
La vagonata di roba Image che arrivò sul mercato nel '92, che come dici tu è comunque molto, molto tempo fa, tutto portò tranne che reale innovazione.
Del resto... Chi può dimenticare i "magnifici" disegni degli YoungBlood di Rob Liefield: assenza totale di sfondi, muscoli contratti allo spasmo e così via. Però lo ammetto, al tempo (ero in seconda superiore) facevano il loro effetto ed avere una copia di "Image" faceva figo ;-)
Attendo con ansia l'inciso su Spawn!

Michele Medda ha detto...

L'inciso su Spawn non era niente di particolare. Volevo dire che, a differenza degli eroi classici, non gli trovo uno spessore che consenta agli autori di andare in diverse direzioni: quella "light" del puro intrattenimento (è un personaggio cupo) e quella del rapporto dialettico - nel senso di un dare e ricevere - con tematiche contemporanee.

Quest'ultimo rapporto è tipico dei grandi eroi classici (Hulk, i Fantastici 4, L'Uomo Ragno sono "figli" delle radiazioni), della "nuova ondata" degli anni settanta (gli X-Men di Claremont con la metafora del razzismo, le nuove eroine emancipate, il discutibile Punitore), e infine - in maniera molto più esplicita - degli eroi Vertigo (Swamp Thing e Constantine).

Spawn mi sembra un personaggio poco duttile. Troppo cupo e ringhioso per essere un fumetto di intrattenimento, troppo "piatto" per consentire sviluppi "in profondità". Ma magari mi sbaglio, dopotutto l'ho letto poco. In ogni caso, non mi pare che abbia lasciato nella storia del fumetto una traccia pari a quella degli eroi Marvel e DC.

Nemo ha detto...

Sono d'accordo con Michele, non esistono più gli eroi immortali.
Certamente influisce l'impostazione del mercato, ma vorrei aggiungere una mia considerazione.
Come in tutti i campi (la musica ad esempio), creare qualcosa "all'inizio" del fenomeno, aiuta certamente a diventare fenomeni culturali.
In altre parole, se inventassero Superman oggi, non credo che avrebbe lo stesso successo di allora, anche se pieno di bellissime idee.
Il fatto che un fumetto d'origine, e di base per certi versi, attraversi generazioni toccando l'attualità ed i cambiamenti del mondo attorno a lui, porta ovviamente quel fumetto a diventare parte di quel mondo... da qui il fenomeno culturale o l'eroe immortale.

Ai giorni nostri non puoi inventare un personaggio in tuta blu e rossa che vola, perché tutti lo prenderebbero per ridicolo.
Quindi, come in tutte le forme d'arte, i precursori godono di default di una certa immortalità naturale. Hanno in dono il poter essere semplici, basici, e restare comunque impressi nella gente, cosa che oggi non può avvenire.

Ovviamente un eroe "basico" ha anche più duttilità. Uno Spawn (ad esempio) nasce più estremo, più inquadrato... e quindi non potrà mai essere così flessibile, se non tramite forzature (o colpi di genio).

Chiaro che poi non tutti i precursori hanno successo, ma qui entriamo nel campo qualitativo.

Michele Medda ha detto...

Nemo, forse allarghi un po' troppo il discorso, perché così si arriva a discutere sulle condizioni (culturali, politiche, economiche, sociali) che consentono la nascita di un'opera seminale in qualsiasi campo.

Restando nell'ambito fumettistico, non direi che il problema è la tuta, ma il problema è proprio individuare un Eroe che incarni il Bene (e non tanto un Bene astratto, quanto quello della collettività).

Se guardo la narrativa di genere, e in particolare quella televisiva, si è arrivati a un tipo ben diverso di Eroe che Eroe non è più, al limite è un Protagonista (penso al Vic Mackey di The Shield, che riduce l'universo alla stanzetta del suo Strike Team, o ai chirurghi di Nip/Tuck).

Oppure, in generale, si è arrivati a un discorso sulla impossibilità di definire un Bene. Discorso in qualche caso molto ben articolato (Law & Order in tutte le sue declinazioni, ma anche The Practice), altre volte nichilista e banalmente compiaciuto (Sons of Anarchy, ma ci metterei anche il tanto celebrato I Soprano).

Sia come sia, io non sono affatto entusiasta di tutto questo. Continuo a pensare che perdendo l'Eroe si perde un valore che non è solo letterario (o televisivo, o cinematografico). E che la mancanza dell'individuazione di un Bene ci rende incapaci anche di individuare un Male. Ma ora sono io che sto allargando il discorso, quindi mi fermo qui.

Nemo ha detto...

E' molto difficile non allargare il discorso...

Premetto che il mio intervento precedente era solo una riflessione.
E premetto anche che il discorso sulla tuta rossa e blu era solo una battuta... :)
Volevo far intendere l'essere seminale... ;)

Tornando a noi devo però riallacciarmi alla mia riflessione.

E' chiaro che man mano che passano gli anni, non si può più inventare un Eroe che assomigli a quelli già esistenti. Si deve cambiare l'approccio, si deve innovare.

Forse anche il mondo e le gente sono cambiati. Il male nel mondo è cambiato, è mutato nella forma... si è evoluto... e quindi le analisi sul Bene e sul Male sono anch'esse andate avanti, diventando spesso più sottili e più "interiori" (passami il termine).
Da qui anche la nascita di molti antieroi. Nathan Never ne è un esempio (molto eroe direi, e poco "anti"). Ma il confine fra bene e male è spesso molto sottile.
Vic di The Shield, che tu stesso citi, è assolutamente un antieroe, e forse anche oltre.

Credo che se prima avevamo un fumetto (o altre opere) che ci mostrava il Bene assoluto ed il Male assoluto, le opere attuali vanno oltre... analizzando i confini fra i due aspetti, le motivazioni, e soprattutto le conseguenze...

Tutto questo non dico assolutamente che sia un bene. La mancanza degli Eroi assoluti è indubbiamente una preoccupante tendenza.
Ma forse si può fare il procedimento inverso... si può individuare il Male, per capire il Bene... oppure si può mettere a fuoco la linea di confine, spesso non molto chiara, per analizzarla e metabolizzarla..
Quando è giusto varcarla?? Ed è giusto?? Quali conseguenze si possono pagare??
Chiaramente il ragionamento è più complicato... ed il messaggio fa molta più fatica ad arrivare alle generazioni...

Ci sarà sempre bisogno di un Eroe (e anche stavolta la E maiuscola non è un caso...)

Anonimo ha detto...

"Non ci serve un altro eroe?"
Quelli di carta non bastano mai ovviamente!
Quelli che servono sono forse altri autori, o sarebbe meglio dire lo spazio per altri autori?
Si è parlato della chiusura di John Doe, la serie di punta del suo editore ... e perchè non parliamo di altre serie tipo Magico Vento?
Per carità non sono nessuno per criticare il bravissimo Gianfranco Manfredi però secondo me, al di là di tutte le scuse che si stanno accampando, ritengo che monopolizzare un personaggio dei fumetti relegandone il destino in forma pressocchè esclusiva nelle mani del suo autore non sia poi tanto logico.
Io sono un nostalgico ed un sognatore; per me i personaggi dei fumetti non dovrebbero morire mai ... non vi dico come ci sono rimasto male per la morte di Capitan America!
Oddio nell'epoca della globalizzazione bisogna tenere il passo coi tempi, aggiornarsi, etc. etc. etc.
Ma dove sta scritto che anche i sogni debbano soccombere?
Passi a denti stretti, anzi digrignanti, per ragioni di scarso ritorno economico, ma se adesso cominciamo pure con i motivi di egemonia del suo autore (e che succede se - corna facenti - questo passa al mondo dei più; si chiude la testata?).
Mi ricordo l'epoca in cui il vecchio Zagor passò nelle mani di Marcello Toninelli.
Quella fu una nuova primavera per il personaggio che però stava seguendo una strada che non era proprio in sintonia con l'Editore e che il suddetto autore stava egemonizzando (se non ricordo male si parlava tra le voci di corridoio addirittura della morte del buon Cico e di un conseguente incattivimento dello stesso Zagor)
Beh, all'epoca il bravissimo Toninelli è stato un precursore di un evento che nel mondo dei fumetti, più all'estero che da noi, è diventato una costante.
Ciò non toglie che discorsi come la chiusura di Magico Vento non mi vanno proprio giù, forse perchè non sono il tipo che ragiona secondo "due pesi e due misure".
Un saluto
Cecco

Michele Medda ha detto...

Cecco, non conosco i dati di vendita di Magico Vento, ma credo che se all'editore fosse convenuto tenerla aperta non sarebbe stata programmata la chiusura.

In ogni caso ci sarebbe stata una difficoltà pratica non da poco: quella di trovare sceneggiatori all'altezza, e per di più disposti a cimentarsi con il genere western. E non ne vedo in giro. Non a caso, a parte Renato Queirolo (curatore della serie), gli unici "staff writers" per Magico Vento sono stati Tito Faraci e Antonio Segura (classe 1947 - non proprio un giovanotto!).

Anonimo ha detto...

Beh, per quanto riguarda Magico Vento - parole di redazione - "la serie è in attivo e non arranca" - parole dell'autore - "si stanno esaurendo tutti gli argomenti o si rischia di entrare nella narrazione di periodi storici tristi".
E sarei anche daccordo se MV fosse stato un fumetto storico; certo il riferimento a fatti e persone realmente esistite c'è (ed è una delle cose più riuscite della serie) tuttavia il personaggio resta sempre di fantasia; quindi di margini per andare avanti ce ne sono ... Tex & co. che dovrebbero fare allora? Farsi clonare?
Per quanto riguarda il discorso autori hai sicuramente ragione per le vecchie leve (ma a nessuno è venuto in mente di proportelo? le tue sceneggiatuire di Tex non hanno nulla da invidiare ...) ma come si fa a dire che di autori non ve ne sono se nessuno si fa le ossa ... ovviamente non bisogna nemmeno far sì che persone inadatte "le rompano" le ossa al fumetto stesso!
Un saluto
Cecco