Prossimamente cercherò di spiegare come vengono “pensate” le copertine di Caravan.
Prima, però, vorrei spiegarvi quali sono i criteri delle serie “tradizionali” bonelliane; criteri che possono essere riassunti in poche semplici regole:
1) l’eroe deve essere sempre presente nella copertina ed essere riconoscibile;
2) si deve mostrare sempre una situazione di conflitto, di pericolo, o quantomeno di tensione, presente nella storia;
3) l’inquadratura non deve mai essere statica. Evitare per quanto possibile, quindi, il “frontale piatto” e la visione laterale;
4) qualora l’inquadratura fosse statica, si ricorre alla presenza di un’arma per suggerire la situazione di tensione di cui al punto 2;
5) la scena in copertina non deve riprodurre fedelmente una scena presente nell’albo, ma può modificarla anche molto liberamente per evidenziarne gli aspetti drammatici. Ove ciò non fosse possibile, si deve inventare una scena ad hoc. Ad esempio inserendo l’eroe in una scena d’azione che in realtà, dentro la storia, non vede la sua partecipazione.
Naturalmente in copertina non c’è solo un’immagine. C’è anche il titolo della storia. Teoricamente, l’impatto della copertina dovrebbe scaturire anche dal rapporto tra titolo e immagine.
Applicando le regole su elencate, il rapporto fra l’immagine e il titolo della storia oscilla fra due poli opposti.
Al primo troviamo il caso in cui il titolo è esplicativo di per sé. L’immagine funge da illustrazione immediata del titolo, e viceversa: il titolo è leggibile come semplice didascalia dell’immagine. Presi a sé, però, sia il titolo che l’immagine sono autonomi, e ci danno un’informazione precisa sulla storia.
Alcuni esempi qua sotto (potete cliccare sulle cover per vederle ingrandite).
Notate come il meccanismo logico alla base della cover sia lo stesso, ma come possa essere applicato con sfumature diverse.
In Nick Raider c’è un contesto drammatico evocato nella maniera più diretta possibile, cioè con la visualizzazione dello scontro fisico, quello presente tra il criminale e la vittima, e quello imminente tra eroe e criminale.
In Dampyr la situazione è leggermente più sfumata rispetto a quella vista su Nick Raider, data la distanza dell’eroe dal licantropo. Suggerisce più una minaccia che l’imminenza dello scontro.
In Mister No non si visualizza lo scontro diretto tra l’eroe e il cangaceiro del titolo, ma se ne dà una visualizzazione simbolica, con Mister No che impugna il fucile e il volto del cangaceiro che incombe su di lui come uno spettro. Una scelta abile per sottolineare la dimensione quasi mitica del bandito.
Quando c’è lo scontro diretto fra l’eroe e un particolare antagonista, così forte da imprimere il suo marchio alla storia, scegliere un’immagine per la copertina non è difficile.
In altri casi, però, i titoli sono generici (o al contrario troppo specifici) e non possono essere “raccontati” con l’illustrazione. Impossibile, quindi, instaurare un rapporto “forte” tra titolo e immagine. In casi simili il titolo preso a sé è del tutto insignificante per il lettore, e ci si affida esclusivamente all’immagine per comunicare al lettore la tensione insita nella storia.
Ho scelto una mia storia per Dylan Dog che ha un titolo molto particolare; si riferisce non a una situazione drammatica, ma a un concetto (un risvolto inaspettato, la “terza faccia della medaglia”, in una vicenda che sembrava presentare solo due soluzioni). La copertina in questo caso non può “visualizzare” il titolo. È stata quindi scelta un’immagine che non “racconta”, ma che trasmette una sensazione, anticipando all’insaputa del lettore il drammatico finale della storia: ed è mostrata la malinconia dell’eroe messo di fronte alle conseguenze della sua scoperta.
In Zagor il titolo Tenebre è assolutamente vago. Il copertinista ha quindi ampia libertà, ed estrapola dalla storia un momento particolarmente drammatico, con Zagor prigioniero degli indiani (non avendo letto la storia, non so dirvi se nell’albo quella scena si svolga esattamente in quel modo). In questo caso, titolo e immagine sono necessariamente “scollati”.
Anche in Tex il titolo è piuttosto vago, e “racconta” solo l’ambientazione (generica) della vicenda, la sierra. La cover mostra Tex che si accinge a fare fuoco contro dei bandidos messicani. Una scena, in realtà, buona per tutte le occasioni. Anche qui, come per la cover di Zagor, possiamo dire che titolo e immagine viaggiano paralleli.
Attenersi strettamente alle “regole d’oro” è rischioso (non solo per la Sergio Bonelli Editore). E a volte significa fatalmente ripetere sempre le stesse tre–quattro situazioni canoniche, come mostra uno spassoso thread sul forum di Nathan Never. Ma è anche vero che ogni regola ammette le sue eccezioni. Come quelle che vedete qui sotto.
Una copertina dove l’eroe non è immediatamente riconoscibile, una dove non c’è una situazione di pericolo, e infine una che di avventuroso non mostra proprio niente.
Anche questo è Bonelli. E lo è anche Caravan. Che ignora (chiaramente per motivi precisi, non certo per capriccio) tutte le regole di cui abbiamo parlato.
13 commenti:
Votato! (sia per te che per Davide) ;-)
Ciao Michele,
Innanzitutto grazie per la citazione del Nathan Never Forum. Ci fa veramente piacere sapere che ci leggi! ;)
Non mancheremo di ricambiare, linkando questo post proprio nel topic delle copertine da te segnalato! :)
Tornando a noi, trovo interessante questa tua spiegazione.
Devo dire che non amo le inquadrature frontali o piatte, ma ultimamente ne vedo un po' troppe.
Invece sono curioso di capire il significato della tua ultima frase, ovvero "i motivi precisi" per cui Caravan ignora dette regole.
Scelta redazionale (rinfrescare un po' l'immagine Bonelli) o qualcosa che ha a che fare con la trama stessa (differente impostazione narrativa = differente copertina)???
Nel primo caso, è un episodio limitato al solo Caravan, o la Bonelli sta rinnovando (passami il termine) veramente l'immagine, intesa come impatto commerciale???
Tu credi che l'immagine di un prodotto vada rinnovata ogni tanto??? Come direttore commerciale/marketing so che l'immagine (primo motivo di vendita) si rinnova proprio quando tutto funziona...
Scusa le troppe domande, grazie ancora e complimenti.
Ringrazio Raffaele e rispondo a Nemo.
Nel prossimo post spiegherò in cosa consiste la diversità di Caravan, ma detto in una riga si tratta semplicemente di adeguare le copertine alla differenza dell'impianto narrativo.
Riguardo al "rinnovare l'immagine di un prodotto" è una cosa che esula dalle mie competenze. Da autore, credo che la strategia migliore sia non barare col lettore, e presentare il proprio "prodotto" nella maniera più onesta possibile. Suppongo che nel marketing sia normale vendere non il prodotto, ma *l'idea*, il "feeling" di un prodotto. (Es: compro un certo oggetto tecnologico col marchio della mela perché è figo, non perché ne ho bisogno).
Dubito che questo possa accadere con un fumetto, e soprattutto con un fumetto seriale, in cui la fiducia che si accorda all'autore non è mai scontata, e deve rinnovarsi mese dopo mese. Forse ti può capitare una volta, di comprare un fumetto perché la copertina ti attrae. Forse ti può capitare due volte. Ma non di più, se quel fumetto è scadente.
"Dubito che questo possa accadere con un fumetto, e soprattutto con un fumetto seriale, in cui la fiducia che si accorda all'autore non è mai scontata, e deve rinnovarsi mese dopo mese. Forse ti può capitare una volta, di comprare un fumetto perché la copertina ti attrae. Forse ti può capitare due volte. Ma non di più, se quel fumetto è scadente."
Grazie delle risposte.
Riguardo la frase che ho estrapolato sopra, il discorso va visto in modo opposto secondo me, ovvero quando un fumetto NON è scadente, ma funziona!
L'anima della pubblicità è attrarre le persone, non fidelizzarle... infatti anche il prodotto con la mela alla fine deve funzionare, altrimenti non lo comprerebbe più nessuno, nemmeno con un albero di mele disegnato sopra! :D
Il punto è cercare di attrarre chi ancora non conosce il prodotto.
Esempio di rinnovamento: Mettiamo che Caravan esista da 50 anni, ed abbia uno zoccolo duro di lettori. Immaginiamoli attratti inizialmente dalle copertine. Ormai conoscono il prodotto, lo amano, e non lo lascerebbero nemmeno se la copertina fosse tutta bianca.
Un cambio di stile quindi potrebbe attrarre altri lettori, magari occasionali, che passando in edicola "mmm, bello questo, quasi quasi lo leggo!".
Successivamente potrebbero diventare degli affezionati grazie ai contenuti, incrementando così le vendite.
Quindi attrarre è compito dell'immagine, fidelizzare dei contenuti.
Ecco perché quando le vendite vanno bene, si agisce sull'immagine. ;)
Spero di essermi capito. :)
P.S. - sarebbe bellissimo se ci regalassi qualche tuo commento sul Nathan Never forum... ogni tanto... quando hai 2 minuti che ti avanzano... :P
Nemo, ho capito, il discorso ha una sua logica, ma è improponibile alla SBE, per una serie di motivi che richiederebbero non un post, ma un blog a parte. Comunque parlerò anche di queste cose nel post sulla "filosofia" delle copertine di Caravan.
Vorrei anch'io ringraziarti per aver citato e linkato il forum di Nathan Never, oltre naturalmente per essere uno dei "padri" del nostro "eroe" preferito.
In compenso (... che brutto termine!) ti ho votato nel referendum da te ricordato. "Caravan", come un romanzo di Steinbeck, mi affascina e mi "fa stare bene" con la lettura. Ne sono attratto e coinvolto e rapito. Finito un numero mi domando perchè non ci sia già a disposizione il successivo...Il minimo che potevo fare era votarti assieme al giovane Donati!
Aspetto con interesse il tuo prossimo thread sulle copertine di Caravan. Mi piace comunque sottolinearne qui il senso di "summa" riferentesi alla storia che viene raccontata nel numero in questione. Ossia la rappresentazione in un'immagine sola di avvenimenti, stati d'animo,situazioni, che raggiungono la completa simbiosi col lettore dopo che lo stesso ha completato la visione del fumetto. Non quindi come mero strumento di attrazione, specchietto per le allodole da esporre in edicola, ma mirabile "fotografia" di una storia raccontata, assimilata, goduta, entrata nel circolo della memoria e "rappresentata" appunto da quella immagine che al solo vederla richiamerà nel lettore il "senso" della storia.
Grazie , Michele.
P.S. Certamente , se facessi anche una sola apparizione nel nostro forum (ad esempio nel giochino che ha determinato in Michele Medda il miglior sceneggiatore e soggettista di Nathan Never....)diventeresti il "Mito" per tutti noi.
Ehm... Dove sarebbe la "situazione di pericolo" nella copertina de "Il sogno della farfalla"?
Per Gas : rispondo io per Medda, dopo averti già "ripreso" nel forum di Nathan.
Hai sbagliato a leggere.....
è "una situazione di non pericolo"...
personalmente io compro un fumetto per la storia e non per la copertina, anzi devo dire che è la cosa che noto di meno (massimo rispetto per il disegnatore comunque).
in proposito devo dire che se proprio devo guardare queste cose tengo molto di più al fatto che in un uscita seriale il bordo dell'albo rimanga sempre u
guale evitando effetto arlecchino.
Luca
Luca, sei un altro adepto di una setta che ha centinaia di seguaci, di cui ignoravo l'esistenza fino a poco tempo fa: gli Adoratori della Costola!
So di lettori ricoverati alla neuro perché il taglio tipografico di un albo era stato leggermente sfasato, e il numerino sulla costola risultava un millimetro più in alto del solito.
Ripensandoci, se tutti i lettori si convertissero al Culto della Costola vivremmo più tranquilli: metteremmo copertine bianche solo con titolo e prezzo :-)
Scherzi a parte, detesto anch'io l' "effetto arlecchino", e ho chiesto appositamente che la costola di Caravan avesse sempre lo stesso colore.
forse più che copertine bianche consiglierei copertine dello stesso colore della costola.:-) a parte gli scherzi non smaterio se gli albi sono multicolori, solo che così, secondo me, la visione d'insieme è migliore.
a questo proposito da cosa dipende la decisione di fare una costola uguale per tutti gli albi o cambiarla sempre di colore? è una questione di costi ?
Luca
Luca: no, non è una questione di costi. Nei limiti del possibile si cerca di differenziare la serie dalle serie precedenti, in modo da non avere in fila nello scaffale decine di albi tutti uguali.
Una variante nel costo di stampa è invece rappresentata dalla "lucidatura" della copertina, più costosa rispetto alla versione opaca. Per intenderci: Caravan ha la copertina lucida, Volto Nascosto opaca.
Grazie. per inciso ho sempre apprezzato molto la "confezione" di Nathan Never.
P.s. Caravan lo metto in fila dopo Volto Nascosto che a sua volta segue Napoleone preceduto da dylan Dog.
p.p.s. Nathan ha il suo spazio a parte....
Luca
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